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I compiti di irrealtà e quelli di matematica

di Giuseppe Paschetto

Alice nel paese delle meravigliose…verifiche di matematica

Compiti d’irrealtà nelle verifiche scritte

Annoso problema quello della verifica e della valutazione degli apprendimenti. Affrontiamo qui il tema verifiche e cominciamo dall’amletico dilemma: Scritto? Orale? Pratico? O tutte le cose assieme? Comincio subito col dire che io la classica “interrogazione orale” l’avevo eliminata da un pezzo, da un bel pezzo.

Diciamo pure da metà anni ottanta. Ovvero ho interrogato per un po’ ad inizio carriera poi mi sono accorto che era solo una gran perdita di tempo dedicare una buona mezzora ogni tre o quattro alunni convocati alla cattedra a rispondere a domande.

Quindi accantonato l’interrogatorio non è che abbia abbandonato la pratica del dialogo da cui si possono comunque ricavare tante utili indicazioni oltre a mettere in circolo la buona pratica della comunicazione. Però si tratta in questo caso di discussioni collettive, domande itineranti,qualcosa di molto diverso dal classico orale come viene comunemente inteso.

Passiamo alla pratica: per quanto mi riguarda pratica significa valutare come i ragazzi svolgono le esperienze di scienze o matematica oppure come con quale accuratezza compilano il quaderno di scienze che è poi destinato ad essere non solo diario di bordo ma vero e proprio libro di testo individualizzato per ciascuno di loro. E veniamo alle verifiche scritte, ovvero a quelli che una volta si chiavano compiti in classe.

Compiti in classe come sinonimo di ansia, mal di pancia, fifa, secondo le materie, secondo gli insegnanti, secondo i contenuti e le modalità di svolgimento. Ho sempre rifiutato di considerare la verifica scritta come una sorta di prova patibolare con l’insegnante che guarda di sottecchi gli alunni gustando i loro tremori, che gioca a guardie e ladri alla caccia di chi copia, che consegna le verifiche corrette creando suspence e mettendole in qualche ordine crescente o decrescente di voti…”Attenzione…(pausa studiata) ci sono solo più due sufficienze…Leonardo 6 meno, Sofia 6 meno meno…E ora per tutti gli altri si spalanchino le porte delle insufficienze!”.

No così non va. Si crea oltre all’ansia un nefasto spirito di competizione perché è solo il voto comunque lo si sia acchiappato, anche possibilmente copiando, a contare, si mettono in fila gli alunni compilando una sorta di classifica che poco c’entra con gli scopi veri della scuola. Si inducono gli studenti a credere che l’obiettivo finale della scuola sia prendere bei voti nelle verifiche, salvo poi poter dimenticare tutto subito dopo. Intanto la verifica ormai è fatta.

E poi c’è il problema del contenuto : cosa devo verificare? Conoscenze e nozioni? Abilità? Competenze? Proprio queste ultime non c’è dubbio. Così stabilisce la normativa. Saper cioè utilizzare non meccanicamente ma in situazioni nuove quanto si è imparato nel corso delle lezioni.

E’ la differenza che corre tra il ripetere e il rielaborare. E dato che le situazioni nuove più interessanti sono quelle legate alla realtà ecco i famosi “compiti di realtà”, come se non si dovesse trattare sempre di compiti di realtà, e non una tantum. Non esistono ( o meglio non dovrebbero esistere) la scuola e la realtà: la scuola stessa è un pezzo di realtà. Ma tant’è.

E allora ecco che avevo introdotto accanto alle verifiche di competenza di realtà anche quelle di …irrealtà. Se si tratta di proporre situazioni nuove anche le situazioni di fantasia possono fare al caso nostro. Più nuove di così. Un esempio è quello che segue tratto dalla saga di verifiche di seconda media tutte ispirate ad Alice nel Paese delle meraviglie.

Verifica di geometria

Alice nel Paese delle…meravigliose similitudini

1. La regina di cuori incontra te e Alice che vagate per un bosco stranissimo dove alberi, farfalle, fiori, appaiono ingranditi, rimpiccioliti o deformati. “Bello eh!” sogghigna la regina . “Ora vi metto alla prova. Vedete quelle tre porte sul muro? (sono disegnate tre porte e si tratta di misurarne larghezza e altezza) Due sono simili e la terza no. Vedete di entrare in quella o finirete…a mollo nella bava di lumaca che si trova oltre le due porte sbagliate!” Qual è la porta giusta?

2. Sperando che tu non sia bello sporco di bava di lumaca, vai avanti e Alice ti indica lo Stregatto accoccolato su una scala che porta a un bel piatto di pasta fumante. Ma la bestia sbarra la strada e vi mostra una piantina. “Il disegno è simile alla scala vera.” Dice con fare miagoloso, “ Sapendo che ogni gradino è realmente alto 15 centimetri scopritene la larghezza e…potrete salire! Altrimenti vi graffierò!!”

3. Arrivati in cime alla scala incontrate il Bianconiglio: “Visto che siete in cima alla scala vediamo come ve la cavate con le scale! Questa è una piantina in scala 1 : 10.000 del giardino segreto che dovrete attraversare fino a un punto preciso. Attenzione, se sbaglierete, una scala 1 : 100.000.000 vi attende e vi farà diventare così piccoli da essere mangiati anche da una formica!!!”. Quindi avanzate per 5 cm in direzione nord e …bonne chance!” . Per quanti metri dovrai camminare per non rimpicciolirti?

4. Giunti al posto giusto ecco al suolo l’ombra dell’albero più alto del giardino segreto. E’ lunga ben 60 metri. Devi riuscire a capire quanto è alta. Misuri velocemente la tua ombra: 2 metri. Sapendo che sei alta 1,50 m dovresti farcela piuttosto facilmente! Mentre state andando via felici di avere superato tutte le prove vedi che l’ombra si è accorciata. “Buon pomeriggio !” Vi dice Bianconiglio. Come mai gli rispondete “Good Morning, White Rabbit!”?

Raccomando ai miei alunni di fare sempre una verifica a posteriori sull’attendibilità di un risultato.

Quella volta all’esercizio numero 4 la mia alunna Sofia per un errore di calcolo aveva trovato l’altezza dell’albero corrispondente a ben 450 metri invece di 45. Le avevo fatto notare che non poteva essere attendibile e che avrebbe dovuto accorgersene. Ma lei con un sguardo furbetto mi aveva risposto: “Eh ma prof qui siamo nel paese delle meraviglie e tutto è possibile!”.

Touché, me l’ero proprio cercata niente da dire!

E veniamo al metodo. Non c’è nulla da fare la verifica per quanto io avverta che è da affrontare in tutta tranquillità, che intanto io i 4 e i 5 non li do e tutti hanno la possibilità di farcela con tempi e modi diversi, si porta con sé una gran brutta fama. E allora come strategia antistress da qualche anno metto una musica di sottofondo: può essere una rilassante musica indiana o anche un bel pezzo rock se la classe lo richiede per avere quel tocco di energia in più che non guasta. E alla fine (sacrilegio esclamerà qualcuno!) possibilità per tutti di scrivere nel sacro documento ufficiale della verifica, il pezzo di carta che finirà agli atti, le proprie impressioni personali, la facoltà di esplicitare le proprie emozioni.

Domande tipo: 1) Con che stato d’animo hai affrontato la prova? 2) Come l’hai trovata? 3) Hai copiato? 4) Come ti valuti? 5) Ti è piaciuta la musica?

Già proprio così c’è anche la domanda “Hai copiato?”. E potrebbe apparire come una di quelle domande rispetto alle quali sorridiamo quando ce la sommi strano su qualche aereo: Hai droga con te? Sei un terrorista? Ma nella sua apparente ingenuità, se si è creato un rapporto di fiducia con l’insegnante, e solo in quel caso, potrà stupire ma le risposte sono sincere. E hanno un riscontro nella realtà.

Le verifiche possono essere tranquillamente tutte uguali e senza barriere di libri e cartelline tra un alunno e l’altro. Se si è fatto capire bene il messaggio sul fine vero del venire a scuola le strategie anti-copiatura non servono perché si è disinnescato lo stimolo stesso del copiare. E allora addio gioco a guardie e ladri dove tra l’altro i ladri, ben più veloci, numerosi e scaltri della guardia, vincono quasi sempre! Ma ultimamente ero andato ancora oltre e avevo introdotto la pratica della verifica facoltativa. Proprio così: dato che avevo modo di verificare quotidianamente, semplicemente osservando, ogni singolo alunno la verifica diventava un optional. Però incredibile ma vero quasi tutti decidevano alla fine di mettersi alla prova. Volontariamente.

La verifica che diventava addirittura un momento desiderato. E dopo la verifica la valutazione ma di questo parleremo un’altra volta

Kategorie Didattica

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