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Cento anni fa nasceva la forza politica che avrebbe distrutto la democrazia italiana e condotto il paese nella disastrosa Seconda Guerra Mondiale. Un secolo dopo, abbiamo imparato qualcosa? Ne parliamo con lo storico Francesco Filippi, intervistato da Daniele Nalbone, in apertura di questo nuovo numero di MicroMega+: Il centenario del Partito Fascista: cosa abbiamo imparato, e cosa no (Opens in a new window)”.

Dal cannone sonoro alle zanzare armate di tossine. L’industria della guerra investe fiumi di denaro nella ricerca di nuovi strumenti bellici. Ma la nuova frontiera dei conflitti – come documenta Bruno Ballardini (“I nuovi orizzonti della guerra (Opens in a new window)”) – è quella cibernetica, dalla Guerra dell’informazione a quella cognitiva, dove il cervello umano diventa il teatro delle operazioni. Una panoramica.

Prolifico scrittore e divulgatore scientifico, umanista e convinto sostenitore della scienza, ma consapevole dei suoi limiti, Isaac Asimov ha esplorato tutte le sfumature della fantascienza. Nell’articolo “Ci vorrebbe un Asimov? (Opens in a new window)” di Daniele Barbieri e Fabrizio Melodia, un ricordo e un invito a rileggere due suoi racconti che sembrano scritti per l’oggi.

Pavidi notabili o cospiratori pervicaci? A partire da un saggio di Elio Catania – “Confindustria nella Repubblica (1946-1975)”, Mimesis – Pierfranco Pellizzetti si interroga sulla reale influenza esercitata dall’associazione degli industriali sulle scelte politiche di governo dagli anni Cinquanta agli Ottanta: “Alla ricerca del lato oscuro di Confindustria (Opens in a new window)”.

Negli Stati Uniti è tempo di ridisegnare le mappe dei distretti elettorali. Un momento delicatissimo – giacché in gioco c’è la possibilità di dar pari voce a tutti gli elettori – cominciato sotto i peggiori auspici. E che evidenzia quanto poco democratica sia oggi la democrazia costituzionale più antica del mondo. L’analisi di Elisabetta Grande: “Il gerrymandering e lo svuotamento della democrazia statunitense (Opens in a new window)”.

La lotta politica si svolge anche sul terreno dei significati delle parole. Se uso ‘fragilità’ al posto di ‘oppressione’, ad esempio, faccio sparire gli oppressori. Poiché il lessico che utilizziamo indica e consolida una visione del mondo, contro il neoliberismo dominante – spiegano Federica Cattaneo e Giancarlo Straini (“Le parole sono importanti per cambiare il mondo (Opens in a new window)”) – è indispensabile condurre una battaglia culturale con un linguaggio autonomo e unificante.

Buona lettura!