Newsletter #6 - Di confini, unioni e divisioni
Mai come in questi mesi ci siamo resi conto della fragilità dei confini, serrati o permeabili che siano, ma condivisi. Le aree di cui ci occupiamo hanno visto i confini spostarsi nei secoli, unendo e dividendo popolazioni e storie.
In questo numero della newsletter abbiamo scelto di parlarvi proprio dei confini come luogo di incontro e come luogo di limite, di quelle frontiere come “spazio di confine e confine come spazio” (per citare il sociologo Piero Zanini).
Buona lettura!
Se i confini sono normalmente luoghi di divisione, ma anche di incontro e di mescolanze, la frontiera tra Armenia e Turchia, chiusa dal 1993, mantiene solo la prima di queste caratteristiche. Della complicata storia di questa frontiera e di chi aspetta (forse non invano) la sua riapertura, ce ne parla Alessio Saburtalo, non solo a parole ma anche con immagini.
Altra frontiera molto sofferta è quella di Medyka-Šehyni, sul confine polacco-ucraino, che negli ultimi mesi ha visto attraversare buona parte dei quasi tre milioni ucraini che la Polonia, paese omogeneo oggi ma in una regione storicamente eterogenea, sta accogliendo. Della multietnicità di questa regione negli anni ne scrive Maria Savigni.
Leggi 🡪 Attraversando Medyka-Šehyni: il confine polacco-ucraino nella storia (Öffnet in neuem Fenster)
Neanche lo sport è esente dai confini: a Kosovska Mitrovica/Mitrovicë il calcio regala più tensioni che vittorie. Gianni Galleri ci parla della storia della squadra Trepča/Trepça, separatasi etnicamente in seguito ai crescenti conflitti etnici degli anni Novanta, in cui il confine non è solo quello del fiume Ibar che separa la parte serba da quella albanese, ma è ben più profondo.
Chiudiamo con un estratto dal terzo capitolo del volume “Capire la rotta balcanica”, curato da Martina Napolitano con prefazione di Roberto Saviano, edito da Bottega Errante nel maggio 2022.
L’estratto, ad opera di Lorenzo Tondo (The Guardian), ripercorre i ben noti luoghi della rotta balcanica, attraversata da sud in direzione nord verso il confine di un’Unione Europea che “si difende da quel poco che resta di se stessa”.
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