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L’OPPOSIZIONE al REGIME: l’ITALIA ANTIFASCISTA

Quelli che possono essere definiti “antifascisti” sono un gruppo estremamente diverso e variegato, non a caso il Duce aveva vinto soprattutto grazie alle divisioni nell’opposizione. Per la maggior parte, dopo il periodo caotico che ha portato alla marcia su Roma nel 1922, gli oppositori al fascismo accettano di aver perso: un silenzio assordante prende il posto degli agitatori antifascisti. I liberali che si oppongono al regime trovano il loro faro in Benedetto Croce. Ormai anziano e troppo famoso per essere toccato dai fascisti, il filosofo si gode la sua natura intoccabile. Dalla marcia su Roma di anno in anno andare contro al regime diventa sempre più difficile: dalle leggi fascistissime del 1926 e dalla fondazione dell’OVRA, la polizia segreta fascista, nel 1927 si chiudono sempre di più le vie legali per opporsi. La scelta ricade su due strade: l’esilio, abbandonare l’Italia e continuare l’opposizione all’estero, oppure tentare la via più rischiosa, non lasciare l’Italia e iniziare una lotta clandestina. Il Partito Comunista Italiano è duro a morire: il PCI riesce a creare una rete clandestina dedita a distribuire propaganda antifascista e anti regime oltre ad infiltrare i suoi uomini a vari livelli nelle associazioni del PNF. Una delle pene classiche del periodo fascista è il confino, ovvero prendere individui “dannosi per il bene pubblico” e portarli in un posto recluso, ad esempio un’isola, dove tenerli sotto osservazione. In Francia si viene a creare una comunità di intellettuali e esponenti dell’antifascismo: il vecchio Turati, Pietro Nenni e Giuseppe Saragat ad esempio, membri della nuova generazione socialista, si trovano oltralpe. Nel 1927 questi vari gruppi eterogenei si uniscono nella Concentrazione antifascista, un’organizzazione che non riesce di fatti a raggiungere grandi obiettivi ma che testimonia l’energia del movimento anti regime all’estero. Emilio Lussu e Carlo Rosselli nel 1929 fondano il movimento Giustizia e Libertà, o GL: un movimento capace di far concorrenza ai comunisti e che concilia socialisti, repubblicani e liberali. I comunisti rimangono comunque estranei alla Concentrazione e a GL, se non direttamente ostili, e nonostante avessero membri in esilio decidono di rimanere isolati per il momento. A metà degli anni ‘30 arriva il periodo dei fronti popolari:

ogni alleanza è auspicabile piuttosto di un’ennesima vittoria fascista in Europa. Al fallimento della guerra di Spagna bisogna aggiungere la notizia sconcertante delle purghe staliniane, della conseguente rottura dell’URSS con il blocco occidentale e infine la notizia del patto Ribbentrop-Molotov nel ‘39: a questo punto i fronti popolari si possono dire estinti.

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