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La GUERRA CIVILE ITALIANA: RSI e RESISTENZA

Il 12 settembre 1943 un commando tedesco libera Mussolini dalla prigionia di campo imperatore sul Gran Sasso. Pochi giorni dopo il Duce annuncia la sua intenzione di fondare un nuovo stato fascista nell’Italia occupata dai tedeschi: nasce la Repubblica Sociale Italiana. Il primo obiettivo fu punire i traditori del 25 luglio: 5 dei gerarchi che avevano votato l’ordine del giorno Grandi furono fucilati a Verona nel gennaio del 1944 dopo un processo sommario. Il nuovo stato repubblicano sposta i suoi uffici da Roma a nord tra Lombardia e Veneto. Da qui la denominazione di Repubblica di Salò. Nel sud Italia la monarchia fonda un suo stato allineato agli alleati. La RSI però non riuscì mai ad avere totale indipendenza e venne trattata dai tedeschi come un territorio occupato. Questo voleva dire applicare anche le leggi razziali già in vigore in Germania. Esempio eclatante è la deportazione degli ebrei di Roma nell’ottobre del 1943. La principale funzione militare della Repubblica di Salò fu quella di contrastare il movimento partigiano che stava nascendo nell’italia occupata dai tedeschi dando di fatto il via ad una guerra civile nell’area. Le prime forze armate di resistenza si erano create da quei militari che non si consegnarono ai tedeschi. L’area di attività dei partigiani non erano le grandi città bensì i luoghi meno occupati dai tedeschi. Nelle città si potevano trovare gruppi di azione patriottica dediti ad attentati contro i tedeschi e i repubblichini. Nei 45 giorni che vanno dalla caduta del fascismo all’annuncio dell’armistizio nascono svariati partiti antifascisti: Partito d’Azione (PDA) tra liberalismo progressista e socialismo; La Democrazia Cristiana (DC) nata dalle ceneri del partito popolare; Partito Liberale (PLI); Partito Repubblicano (PRI) e il nuovo Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP) e il Partito Comunista (PCI). Nei giorni immediatamente dopo l’8 settembre, i rappresentanti di 6 partiti (PCI, PSIUP, DC, PLI, PDA, Democrazia del lavoro appena fondata da Bonomi) si riunirono a Roma costituendo il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) incitando la popolazione alla lotta e alla resistenza. Nonostante le richieste, Badoglio rimane in carica dato che era garante degli accordi con gli alleati. Nell’ottobre del 1943 il governo dichiara guerra alla Germania ottenendo per l'Italia lo status di cobelligerante. La situazione si sblocca nel marzo del 1944 quando Palmiro Togliatti, leader comunista esiliato in URSS torna in Italia e convince il CLN ad abbandonare le proprie posizioni antimonarchiche e accettare l’idea di un governo di unità nazionale. Questa diventerà nota come la Svolta di Salerno. Il 24 aprile nasce il primo governo di unità nazionale presieduto da Badoglio e comprendente rappresentanti del CLN. Vittorio Emanuele III si impegna, una volta liberata Roma, a dare i suoi poteri al figlio Umberto e che a guerra finita sarebbe stato il popolo a decidere il destino della monarchia. Nel giugno del 1944 Roma viene presa dagli alleati e Umberto diventa re mentre Badoglio si dimette a favore di Ivanoe Bonomi. Dopo un primo momento di disorganizzazione, i partigiani si inquadrarono presto in base all’orientamento politico. Molte città come Firenze vengono liberate prima dell’arrivo degli Alleati mentre nell’italia settentrionale la resistenza riuscì a creare delle piccole repubbliche partigiane. Quando l’offensiva alleata si blocca alla linea Gotica nell’autunno del 1944, la Resistenza vive il suo momento più difficile specialmente dopo che il generale inglese Alexander nel novembre del ’44 invitava i partigiani a interrompere tutte le operazioni. I contrasti furono superati in dicembre e Bonomi riconosce il CLNAI come rappresentante nell’italia occupata. Il movimento partigiano sopravvive all’inverno del ’44-45 per poi tornare a combattere nella primavera del 45 a guerra quasi conclusa.

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Argomento Seconda Guerra Mondiale

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