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MAG #13

BRAVI SI NASCE O SI DIVENTA?

Dopo aver concluso con MAG #12 il macro-tema Diversity con l'intervista all'esperta Elena Berardi (se te la sei persa la ritrovi qui (Opens in a new window)😉), inauguriamo oggi la nuova tematica del mese: benessere emotivo al lavoro!

L’obiettivo di questo periodo sarà quello di comprendere e lavorare insieme sui comportamenti che assumiamo - in maniera spesso involontaria - che attaccano il nostro benessere emotivo dentro e fuori al contesto di lavoro.

🔮Da dove partire?

Abbiamo deciso di iniziare con lo sfatare un mito molto legato al lavoro e non sufficientemente famoso per le sue problematicità: la meritocrazia. E vi starete chiedendo, cosa c’entra la meritocrazia con la salute mentale ed emotiva?

Ora ci arriviamo.

Come spiega molto bene questo post di Factanza (Opens in a new window), per meritocrazia si intende la retorica secondo cui ogni individuo ottiene dei risultati sociali ed economici sulla base del proprio impegno e talento.

Fin qui direte, è la cosa più corretta del mondo! 🧐 E non avreste neanche torto. Dopotutto, se tutti venissero valutati sul lavoro per il proprio impegno non vi sarebbero ingiustizie come il nepotismo o favoritismi.

Tuttavia, come spiegato in questo articolo dell’MIT Management Review (Opens in a new window), il concetto stesso di meritocrazia non è immune all’effetto dei BIAS (se non sai di che si tratti, ti consigliamo di rileggere MAG #9 (Opens in a new window)). Ciò, avviene perché nei contesti lavorativi (come anche a scuola) vengono solitamente usati come criteri di valutazione i risultati finali senza tenere in considerazione le diverse condizioni di partenza delle persone. 🏁

Così facendo, in un sistema in cui le opportunità non sono pari per tutt*, la meritocrazia diviene strumento di rinforzo e giustificazione delle disuguaglianze.

Come? Addossando al singolo tutta la responsabilità dei suoi fallimenti e giustificando mezzi poco sani per il raggiungimento del “successo”. Per dirla in modo semplice è la classica retorica del “Se vuoi puoi”, “Tutti possono farcela, basta impegnarsi” e del “Bisogna spaccarsi la schiena per arrivare in alto”. Tutti messaggi tristemente rinforzati da figure pubbliche come Briatore e Borghese.  (Opens in a new window)

💼Questa retorica porta a due scenari critici sul lavoro:

  • Circolo vizioso nutrito dall’effetto Pigmalione (Opens in a new window) - “Profezia che si autorealizza"- per cui ogni insuccesso o fallimento viene letto come prova della propria incompetenza, portando alla rassegnazione rispetto alla possibilità di crescita e miglioramento.

  • Mancato rispetto delle proprie esigenze fisiche o mentali anteponendo il “successo”ad ogni altro aspetto della vita, per intenderci, quello che prima citavamo come lo “spaccarsi la schiena”.

🔍Effetti di questi due scenari:

  • Frustrazione, demotivazione, perdita di interesse e di stimoli nei confronti del lavoro, bassa autostima e conseguente poca proattività e partecipazione.

  • Ansia, stress eccessivo, mancanza di energie, disturbi del sonno, mal di testa e problemi di pressione.

Quindi, se il mito della meritocrazia è così diffuso al lavoro (e non solo), come possiamo noi contrastare gli effetti collaterali sul nostro benessere?

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