Cucù
All’inizio avevo intitolato questa newsletter “Hello? Is there anybody in there?” che è la prima frase della canzone “Comfortably Numb (Si apre in una nuova finestra)” dei Pink Floyd perché credevo che il suo significato si adattasse al mio stato d’animo, ma è in fin dei conti una canzone che parla dell’illusione della guarigione, di uno stato di perenne sedazione, di neutralità, d’insensibilità e dopo una riflessione più attenta ho capito che in realtà che la numbness, l’intontimento, non è una condizione che mi appartiene e non ha nulla a che vedere con la natura del mio malessere ciclico. Con la mia psicologa ne ho parlato fino alla nausea senza mai arrivare una soluzione e sono sicura che sia un problema condiviso da molte persone, dunque, parliamone: io alterno momenti di euforia (li chiamo il picco) a momenti di profonda tristezza (li chiamo l’abisso). Quando sono nel picco mi sento potente, ottimista, realizzata, sono in grado di riconoscere i miei talenti e di dar loro valore; quando sono nell’abisso mi sento inutile, repellente, fallita, mi convinco di non avere nessuna qualità. Fatico molto a trovare una mediazione tra questi due momenti e una cosa sola li accomuna: l’intensità. In entrambi i casi quello che sento è così forte da oscurare la mia visione dell’insieme, di una semplice realtà che riguarda chiunque e cioè che nessunx è solo potente e realizzatx, solo inutile e fallitx. Posso essere entrambe le cose, posso aver fallito miseramente un intento e averne realizzato ottimamente un altro, posso essere potente ma anche inutile (l’idea dell’utilità è d’altronde molto pericolosa se portata all’estremo e nella nostra società siamo un po’ troppo abituatx ad associare l’utilità produttiva al valore di una persona), non sono un blocco rigido, inamovibile e immutabile, sono piuttosto malleabile, morbida, flessibile, fluida! Mi trasformo, cambio, mi adatto e l’unico vero errore che faccio è dimenticarmene.
Ci sono poi quei brevi momenti di passaggio in cui viene in mio soccorso l’unico dono che ho ricevuto dai miei traumi: il senso dell’umorismo. Quindi eccomi, cucù, chi c’è? Meglio riderci su!
Rachel Pollack aveva una teoria sul Matto, The Fool, il giullare, il numero 0. Era convinta che comparisse per aiutarci a muoverci. Tutte le carte sono in successione numerica, 1, 2, 3… ma lo 0, di preciso, dove sta? Forse dove vogliamo noi, dove ne abbiamo bisogno, dove non ci aspettiamo. Faccio allora una preghiera al Matto e gli chiedo di restare con me ancora un po’ per aiutarmi a ricordare che it’s not a big deal e in fondo non è successo niente, è tutto a posto.
Fare qualcosa
Vi ricordo che il Google Doc al quale ho lavorato insieme a @d.on.in.a (Si apre in una nuova finestra), quello in cui abbiamo stilato una lista di raccolte fondi e strumenti utili per aiutare la causa e il popolo palestinesi, è ancora attivo e lo trovate qui di seguito oppure nei nostri link in bio su Instagram. V’invitiamo a donare, se potete, e a diffonderlo e condividerlo:
STRUMENTI PER LA PALESTINA (Si apre in una nuova finestra) 🍉
Ci leggiamo il mese prossimo (forse)!
Chicca 🔮