Imparare facendo è in corso di stampa
Con grande soddisfazione annuncio che il libro che raccoglie gli interventi della giornata sulla didattica laboratoriale, svoltasi a Viverone (BI) il 25 gennaio scorso, è in fase di stampa.
Merito di tutti ma soprattutto di Antonella.
Lavora come “case manager” nella cooperativa Piccolo Principe, ha, cioè, la funzione di evitare che vengano disperse le risorse e le possibilità che risiedono in ognuno di noi, anche se in condizione di difficoltà. Risorse che una persona possiede sia dentro di sé che nelle relazioni, anche istituzionali, che ha intorno. Ecco, Antonella ha preso questo libro con tutta la sua sensibilità e professionalità. Ha riconosciuto il grande potenziale, e, allo stesso tempo, il grande rischio di dispersione. Ha messo in gioco se stessa e ha operato la necessaria azione di cura affinché potesse esprimere quel potenziale che, altrimenti, sarebbe rimasto inespresso. Si è mossa come un’ottima curatrice; in questo caso, ha curato questo libro.
Se “In principio venne l’ascolto” la parola scritta segue a ruota!
Ecco l’estratto del suo intervento
Ettore
In principio venne l’ascolto
di Antonella Panu

[…] Avevo preparato un discorso ma dopo quello che abbiamo sentito mi sono arrivate così tante suggestioni che ho deciso di procedere a braccio. Nei primi interventi, Stefania Nuccio ha parlato di alunni che non ce la fanno e del ruolo dell’insegnante: purtroppo, noi troviamo tanti ragazzi NEET1; in dispersione scolastica; o a rischio di dispersione, che spesso vengono “espulsi” dalle scuole.
La scuola, infatti, non rappresenta più un punto di riferimento, trasformandosi in un ambiente competitivo e giudicante. Per questo, molti studenti e studentesse non ce la fanno, non ce la fanno anche emotivamente.
Mi è venuto in mente, a proposito di studenti e studentesse che non ce la fanno, di un ragazzo che ho incontrato da pochissimo che, a un certo punto, mi ha detto: “la scuola per me rovina le relazioni, mi ha rovinato la vita”. Questa frase per me è stata terribile.
Il mio compito è far tornare a scuola i ragazzi, accompagnarli in qualche modo verso la decisione di ricominciare gli studi, ma a un certo punto ti ritrovi davanti a un ragazzo di quattordici anni che ti dice che la scuola gli ha rovinato la vita, che, da quando va a scuola, litiga tutti i giorni con i genitori.
Dunque, collegandomi sempre a quello che ha detto Stefania Nuccio riguardo al voto: il tre, il due, diventano un marchio sul ragazzo che poi torna a casa, e magari proviene da un background migratorio, o da una qualsiasi situazione fragile: da un contesto in cui i genitori non conoscono bene il sistema scolastico perché nessuno glielo spiega; genitori che sperano che i loro figli migliorino la propria condizione, e per i quali il voto è un elemento fondamentale che causa delle rotture, dei litigi, e che porta i ragazzi a mollare. Li trascina fino a pensare che la scuola serva a rovinare la vita.
Molti insegnanti non riescono a stare dietro a certi cambiamenti, la scuola purtroppo è rimasta ferma mentre il mondo è cambiato, i giovani sono cambiati, ma lei è sempre uguale. Ci sono sicuramente degli esempi eccellenti come quelli che abbiamo sentito prima, ma anche molti esempi negativi. E la città, come può essere una città come Milano, divide, parcellizza i rapporti sociali e le relazioni. Per questo molti ragazzi sono soli. Quindi, uno dei lavori fondamentali, prima ancora del laboratorio –io parlo anche da case manager2 oltre che da organizzatrice di laboratori per ragazzi –è l’ascolto.
Acronimo di Not in Education, Employment or Training è un Indicatore atto a individuare la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione. ↩
Case manager: figura istituita per risolvere la dispersione e ottimizzare il servizio in ambito socio-assistenziale e sanitario.