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Il patto col diavolo pt. II

Continuiamo a parlare ancora del Diavolo. Perchè ci soffermiamo cosi tanto su questo aspetto culturale legato alla storia del rock? Perchè, come abbiamo detto più volte anche nelle lezioni precedenti, volente o nolente Satana è stato tirato in ballo con richiami più o meno espliciti da chi il rock lo faceva. Ma anche, e soprattutto, da chi il rock lo ascoltava e ci voleva vedere del male.
Il Rock come controcultura nasce e si sviluppa come elemento di ribellione dello status quo e quindi non poteva che destare sospetti (iniziali) e vere e proprie censure andando avanti.

Dopo Robert Johnson e il famoso patto col diavolo, la connessione tra queste due materie negli anni '40 e '50 va scemando per poi tornare prepotentemente in auge negli anni '60. Sono gli anni dei Beach Boys, dei Rolling Stones e dei Beatles. Sì, perchè non penserete che i deliziosi FabFour dalla faccia d'angelo e dai completini in giacca e cravatta fossero esenti dalle fascinazioni esoteriche, vero?

I primi segnali di un ritorno della fascinazione per questo mondo arriva con i Rolling Stones, che dal blues prendono diretta ispirazione. Non è un caso che il loro secondo lavoro in studio si chiami In their Satanic Majestic Request o che uno dei loro maggiori successi del tempo fosse Sympathy for the Devil, per non parlare delle atmosfere cupe e rituali di Paint it black.
Nello specifico, Sympathy (e ne abbiamo già parlato) è una samba rock nella quale il Diavolo parla come in prima persona, come un gentlemen, e chiede compresione per quello che è successo nella storia e viene a lui attribuito, anche se la colpa di tutto è l'uomo. Questa canzone nasce come una ballad ispirata a Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov: Jagger aveva da poco letto il romanzo, che lo aveva portato a scrivere una canzone vicina al nuovo stile visionario di Bob Dylan, è diventata un classico assoluto e imprenscindibile del repertorio dei Rolling Stones. Nonostante non sia un inno al Diavolo come si pensa, a causa sua gli Stones hanno finito per essere ingabbiati nel mito di band adoratrice di Satana, anche se all'inizio ci hanno giocato dato il bisogno di differenziarsi a livello di immagine da quei bravi ragazzi dei Beatles.

L’occultismo non è mai stato motivo d’interesse per gli Stones, che preferivano altri svaghi e amavano provocare con le loro canzoni. Sympathy For The Devil vuole solo essere un’analisi del lato oscuro umano, così facilmente disposto a lasciarsi fagocitare dalla banalità del male e a compiere nefandezze.

Pleased to meet you
Hope you guess my name
But what’s puzzling you
Is the nature of my game

Rolling Stones - Sympathy for the Devil (Öffnet in neuem Fenster)

Rolling Stones - Paint it Black (Öffnet in neuem Fenster)

Per i Beatles invece il discorso è leggermente meno evidente. Su quella che è probabilmente la copertina più famosa degli ultimi cinquanta anni di musica pop, Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, si vede chiaramente sbucare fra il collage di facce scelte dalla band per popolare il loro album magico quella dell' occultista Aleister Crowley, padre del satanismo moderno e ispiratore della maggior parte dei gruppi esoterici contemporanei La legenda esplicativa acclusa nell' album, lo definisce "dabbler in sex, drugs and magic" (che è quasi una definizione del rock).
E’ l’occultista inglese Aleister Crowley,

Il mago moderno più famoso di sempre  ha sempre avuto uno straordinario, ancorché aberrante, carisma che ne ha fatto un personaggio al tempo stesso attraente e respingente, se non addirittura repellente, ma comunque dotato di un fascino innegabile, di un losco potere seduttivo. Più che satanista era ateo, ma aveva teorizzato una legge che si può riassumere con "fai ciò che vuoi".  La storia di Crowley è molto articolata e devo per forza riassumente molto, ma è interessante sapere che soggiornò a Cefalù nei primi anni Venti del secolo scorso e vi fondò la cosiddetta Abbazia di Thélema.  Avere scelto una regione cosi bigotta, all'epoca, come la Sicilia non lo aiutò: si era diffusa la fama di empio sacerdote di riti magici cruenti che prevedevano perfino il sacrificio di bambini e venne espulso dalle autorità fasciste nel 1924, nonostante avesse espresso una vaga simpatia per il regime.

Decidemmo di lasciare un piccolo messaggio segreto alla fine del disco. Così siamo andati in studio e abbiamo registrato il groove. Dura solo un secondo, ma c’è voluta una serata intera per farlo giusto. Non potevamo fare in altro modo. SAREMO TUTTI DEI MAGICI SUPERUOMINI. E’ chiaro, siete dei sordi, se non lo capite. “We’ll all be magick supermen”, ecco cosa dice!”

Chiaramente ispirati alle teorie di Crowley. I Beatles erano legati a Crowley anche attraverso Timothy Leary, il maggior propugnatore dell’ LSD, psicologo di Harvard e amico di John Lennon. Egli si definiva un “ammiratore di Crowley” e riteneva di starne “portando avanti” il lavoro. La canzone “Come together” è dedicata proprio a Leary.

Un altro artista è rimasto affascinato dalla figura di Crowley. Sto parlando di David Bowie, che, a differenza di altri rockers che  hanno reso questa fonte di ispirazione intellettuale fin troppo evidente e ostentata, Bowie ha preferito piuttosto nasconderla e sminuirla, limitandone l’espressione a sobri accenni in canzoni e interviste. Questo non significa affatto – come egli preferirebbe forse far apparire - che la tradizione magica ed esoterica sia meno importante per lui, anzi: tutta la sua carriera artistica può essere interpretata come una sorta di vero e proprio mito gnostico.
Bowie ha sempre preferito smentire o deprezzare i propri interessi magici; ma le recenti biografie di Angie Bowie (la prima moglie), di Marianne Faithfull (una delle numerose compagne di Mick Jagger, leader dei Rolling Stones e suo grande amico) e di Amanda Lear (per un certo tempo girlfriend del cantante), hanno sufficientemente provato la non superficialità del suo interesse per l’argomento.

David Bowie - The Man Who Sold The World (Öffnet in neuem Fenster)

David Bowie - Quicksand (Öffnet in neuem Fenster)

Nel 1993 Bowie ammise finalmente che l’atmosfera che circondava i crimini di Manson e il groviglio inestricabile di relazioni occulte ad essi collegate, gli aveva ispirato una forte ossessione per la magia nera.

Ma chi era Manson? Lo conoscete tutti. Si tratta di Charles Manson, fondamentalmente  un poveraccio come tanti che però grazie a un innato carisma riuscì intercettare la ribellione e la controcultura hippie, il fascino per l’esoterico, la musica, l’uso di droghe e a rendere il tutto un cocktail letale che lo ha reso una figura immortale nell’immaginario pop.
In agosto del 1969 la Manson Family, un accrocchio di sfigati idolatri di Manson, entrarono in una abitazione di Cielo Drive, a Los Angeles, e uccisero 5 persone tra cui Sharon Tate, allora compagna e incinta del regista Roman Polanski.  Sul luogo del delitto, la frase (scritta male) Helter Skelter fu trovata scritta con il sangue delle vittime sul frigorifero di casa.

Helter Skelter era stata scritta da Paul McCartney,  contenuta nel White Album (1968) e voleva essere la risposta dei Beatles agli Who per la traccia più rumorosa mai registrata. Manson prese  il White Album come ispirazione, dando interpretazioni proprie della canzoni e parlava del quartetto di Liverpool come dei '4 dell'apocalisse'. In pratica Manson trovò in questo album un messaggio segreto riguardante una guerra razziale che avrebbe portato i bianchi, razzisti e non razzisti, ad uccidersi tra di loro e a portare alla supremazia le persone di colore che, però, sarebbero state incapaci di governare e, quando Manson e la Family sarebbero emersi da una città nascosta nel sottosuolo come gli unici bianchi, avrebbero preso nuovamente il controllo. Questa serie di episodi veniva chiamato da Manson proprio Helter Skelter e, secondo lui, i versi della canzone dei Beatles descrivevano il momento in cui lui e la Family sarebbero emersi  per governare il mondo.

L'idea di Manson era quella di uccidere cittadini bianchi molto in vista per poi incolpare persone di colore e istigare uno scontro razziale.

Proprio per questo, il 19 gennaio del 1971, Helter Skelter fu suonata in tribunale durante il processo a Manson e alla sua Family; e addirittura i legali di Manson cercarono di coinvolgere John Lennon chiamandolo a testimoniare in tribunale ma l'artista disse di non aver nemmeno scritto il brano e che non sarebbe stato utile. Nella sua ultima intervista parlerà di Manson come di una versione 'estrema' del classico ascoltatore che vuole cercare messaggi inventati all'interno delle canzoni dei Beatles.

The Beatles - Helter Skelter (Öffnet in neuem Fenster)
The Beatles - White Album (full) (Öffnet in neuem Fenster)

Buona Lettura e Buon Ascolto

Elisa Morini

@la.spettinata

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