Lo scrittore bolognese Valerio Evangelisti, in un’intervista dal titolo “1° maggio, altro che concerto, servono le lotte (Abre numa nova janela)” mette subito le cose in chiaro: “I lavoratori sono stati sconfitti. Sono sotto minaccia conquiste fatte nel corso di decenni al prezzo di lotte durissime. I sindacati ufficiali sono diventati complici e non esiste più nulla di alternativo all’ipotesi neoliberista. Finché non ci sarà nuovamente una coscienza di classe, non ci sarà un 1° maggio”.
Marco d’Eramo, in un articolo in cui ricostruisce la genesi della ricorrenza – “Haymarket, Chicago, 1886. Alle origini della festa dei lavoratori (Abre numa nova janela)” – , si chiede cosa direbbero “quegli anarchici impiccati per aver rivendicato condizioni di lavoro più umane se qualcuno rivelasse loro che oggi ci fanno credere che non ci sono più lavoratori sfruttati, ma solo imprenditori di se stessi che non riescono a far rendere il proprio capitale umano?”.
Maurizio Franco (“1° maggio a Taranto con Michele Riondino e gli operai dell’Ilva (Abre numa nova janela)”) ci porta a Taranto per capire cosa significa la festa dei lavoratori nella città dominata dall’ex Ilva, dove i lavoratori dello stabilimento siderurgico hanno un’incidenza di tumori del 500% superiore ai loro concittadini. E ci racconta l’“Uno maggio libero e pensante”, la kermesse alternativa all’evento romano, attraverso le voci di Michele Riondino e di alcuni operai dell’acciaieria.
“Vite. Otto voci per sette r-esistenze precarie sotto la Covid-19 (Abre numa nova janela)” è invece il titolo del primo podcast targato MicroMega nel quale Valerio Nicolosi ha raccolto le storie di otto persone che ci hanno raccontato come la Covid-19 ha cambiato le loro vite e le loro prospettive professionali.
La newsletter di questa settimana è arricchita poi da altri due contenuti.
Un’intervista all’economista Francesco Saraceno su governo Draghi, Unione europea, Covid-19 e Next Generation Eu (“Rompere l’identità tra euro e liberismo per riconquistare l’Europa (Abre numa nova janela)”).
E infine l’“Operetta morale sui vaccini (Abre numa nova janela)” in cui Telmo Pievani mostra come le scelte poco lungimiranti di questi mesi, dettate dalla sete di profitto più che dal principio di giustizia, si ritorceranno ancora una volta contro l’umanità.