Si parla di: plastic-free (un'altra volta...), scenari economici, Direttiva SUP, tax credit sulla pubblicità, rPET, Danimer Scientific, Colonial e hacker, Fiat EcoBasic.
Punti di vista
Voglio una vita spericolata, una vita plastic-free...
Ma prima del Covid-19 non si decantava tanto la decrescita felice favoleggiando di un mondo senza plastica? É quanto meno paradossale che tra shortage di materie prime, carenze di componentistica elettronica, fabbriche costrette a marciare a ritmi ridotti perché mancano metalli, legno e plastica, ora che stiamo avvicinandoci al fatidico "plastic free" (imposto) ci accorgiamo che senza questi fondamentali input, che davamo per scontati, tutto si ferma. E senza plastica non ci sono nemmeno siringhe, erogatori, mascherine, imballaggi protettivi, alimenti salubri, boccette di disinfettanti...
Succede in Italia
C'è aria di ripresa?
Tra shortage di materie prime e fame di microchip, Covid-19 e trasporti internazionali nel caos, timida ripresa dell'inflazione (tre decimi di punto solo in aprile) e quotazioni del petrolio in ascesa, parlare di ripresa potrebbe sembrare una pratica auto-consolatoria, lontana dalla realtà di tutti i giorni. Eppure, il barometro delle previsioni economiche segna bel tempo.
Nella Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, l'Istat - pur segnalando la presenza di indicatori non positivi sul fronte della produzione e del lavoro, dovuti ad un clima di incertezza - mantiene un atteggiamento ottimista: "La stabilizzazione delle vendite al dettaglio, il miglioramento delle attese della domanda di lavoro da parte delle imprese e della fiducia di famiglie e imprese concorrono a determinare prospettive favorevoli per i prossimi mesi".
A livello internazionale la ripresa economica c'è, sostenuta dai progressi delle campagne vaccinali e dagli stimoli di bilancio, anche se con dinamiche molto diverse tra paesi e settori produttivi: la manifattura cresce, sostenendo il recupero degli scambi mondiali di merci; i servizi meno, soprattutto nelle attività legate al turismo e alla cultura. A livello geografico nei primi mesi del nuovo anno la ripresa si è consolidata in Cina (PIL +0,6% sui tre mesi precedenti) e negli Stati Uniti (+1,6%), ma non in Europa, dove la terza ondata della pandemia ha frenato l’attività economica e il PIL ha segnato un declino del -0,6% sul trimestre precedente, risultato condizionato dalla Germania (-1,7%) a fronte di cali più contenuti in Italia (-0,4%) e Spagna (-0,5%); in controtendenza la Francia, che chiude il trimestre con una crescita del PIL del +0,4%. Per l'Europa, le opportunità verranno nei prossimi mesi dai sostanziosi fondi comunitari a favore della ripresa e della resilienza (#NextGenerationEU).
Un recente studio della Commissione europea individua infatti opportunità di crescita anche nel Vecchio continente, grazie all'effetto positivo delle vaccinazioni sull'attività economica e mercato del lavoro in miglioramento. E arriva a ipotizzare che l'area UE dovrebbe tornare ai livelli pre-crisi entro la fine del 2022 (vedi sotto).
La zona euro dovrebbe crescere del +4,3% nel 2021 e del +4,4% nel 2022 (le stime d’autunno erano rispettivamente del +4,2 e del +3,0%). Nel 2020, la contrazione dell’economia nell’Unione monetaria era stata del 6,6%. Bruxelles rimane fiduciosa quanto all’inflazione: nella zona euro dovrebbe essere rispettivamente dell’1,7% e dell’1,3%.
Le stime comunitarie sulla ripresa in Italia (+4,2% nel 2021, +4,4% nel 2022) sono meno ottimistiche di quelle del governo Draghi (la differenza è di 0,3 nel 2021 e di 0,4 nel 2022), ma superiori a quelle della Germania, che però ha perso meno punti di PIL a causa dell'emergenza sanitaria. «Una possibile spiegazione – ha risposto Paolo Gentiloni – è che il piano di stabilità italiano prevede un uso dei sussidi del NextGenerationEU soprattutto nei primi anni. Noi invece ci siamo basati su un loro uso più diradato nel tempo previsto dal piano nazionale presentato a fine aprile».
Per l'industria italiana, l'istat segnala il un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.
L’aumento congiunturale registrato a gennaio è stato seguito da una stabilizzazione a febbraio e a marzo (rispettivamente +0,1% e -0,1%), determinando un miglioramento nel primo trimestre (+0,9%) cui ha contribuito la ripresa dei beni di consumo non durevoli e intermedi (+1,1% per entrambe le componenti). A febbraio, inoltre, il settore delle costruzioni ha registrato un nuovo deciso incremento della produzione (+1,4%), ritornando ai valori pre-crisi.
A sostegno di un cambiamento di trend giungono anche le previsioni di Intesa Sanpaolo-Prometeia (riportate da Il Sole 24 Ore del 12 maggio 2021): la manifattura potrebbe tornare l'anno prossimo ad un fatturato pre covid grazie a un incremento del +12,1% (a prezzi correnti, +8,4% al netto dell’inflazione) per raggiungere e superare nel 2022 la soglia dei 1000 miliardi di euro, superiore a quella del 2019, prima dell'emergenza sanitaria. A condizione che non si fermi la ripresa dell'economia globale.
Questo risultato - rileva lo studio - sarà ottenuto grazie alla duplice spinta del mercato interno e delle esportazioni, contando su un made in Italy che ha mostrato una migliore capacità di tenuta rispetto a Germania e Francia.
Crono-programma della direttiva SUP
foto: Pixabay
La Direttiva UE 2019/904 del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, meglio conosciuta come direttiva SUP (Single Use Plastics) avrà i primi effetti a partire dal prossimo 3 luglio (testo integrale (Öffnet in neuem Fenster)). É infatti improbabile che la Commissione europea accolga l'appello per una sospensione dell'entrata in vigore, lanciato - al vero un po' tardivamente - da un drappello di eurodeputati italiani, motivata dall'emergenza Covid-19 (articolo su Polimerica (Öffnet in neuem Fenster)).
L''unica suspense potrebbe riguardare la posizione della UE rispetto all'apertura alle bioplastiche introdotta dalla legge di recepimento italiana: questa autorizza infatti l'utilizzo di articoli monouso in plastica compostabile "certificata conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 e con percentuali crescenti di materia prima rinnovabile" laddove "non sia possibile l'uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati ad entrare in contatto con alimenti elencati nella parte B dell'allegato". Vale a dire piatti, posate, cannucce, contenitori per alimenti e tazze in polistirene espanso, che se in plastica sarebbero soggetti a divieto a partire dalla prossima estate.
Vediamo come, nella pratica, la Direttiva SUP avrà effetto nel corso degli anni:
Dal 3 luglio 2021. Divieto alla vendita di alcuni articoli monouso in plastica: bastoncini cotonati per la pulizia delle orecchie (con qualche eccezione), piatti e posate usa-e-getta, cannucce, mescolatori per bevande e aste per palloncini (esclusi quelli per uso industriale o professionale), contenitori con o senza coperchio (tazze, vaschette con relative chiusure) in polistirene espanso (EPS) per consumo immediato (fast-food) o asporto (take-away) di alimenti senza ulteriori preparazioni, e contenitori per bevande e tazze sempre in EPS. Il divieto non riguarda però altre tipologie di imballaggi in EPS, come cassette o contenitori. Al bando dai primi di luglio anche tutti gli articoli monouso in plastica oxodegradabile.
Obbligatoria dalla stessa data l'etichettatura degli articoli monouso indicati nella parte D dell’allegato (assorbenti e tamponi igienici, salviette umidificate, sigarette con filtri, tazze e bicchieri per bevande), che deve riportare le corrette modalità di smaltimento, nonché segnalare la presenza di plastica nel prodotto.
Dal 2022-2023. Obbligo, per gli Stati membri, di comunicare alla Commissione dati e informazioni sul raggiungimento degli obiettivi di riduzione.
Da Luglio 2024. Le confezioni per bevande in plastica devono avere tappi e coperchi solidali con il contenitore (tethered cap).
Dal 2025. Gli Stati membri sono chiamati a raccogliere a fini di recupero il 77% delle bottiglie PET immesse al consumo e queste dovranno contenere un minimo del 25% di materiale riciclato.
Entro il 2026. Le misure di riduzione "ambiziosa e duratura del consumo" dei prodotti di plastica monouso riportati nell'Allegato A (tazze per bevande, inclusi i relativi tappi e coperchi; contenitori per alimenti destinati al consumo immediato, sul posto o da asporto; consumati direttamente dal recipiente o pronti per il consumo senza ulteriore preparazione) devono aver prodotto una riduzione quantificabile del consumo rispetto al 2022.
Dal 2029. La raccolta delle bottiglie in plastica sale al 90% dell'immesso al consumo.
Dal 2030. La percentuale di riciclato nelle bottiglie deve raggiungere il 30% del peso.
3 luglio 2027. Termine per una valutazione della direttiva da parte della Commissione europea.
Chi beneficia del credito d'imposta sulla pubblicità?
É stato pubblicato l'elenco dei beneficiari del credito d'imposta sugli investimenti pubblicitari con nome dell'azienda (o del beneficiario privato) e contributo concesso. Se avete fatto domanda e volete sapere quanto vi spetta, cliccate QUI (Öffnet in neuem Fenster).
A proposito, la quota di tax credit è all'italiana: promesso un credito del 50% dell'investimento, la percentuale di riparto "a consuntivo" - determinata dallo stanziamento del Governo, pari a 50 milioni di euro per il 2011 - è solo dell’11%...
Altri orizzonti
In Germania si chiedono: ci sarà abbastanza rPET?
L'associazione tedesca dei produttori di imballaggi in plastica IK (Industrievereinigung Kunststoffverpackungen) inizia a chiedersi se ci sarà in futuro abbastanza PET riciclato per soddisfare la domanda proveniente dai produttori di packaging, in particolare se basterà a soddisfare i requisiti di legge. Il Governo tedesco ha infatti recepito la direttiva SUP e i relativi obiettivi di impiego di PET riciclato nelle bottiglie (25% al 2025 e 30% al 2030) in modo restrittivo. Vale a dire, i target non sono riferiti ad una media nazionale, ma devono essere soddisfatti da ciascun produttore di bevande o di bottiglie. Il che potrebbe causare qualche problema anche per la libera circolazione delle merci, dato che l'imposizione riguarda anche le bevande importate dall'estero.
É vero che i produttori di bevande si stanno già adeguando agli obiettivi - anche per fare bella figura con i consumatori -, e che in Germania la soglia del 30% è già acquisita (a livello nazionale), ma nessuno sembra essersi chiesto se il PET riciclato sarà sufficiente nei prossimi anni, quando il suo utilizzo non sarà più una libera scelta, ma un obbligo sancito dalla legge. Calcolando invece la percentuale di riciclato a livello nazionale, sull'immesso a consumo, le aziende potrebbero disporre di qualche margine di flessibilità, senza pregiudicare la transizione circolare.
Foto: Pixabay
IK ha invece accolto con favore il secondo provvedimento varato dal Bundestag: l'estensione, partire dal 1° gennaio 2022, del deposito su cauzione a tutti gli imballaggi monouso in plastica (e lattine) per bevande (ad eccezione di latte e prodotti lattiero-caseari, per i quali scatterà nel 2024). É stato calcolato che questo provvedimento potrebbe apportare un volume aggiuntivo di PET facile da riciclare (perché omogeneo, preselezionato e "pulito") pari a 44mila tonnellate annue.
Minor entusiasmo tra i produttori tedeschi di packaging in plastica ha suscitato, invece, l'obbligo - per il venditore - di introdurre almeno un'alternativa di imballaggio riutilizzabile per gli alimenti e le bevande erogati in loco, oltre tutto ad un prezzo al pubblico non superiore alla soluzione monouso. Senza che venga verificata con strumenti di LCA (analisi del ciclo di vita) l'effettiva validità dell'alternativa rispetto al monouso. L'obbligo - nota l'associazione tedesca - si applicherebbe anche a panifici e supermercati che, ad esempio, preparano panini al banco. In questo caso, non è né ecologicamente né economicamente ragionevole aprire gli imballaggi in negozio e trasferire il contenuto in imballaggi riutilizzabili.
Nella tabella seguente, gli obiettivi di riciclo per gli imballaggi previsti dalla legge VerpackG, entrata in vigore il 1° gennaio 2019 in sostituzione dell'ordinanza sugli imballaggi (VerpackV).
Un nuovo caso Bio-on all'orizzonte?
Un altro produttore di bioplastiche a base PHA, dopo la bolognese Bio-on, è finita preda degli short-seller, fondi speculativi che giocano in Borsa al ribasso, magari dopo aver diffuso informazioni che agevolano il crollo delle azioni, pratica legale negli Stati Uniti purché le informazioni siano veritiere. Sotto il tiro degli speculatori - nella fattispecie Spruce Point Capital Management - è finita la statunitense Danimer Scientific, fresca di sbarco a Wall Street (articolo su Polimerica (Öffnet in neuem Fenster)).
L'azienda ha dovuto ribattere alle accuse del fondo (comunicato ufficiale (Öffnet in neuem Fenster)), riportate in un report dove si afferma che "i dati sulla produzione, i prezzi e le rosee proiezioni finanziarie di Danimer Scientific semplicemente non si sommano". L'azienda si è trovata così ad dover intervenire "per aiutare gli investitori a comprendere meglio l'attività alla luce di idee sbagliate, falsità e speculazioni che sono circolate sulla società".
Qualche giorno prima, il 20 marzo, il Wall Street Journal aveva sollevato qualche dubbio sulle dichiarazioni della società in merito alla biodegrabilità in mare delle bioplastiche Nodax ("Plastic Straws That Quickly Biodegrade in the Ocean? Not Quite, Scientists Say (Öffnet in neuem Fenster)”), costringendo la società a controbattere anche queste affermazioni. Per ora, a differenza di Bio-on, Danimer Scientific sembra essere uscita quasi indenne dall'attacco, fatto salvo un andamento altalenante delle quotazioni azionarie, che avranno senz'altro favorito qualcuno.
Al di là del merito delle critiche e delle giustificazioni, i due casi insegnano che la caccia agli 'unicorni' è sempre aperta...
Ostaggio degli hacker
Può uno dei principali oleodotti degli Stati Uniti - sicuramente di importanza strategica per il paese - finire ostaggio degli hacker? Non solo è possibile, ma è successo nei giorni scorsi. La pipeline Colonial, oggetto di un attacco di pirati informatici, ha dovuto interrompere la distribuzione di prodotti petroliferi raffinati (carburanti e combustili per riscaldamento) in una una larga fetta del paese. L'attacco è stato di tipo ransomware: un software maligno - in questo caso DarkSide - ha preso in ostaggio i dati contenuti in alcuni server dell'azienda, con la promessa di sbloccarli (e di non diffonderli pubblicamente) in cambio di un riscatto. Che puntualmente è stato pagato per evitare un blocco di forniture che sarebbe stato insostenibile per il paese.
Attacchi di questo tipo colpiscono ogni giorno migliaia di aziende, da quelle più piccole alle multinazionali. Pagare è la strada più semplice - nel caso di Colonial sono bastati 5 milioni di dollari in bitcoin, prezzo da saldo -, ma come nei rapimenti degli anni '70 in Italia, è necessario bloccare per legge il pagamento del riscatto per fermare un crimine poco rischioso, ma molto remunerativo.
Ritorno al futuro
Auto di fine secolo
Presentata alla fine del secolo scorso al Motorshow di Bologna - correva l'anno 1999 - la Fiat Ecobasic si caratterizzava per un esteso impiego di materie plastiche, selezionate e applicate nei componenti privilegiando riciclabilità, tema oggi di grande attualità, e leggerezza (solo 750 kg).
Potenzialmente riciclabili erano tutti i materiali, tra i quali spiccava l'acciaio stampato utilizzato per il pianale e la scocca, la termoplastica colorata in massa dei pannelli di carrozzeria e dei parafanghi, o la resina termoindurente utilizzata per cofano, padiglione e rinforzi delle portiere. Completavano l'abitacolo le vetrature in policarbonato, che nel caso del lunotto posteriore era costampato insieme al portellone.
Degno di nota era anche il frontale, sviluppato da Magneti Marelli in forma di un sottosistema in lamiera che integra i moduli funzionali (paraurti, gruppi ottici, segnalatori acustici, raffreddamento motore, sportello di accesso per il rabbocco liquidi, cavi) - fornito già preassemblato e collaudato - da applicare ai puntoni anteriori della scocca al termine della linea di assemblaggio.
Tra le curiosità, il cofano sigillato e accessibile solo in officina per semplificare le operazioni di manutenzione ordinaria (rabbocco liquidi), agevolate da appositi sportelli ricavati nel frontale, senza sporcarsi le mani con l'olio del motore. E per sostituire le lampadine - operazione che in molti modelli moderni richiede finanche lo smontaggio dell'intero gruppo ottico -, è sufficiente aprire i proiettori anteriori dall'esterno.
Se gli interni erano all'insegna del "green minimal", la vettura vantava un interessante coefficiente di resistenza aerodinamica (0,28) e una motorizzazione molto parca nei consumi (meno di tre litri di gasolio ogni cento chilometri), che oggi sarebbe sicuramente sostituita dalla propulsione elettrica.
Insieme al prototipo era stata pensata anche un fabbrica altrettanto minimal, priva di reparto di verniciatura e con una sola linea di assemblaggio, dato che non erano previste versioni diverse da quella standard e le piccole personalizzazioni potevano essere apportate fuori linea. Qualcuno ritiene che se messa in produzione, al consumatore sarebbe costata come una microcar (alimentazione elettrica esclusa).