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Newsletter #8 - Pride e diritti, dai Balcani alla Russia

Il mese di giugno viene senza dubbio associato all’arrivo dell’estate e delle vacanze (almeno per i più fortunati). Giugno è, però, anche il mese del pride che, tra incontri, proteste e marce per l’orgoglio, riporta alla luce la lotta per quei diritti civili che ci appaiono sempre tanto scontati, ma che in realtà non lo sono affatto, soprattutto in alcuni angoli - più o meno vicini - del mondo.

Buona lettura!

In questo numero della nostra newsletter abbiamo scelto di parlarvi del difficile panorama dei (non) diritti civili nell’Europa orientale (Öffnet in neuem Fenster), dove le libertà di base sono spesso e volentieri tutelate a stento, nonché poco (o per nulla) regolamentate e dove le discriminazioni sono all’ordine del giorno. Nonostante gli sforzi dell’Unione europea, infatti, non tutti i paesi hanno calato la “cortina di ferro” su queste tematiche e non tutti sembrano disposti a fare progressi nella lotta alla discriminazione e nella tutela delle persone queer.

Come scrive il nostro autore Marco Siragusa, la Bosnia è stato l’ultimo paese in Europa a ospitare il pride (Öffnet in neuem Fenster), svoltosi per la prima volta nel 2019 a Sarajevo. La comunità LGBTQI+ del paese deve fare i conti con diverse difficoltà, non solo a livello istituzionale ma anche all’interno della società stessa, tendente a un sistema patriarcale e conservatore.

Anche in Russia la situazione è tutt’altro che rosea (Öffnet in neuem Fenster): pare che la comunità LGBTQ sia di nuovo sotto attacco e che la Duma di Stato stia studiando un disegno di legge che mira a estendere il divieto di “propaganda di relazioni non tradizionali” agli adulti.

In questo contesto tante sono le organizzazioni e i singoli che portano avanti da decenni la loro lotta contro le discriminazioni quotidiane e cercano di far valere i diritti queer. Uno fra questi è stato Evgenij Charitonov, uomo di teatro e autore dell’underground moscovita degli anni Settanta (Öffnet in neuem Fenster), il maggior rappresentante della letteratura russa omosessuale dopo Michail Kuzmin.

Oggi, invece, il sociologo e attivista Bojan Bilić ci racconta la presa di coscienza sul mondo della diversità di genere con delle impressioni di vita personali dalla Serbia post-jugoslava di metà anni Novanta (Öffnet in neuem Fenster). D’altronde, siamo o non siamo vittime della domanda: l’identità di genere è un regalo?

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