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MAPPA CONCETTUALE - La CINA dopo la PRIMA GUERRA MONDIALE (1919-1937)

Dopo la caduta ingloriosa del Celeste Impero la Repubblica Cinese ha fallito nel creare uno stato saldo e compatto. Non sembra che la Cina riesca a reggersi da sola e, purtroppo per lei, il bellicoso trono di Crisantemo ha messo i suoi occhi sulle ricche coste cinesi. Il regime autoritario del generale Yuan Shi-Kai, iniziato nel 1913, non ha portato la stabilità in Cina, tutt’altro. Il governo centrale, corrotto e debole, non riesce ad imporre la sua volontà sui vasti territori dell’ex impero: come per il governo, anche le province vengono gestite da militari. Nel 1917 la Cina entra nel primo conflitto mondiale di fianco all’Intesa ma quella che vuole essere una prova di forza in realtà cela un altro intento. Alla conferenza di pace, forse anche per l’aiuto minimo dato per lo sforzo bellico, la Cina è consegnata al Giappone. Una delle regioni più ricche e prospere della Cina è consegnata ad una potenza ostile, per di più dopo una guerra tecnicamente vinta.

L’offesa è troppo grande per il popolo cinese.

L’agitazione che si crea in tutta la Repubblica porta al ritorno sulla breccia del Kuomintang e del suo capo Sun Yat Sen, esiliato pochi anni prima. Nel maggio del 1919 dalle università si propaga in tutte le grandi città della Cina un’ondata di proteste: la gioventù intellettuale, la borghesia e la classe operaia si riuniscono sotto la stessa bandiera. Sun Yat Sen forma un governo parallelo a Canton nel 1921 con il supporto anche dell’appena fondato Partito Comunista Cinese. Ma il caos che domina il potere centrale di Pechino si espande anche all’opposizione di Canton:

alla morte di Sun Yat Sen, nel 1925, si arriva ad un punto di rottura. A guidare il Kuomintang è chiamato il leader dell’ala moderata Chiang Kai Shek, un politico capace che vede nei comunisti non una risorsa, ma una minaccia. Nel marzo del 1926 vengono purgati dall’esercito del Kuomintang tutti i membri comunisti dell’alto comando, frustrando i tentativi di infiltrazione del PCC e dei sovietici. Il 9 luglio 1926 inizia la grande Spedizione del Nord: truppe comuniste e nazionaliste marciano insieme in direzione di Pechino. E proprio mentre la maggior parte delle truppe comuniste sono impegnate a nord, Chang Kai Shek agisce. Ad aprile del 1927 si presentano a Shanghai, cuore dell’industria cinese e roccaforte comunista, le truppe nazionaliste: la richiesta alla milizia operaia è di cedere le armi e la città al Kuomintang. Dopo questo tradimento il Fronte Unito si spacca in più parti: il Kuomintang espelle Chiang Kai Shek per le sue azioni. Il generale decide di fare di Nanchino la sua capitale con un governo formato da membri della destra usciti dal Kuomintang. La Spedizione del Nord intanto finisce con un successo: Pechino è conquistata dai nazionalisti di Chiang Kai Shek nel giugno del 1928. L’era dei signori della guerra sta giungendo al termine.

La politica del generale nazionalista si può riassumere nella formula:

“prima pacificazione interna, poi resistenza esterna”, difatti Chiang Kai Shek non si sarebbe fermato se non dopo la distruzione di tutte le forze comuniste e degli ultimi signori della guerra in Cina prima di occuparsi di altro. Inizia così la Guerra Civile dei 10 anni, dove le forze nazionaliste, al costo di lasciare campo libero alle minacce esterne, cercano di schiacciare i dissidenti interni. Nel 1931 il Giappone decide di approfittare della situazione: sfruttando un incidente di confine vicino a Mukden, l’esercito giapponese invade la Cina. Davanti alle proteste dei militari e alla perdita dell’intera Manciuria, Chiang Kai Shek continua imperterrito la sua politica di lotta interna: il suo grande rivale diventa Mao Tse Tung.

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