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Albedo Newsletter - N°1

 

Ciao, questo è il primo numero di Albedo, e io sono Sebastiano Santoro, scrittore di Duegradi. L’albedo è la capacità di un corpo di riflettere i raggi solari. I cambiamenti climatici stanno provocando, tra le altre cose, lo scioglimento dei ghiacciai; e la scomparsa di queste estese superfici chiare sta alterando l’albedo terrestre. L’obiettivo di questa newsletter è creare uno spazio condiviso in cui idee e informazioni sui cambiamenti climatici possano sedimentare e, allo stesso tempo, riflettersi e diffondersi un po’ ovunque, come i raggi solari quando colpiscono il nostro pianeta appunto.   Uno spazio utile perché quella che stiamo vivendo è un’epoca di cambiamenti, non solo climatici. Albedo cercherà di raccontarli, in tutte le forme possibili, dalla fiction alla non-fiction. E lo farà in cinque parti.

  • La prima è una sorta di editoriale;

  • la seconda è un consiglio di lettura;

  • nella terza, insieme alla redazione di Duegradi, cercheremo di rispondere ai dubbi e alle tue perplessità (scrivi qualsiasi cosa che ti salta in mente a redazione@duegradi.eu);

  • la quarta contiene link per offerte di lavoro e corsi di formazione, perché anche il mondo del lavoro sta cambiando;

  • l’ultima, la quinta parte, è un tentativo di misurare in cifre i cambiamenti che stiamo vivendo. Ma mi sono dilungato già troppo, è tempo di partire.

L'estate di San Martino

Per il primo numero di Albedo voglio allontanarmi dagli avvenimenti climatici che generano molta attenzione mediatica, e partire invece da un luogo molto più comune, anonimo, che di interesse pubblico forse non ne ha proprio: l’ascensore del mio palazzo. Da una conversazione determinata: tra me e un mio vicino di casa. Da un giorno preciso: il 30 ottobre del 2022.  

Fuori c’è il sole. Da un mese è uscito Siccità, il nuovo film di Paolo Virzì. Il Tevere non è in secca come nella pellicola, ma a Roma ci sono quasi 30 gradi. Ed è quasi novembre. Molti girano a maniche corte. Su internet circolano foto di persone che sono al mare a prendere il sole. Dal calore, sembra di essere in estate.  

Per qualche strano motivo, legato forse al fatto di dover condividere un spazio ristretto con una persona sconosciuta, quando si è in ascensore l’argomento più gettonato è spesso il meteo. Che caldo fa oggi, da quanto tempo piove, da quanto tempo non piove. Sono questi i discorsi ricorrenti quando si condivide la cabina di un ascensore con un semisconosciuto. Rispettando in pieno la regola, il mio vicino - un uomo sulla cinquantina - introduce l’argomento. Di risposta, commento che le temperature attuali sono eccezionali per la capitale. Non finisco nemmeno la frase, che lui controbatte così: “Beh, in realtà siamo nell’estate di San Martino, sono normali queste temperature così piacevoli a ottobre”. Io lo osservo, annuisco, e senza dire tante parole lo saluto.  

Ci penso su, e appena rientro in casa realizzo che avrei potuto rispondergli, come ha scritto (Si apre in una nuova finestra) il meteorologo e climatologo del CNR Giulio Betti, che le temperature registrate quest’anno a ottobre lo hanno reso uno degli ottobre più caldi degli ultimi 200 anni in Italia e in Europa; che questo mese ha seguito un'estate (quella vera) che è la seconda più calda dopo quella del 2003; che l’anno in corso, il 2022, sarà molto probabilmente l’anno più caldo in Italia dal 1800; che questa presunta estate di San Martino segue la più estesa fusione glaciale sulle Alpi mai osservata in una singola stagione, e una delle peggiori siccità riscontrate al Nord Italia.  

C’è una frase che mi è sempre piaciuta, credo sia di Faulkner, non ne sono sicurissimo, ma dice così: “il polline delle idee galleggia nell’aria e fertilizza le menti in luoghi diversi”. Mi è sempre piaciuta perché dà la sensazione che le idee, e i cambiamenti che esse portano, quando devono succedere sono in qualche modo inarrestabili. Altre volte, però, la diffusione delle idee può essere qualcosa di premeditato. Il giorno prima della conversazione col mio vicino, un deputato della Repubblica del partito della Lega ha pubblicato un tweet (Si apre in una nuova finestra).

https://twitter.com/AlbertoBagnai/status/1586231657337851910?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1586231657337851910%7Ctwgr%5E9eadae2ad522e2e5c00f1de8673908a0939a92a8%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fpublish.twitter.com%2F%3Fquery%3Dhttps3A2F2Ftwitter.com2FAlbertoBagnai2Fstatus2F1586231657337851910widget%3DTweet (Si apre in una nuova finestra)

Adesso non so se il mio vicino l’abbia letto, non so nemmeno se abbia Twitter. So però che dichiarazioni come queste generano delle conseguenze. Ed è abbastanza grave che un deputato della Repubblica posti un’opinione personale così fuori contesto. Peraltro non è la prima volta, il deputato Bagnai non è nuovo a uscite come questa (in passato (Si apre in una nuova finestra) ha scritto che Greta Thunberg è “un personaggio strumentalizzato da evidenti interessi economici”).

L’universo del negazionismo climatico è variegato. Offre spazio a una molteplicità di sfumature. In Italia, probabilmente, il fenomeno è più diffuso (Si apre in una nuova finestra) che all’estero. Tesi negazioniste arrivano tranquillamente in prima serata (Si apre in una nuova finestra); e non fa grande scalpore che un importante giornale nazionale pubblichi un articolo che critica (Si apre in una nuova finestra) le cause antropogeniche dei cambiamenti climatici: un fatto che mette d’accordo più del 99% (Si apre in una nuova finestra) della comunità scientifica.

Ma non è solo negazionismo. I cambiamenti climatici sono qualcosa di spinoso, perché spesso la nostra identità si sovrascrive (Si apre in una nuova finestra) ai fatti, li deforma, li sgancia dal contesto in cui si inseriscono, il quale è essenziale per comprenderli. Di norma ce li figuriamo come una questione politica, sociale ed economica. Ovviamente i cambiamenti climatici hanno anche risvolti che riguardano l’informazione e la divulgazione scientifica. 

Da quando, nel 2018, è nato il web magazine Duegradi, la sensibilità pubblica sulla causa climatica è aumentata. Un ruolo importante l’ha avuto l’onda d’urto delle manifestazioni e degli scioperi globali dei Friday For Future. Ma negli ultimi anni è migliorata anche la copertura giornalistica. Certo, c’è ancora molto da fare. Secondo l’ultimo rapporto (Si apre in una nuova finestra) di Greenpeace, sui principali media italiani “la crisi climatica continua a trovare poco spazio”, e “viene raccontata come se non avesse responsabili, a riprova dell’enorme influenza esercitata dall’industria dei combustibili fossili sul mondo dell’informazione”.

Ma anche pensare che i cambiamenti climatici abbiano a che fare solo con interessi economici, o più in generale con equilibri di potere, potrebbe essere un errore. In ballo c’è molto di più. C’è da ripensare i nostri comportamenti quotidiani; c’è da decostruire i significati di parole che abbiamo usato fino a ora senza prestare molta attenzione; c’è da cambiare lente per vedere e giudicare le cose che ci succedono, e che sono successe in passato; c’è da capire il posto che occupiamo - noi esseri umani - all’interno dell’ecosistema che abitiamo. E poi ci sono da cambiare le storie in cui siamo immersi, in quanto, come ha scritto il docente universitario Jonathan Gottschall, “nessun altro animale dipende dalla narrazione quanto l’essere umano” (siamo l’unico animale che legge libri e che crede nelle religioni).

In poche parole, c’è da fare un grande, grandissimo cambiamento culturale. Qualcuno direbbe una metamorfosi. 

Albedo è una newsletter che vuole cercare di contribuire a questa metamorfosi, magari renderla più chiara ai suoi lettori, offrire qualche idea o qualche riflessione in più, alimentare un dibattito. E per farlo userà tutti i linguaggi possibili, tutte le forme di scrittura a disposizione. Dall’approfondimento, all’articolo, passando per il pamphlet, la narrativa e perfino la poesia e la finzione.  

E sarà importante, ovviamente, anche il tuo contributo.

Rispondiamo alle vostre domande

Se hai dei dubbi, delle domande, o se vorresti capirne di più su determinati argomenti, scrivimi a redazione@duegradi.eu

Nella newsletter successiva la redazione di Duegradi cercherà di rispondere ad alcuni quesiti. Se invece hai voglia di raccontare un’idea utile a questa newsletter, se vuoi parlare di una tua esperienza personale, o di come hai iniziato ad avere a cuore l’ambiente, di un articolo che ti ha colpito o di un libro che ti ha cambiato la vita, insomma se vuoi scrivermi qualcosa, scrivimi sempre allo stesso indirizzo.

Noi ci sentiamo tra un mese, riposati, recupera un po’ di energie, e passa delle buone feste. Nel frattempo magari raccontami dei buoni propositi per il 2023. Mi aspetto un tuo messaggio, mi raccomando.

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