🎶🎄Giorno 7 - Colonne sonore in scrittura
Molti anni fa, durante una serata fra conoscenti, sentii uno di loro, che non frequentavo spesso, pronunciare una frase. Mi sembrò talmente assurda che la mia materia grigia non riuscì e non riesce tuttora a processarla del tutto: no, io non ascolto musica.
Ne fui così spiazzato che, ripensandoci nei giorni successivi, impiegai più tempo del solito a riconoscerla come legittima opinione. Provai a immaginare una giornata senza musica, poi un anno senza musica e quindi un'intera esistenza senza musica, rimanendo sgomento.
Certo, più che all'ascolto puro è probabile che la frase fosse riferita allo sviluppo di una cultura musicale e al prendersi del tempo per sentire vecchi e nuovi pezzi, perché evitare del tutto la musica è impossibile. Radio nei locali, colonne sonore di film, serie e trasmissioni TV… ovunque c'è musica.
Da cantante e musicista per hobby, difficile che la mia ispirazione, quando ho iniziato a scrivere, non si rivolgesse a quel mondo. Il problema principale, però, è che l'elemento musicale che incornicia una scena è più complesso da delineare se la narrazione è in forma scritta.
Nei film e nelle serie TV ascoltiamo accompagnamenti "fuoricampo", che i personaggi in video non stanno realmente sentendo, eppure influenzano enormemente le emozioni dello spettatore: per capirlo è sufficiente cercare su Internet qualche video in cui qualcuno si è divertito a piazzare un tema allegro come sottofondo a un momento triste di un film, o viceversa. Come approcciarsi, quindi, alla musica in letteratura, dove il tema fuoricampo non è possibile? Per i suggerimenti utilizzerò alcuni esempi dai miei racconti.
La forma base, in genere, è limitarsi alla citazione, cercando di essere il meno freddi e didascalici possibile:
Chiusi la porta e accesi la radio a volume basso. Lo facevo quasi sempre prima di dormire. 'Hell is round the corner' di Tricky invase soffusamente la camera.("L'arcobaleno")
È sufficiente per dare uno sfondo musicale alla scena, ma non è necessariamente immersivo, poiché non è detto che spinga il lettore ad ascoltare davvero quella canzone per percepire meglio la scena, obiettivo massimo che personalmente mi do. È comunque una buona soluzione quando il cuore della narrazione non è la musica.
Un altro approccio che ritengo interessante è la citazione parziale, che presuppone, però, una sorta di scommessa sulla cultura musicale del lettore, perché non si riporta del tutto titolo e artista:
Esco di casa e prendo l'autobus. C'è la solita calca. Verso metà viaggio, la radio nelle mie cuffiette passa un pezzo di Venditti. Canta che arriverà a Roma, a qualsiasi costo.
("Trecentomila").
La canzone è Bomba o non bomba. Cito l'autore ma lascio al lettore il piacere di cogliere il riferimento. Anche qui, però, la spinta verso l'ascolto non è forte.
Sono a volte ricorso, allora, alla citazione di una frase o strofa del pezzo, per indicare quale esatto punto stia suonando in quel momento:
Luka inserisce il CD nel lettore e fa partire la canzone. (…) desiderava tanto un nome che finisse per A e quando ha sentito per la prima volta la voce di Suzanne Vega ha capito di averlo trovato.
My name is Luka, I live on the second floor
I live upstairs from you, yes I think you've seen me before
("I cassetti di Luka")
In un racconto come questo, in cui la musica ha grande importanza, indicare al lettore un punto preciso della canzone può aiutare nel creare la colonna sonora nella sua mente, se la conosce, o nel cercarla. La chiave, come detto, è evitare al massimo l'essere schematici, accompagnando la citazione con la scrittura.
Suggerisco infine un'ulteriore evoluzione, anche questa idonea quando l'elemento musicale è significativo: l'interpretazione emotiva di un passaggio della canzone.
A 2:50 c'è questo pezzo strumentale convulso, onirico. Mi ha sempre fatto pensare a qualcuno che corra in un labirinto oscuro senza sapere come ci è finito né come uscirne, perché la sua esistenza è crollata all'improvviso. Dream Brother vira verso il buio, come me quel giorno.
("Dream Brother")
La protagonista sta ascoltando il pezzo (Dream Brother di Jeff Buckley) dallo smartphone, immersa in una vasca da bagno. Il riferimento temporale è giustificato dal display del cellulare. Se il lettore ama la musica può essere ulteriormente incentivato ad accompagnare la lettura con l'ascolto, essendoci di mezzo le emozioni di un personaggio.
Un'ultima ma fondamentale considerazione: siamo comunque nel mondo della letteratura, in cui il lettore è libero e non obbligato a un ascolto o una cultura musicale. Usate quindi questi accorgimenti con attenzione, perché chi legge ha sempre diritto a un'opera comprensibile senza la necessità di elementi esterni. Non come i film della Marvel!