772 morti sul lavoro in Italia nei primi otto mesi del 2021. Una carneficina – come documenta Maurizio Franco in questo numero 24 di MicroMega+ (“Il lavoro uccide. Storie e cifre di una strage quotidiana (Opens in a new window)”) – che non accenna a fermarsi. Il 13 novembre i sindacati saranno in piazza per dire basta: “Chiediamo al Governo provvedimenti drastici per garantire la sicurezza e la dignità dei lavoratori”.
I cambiamenti nello scenario internazionale hanno riacceso il dibattito sull’Unione europea della difesa. Emancipata dagli Stati Uniti come vorrebbe Parigi oppure ancora sotto l’ala della Nato come si vorrebbe oltreoceano? Secondo Alessandro Somma (“Esercito europeo: braccio armato del neoliberalismo tra nazionalismo francese e atlantismo (Opens in a new window)”) si tratta di due strategie contrapposte ma identiche nel modo neoliberale di concepire la costruzione europea.
Nel linguaggio ufficiale dello Stato l’uso del termine razza come surrogato delle nostre differenze dà forza a una visione discriminatoria della diversità umana. Ecco perché, come spiega Giovanni Destro Bisol (“Razza, molto di più di una parola da ‘espellere’ (Opens in a new window)”), riconsiderarne la presenza in documenti e leggi, a partire dalla Costituzione, può rivelarsi utile per contrastare il razzismo.
Considerando le minoranze come monoliti – argomenta il sociologo francese Jean-Louis Fabiani (“La trappola dell’identità (Opens in a new window)”) – un certo multiculturalismo priva i rispettivi membri di ogni possibilità di realizzazione che non sia quella identitaria. Il progresso dell’uguaglianza, al contrario, presuppone la perdita progressiva di importanza delle separazioni identitarie.
Linguaggio, femminismo, differenza, lavoro. Monica Lanfranco risponde alla lettera di Pierfranco Pellizzetti (Opens in a new window) su identità e lotte del movimento delle donne pubblicata nel precedente numero di MicroMega+ (“Concepire il femminile. Confronto tra una femminista e un liberale critico / Seconda parte (Opens in a new window)”).
Nel quarto dei ritratti dedicati ai protagonisti della storia d’Etiopia (i precedenti: Selassié (Opens in a new window), Menghistu (Opens in a new window), Meles Zenawi (Opens in a new window)) Federico Bonadonna racconta Hailé Mariam Desalegn, leader senza qualità costretto alle dimissioni dalle proteste contro i piani di espansione urbanistica di Addis Abeba: “Desalegn e la privatizzazione della terra d’Etiopia (Opens in a new window)”.
Buona lettura!