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Mappa Concettuale - Gli Accordi di PLOMBIÈRES: NAPOLEONE III aiuta l’ITALIA

Mentre il Regno di Sardegna si sta aprendo al futuro, gli altri stati italiani rimangono ancorati al passato. Tutti gli statuti votati dai governi provvisori del ‘48 vengono revocati dai regnanti che erano stati spodestati dai rivoltosi: Ferdinando II di Borbone nelle Due Sicilie; Leopoldo II in Toscana; Francesco V a Modena e Carlo III a Parma. Molti fra i condannati dalla repressione decidono di rifugiarsi in Piemonte. Nonostante tutto, la speranza di una rivolta armata vittoriosa rimane alta, ma i risultati sono sempre gli stessi. L’insurrezione di Belfiore, presso Mantova, porta solamente al patibolo altri mazziniani. Il 3 marzo 1853 vengono impiccati Tito Speri e altri nove patrioti. Mazzini in tutto questo non ha abbandonato il suo ruolo di cospiratore e nel marzo 1853 fonda, dalle ceneri dell’Associazione Nazionale Italiana, il Partito d’Azione. Le tesi del nuovo partito sono condivise da Giuseppe Ferrari e Carlo Pisacane: solo affrontando la questione sociale i moti avrebbero raggiunto il cuore del popolo. Le riforme agrarie possono essere la base dell’insurrezione. Una delle idee più importanti è di escludere i Savoia dal processo unitario, dandogli così uno spirito democratico. Nel 1857 il Partito d’Azione, dopo anni di preparativi, è pronto per testare le sue teorie. Il 28 giugno 1857, Pisacane e altri 300, dopo un viaggio avventuroso e dopo aver perso buona parte delle armi in mare, sbarcano in Cilento. La popolazione rurale però, invece che accogliere la spedizione a festa, attacca i patrioti, aiutando la gendarmeria borbonica. Pochi e male armati gli uomini della spedizione sono massacrati; i superstiti vengono catturati e giustiziati. Pisacane, ferito, braccato e consapevole del fallimento totale, decide di uccidersi. Il cocente fallimento della Spedizione di Sapri alimenta le critiche alle posizioni mazziniane, aiutando invece la linea moderata filosabauda, sostenuta da Cavour. Tra i critici di Mazzini e del Partito d’Azione troviamo l’eroe della Repubblica Veneta Daniele Manin. Manin, insieme a Giuseppe La Farina, decide di fondare nel 1857 la Società Nazionale Italiana. Il nobile milanese Giorgio Pallavicino è chiamato a ricoprire la presidenza della Società. Al progetto partecipa anche Giuseppe Garibaldi con il ruolo di vicepresidente. Il motto della Società Nazionale Italiana è “Guerra all'Austria, Vittorio Emanuele re d'Italia”. Nel manifesto programmatico si dichiara necessario anche il coinvolgimento popolare come via per l’unificazione. Il nuovo passo per Cavour è “diplomatizzare” il Risorgimento: nel 1854 lo stato sabaudo decide di partecipare alla guerra di Crimea, sotto invito anglo-francese. Il successo nella guerra è un successo d’immagine: dopo l’avventura in Crimea il Piemonte attira le simpatie dell’opinione pubblica europea. Ed è proprio a Parigi che Cavour inizia intrecciare una tela di rapporti diplomatici con l’imperatore dei francesi: Napoleone III. La Francia ha le sue ragioni per ascoltare Cavour: cacciare gli austriaci dall’Italia avrebbe aiutato la Francia a rafforzare la sua egemonia sul continente. Il 14 gennaio 1858 quando, a Parigi, Napoleone III subisce un attentato da parte di un patriota italiano, Felice Orsini. Napoleone III, ancora scosso, è decisamente più convinto a sostenere le teorie di Cavour. Tutto è pronto per un incontro epocale. Tra il 20 e il 21 luglio 1858 vengono firmati, nella località termale di Plombières, accordi segreti tra Cavour e Napoleone III. Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II decide di fare il passo decisivo; in un discorso davanti al parlamento, passato alla storia come “discorso della corona”. Dopo questo discorso, il 24 gennaio del 1859, il Regno di Sardegna e la Francia firmano un trattato ufficiale di alleanza, basato come a Plombières sul concetto di intervento nel solo caso di aggressione austriaca.

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