Slow News: “Noi, sorpresi dal calore dei lettori che ci sostengono”
Abbiamo intervistato il cofondatore e caporedattore di Slow News, Alberto Puliafito, per scoprire come il team collabora con i propri membri.
Slow News offre al proprio pubblico un giornalismo “lento” e profondo. Pubblicato in Italia dal 2015, il team produce serie originali su argomenti ben selezionati, che si rivolgono ai loro membri. Membri che sono al centro del progetto e diventano, fin dall’inizio, veri e propri collaboratori.
Steady: Per chi ancora non conosce Slow News, puoi dirci qualcosa in più sull’idea alla base del progetto?
Alberto Puliafito: Non crediamo che le classiche notizie siano utili, perché una notizia è nuova solo fino a quando non ne arriva un’altra, che la relega immediatamente nel dimenticatoio. Vogliamo costruire per il nostro pubblico storie capaci di cambiare le loro vite e di offrire elementi chiave da estrapolare e, quindi, ricordare. Per noi, questa è la vera definizione di informazione: riconoscere ciò che ha valore e far sì che duri nel tempo.
Il cofondatore e caporedattore di Slow News, Alberto Puliafito
Come coinvolgete la comunità nel vostro lavoro di narrazione?
I nostri membri sono al centro del nostro lavoro. Ci finanziano, scegliendo quanto pagare per Slow News, e sono costantemente coinvolti nelle nostre scelte editoriali. Alcuni di loro vengono coinvolti anche in ricerche e studi condotti dai nostri autori e dalle nostre autrici, per costruire il concept dietro le loro serie. Quest’ultima attività è quella che chiamiamo “consu-reader”, una parola che abbiamo inventato fondendo “consultant”, consulente, e “reader”, lettore. Un consu-reader è un membro della comunità di Slow News che viene coinvolto come fonte, consulente, fact-checker o semplicemente come guida in una delle nostre serie.
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Cosa vi ha sorpreso nell’usare il modello di adesione?
Ogni giorno siamo sorpresi dal calore e dalla forza dei lettori che ci sostengono. È questo il potere del modello di adesione — è come avere una famiglia con cui condividere tutto e crescere insieme, invece che essere soli e persi nel mondo senza speranza.
Come finanziavate il vostro lavoro prima di usare Steady?
Slow News è stato un progetto basato sull’adesione fin dall’inizio. Eravamo già finanziati con le adesioni, ma l’enorme differenza è che prima le gestivamo tutte con un sistema inefficiente.
Attraverso l’uso di Steady, sia noi che il nostro pubblico abbiamo guadagnato tempo, perché l’esperienza è molto più semplice.
Una selezione delle serie più recenti su Slow News, dalla produzione di birre a Campotosto, paese sconvolto da un terremoto nel 2017
Prima ci perdevamo in un sistema estremamente complesso, creato per gestire le adesioni, piuttosto che dedicare tempo ai nostri membri. Abbiamo perso una quantità incredibile di ore per risolvere problemi tecnici, ore che avremmo potuto usare per essere al servizio del nostro pubblico o per scrivere contenuti, invece che riparare manualmente guasti del sistema.
Il modello di adesione e il modo in cui le gestiamo si è evoluto nel corso degli anni, ma il rapporto con i nostri lettori è rimasto lo stesso: profondo, familiare e basato sulla fiducia. Con l’aiuto di Steady, ora possiamo concentrarci su questo rapporto per renderlo molto più intimo, collaborativo e forte.
In che modo tu e il tuo team dividete il vostro tempo tra Slow News e altre attività?
Cerchiamo di dedicare più tempo possibile alle attività di questo progetto, ma abbiamo deciso di mantenere gli altri lavori da noi svolti individualmente fino a quando Slow News non diventerà un progetto redditizio. Dopo questo traguardo, a cui ci stiamo avvicinando sempre di più, potremo concentrarci solo su Slow News.
State lavorando a un documentario sul giornalismo lento. Puoi dirci qualcosa in più a riguardo?
https://youtu.be/Y-Z_FfAKzBg (Si apre in una nuova finestra)Abbiamo finito il nostro documentario, Slow News, durante la quarantena dovuta al COVID-19. Abbiamo avuto l’onore di essere stati selezionati per uno dei più importanti festival di film documentaristici del mondo, il Thessaloniki Documentary Festival, e la possibilità di essere proiettati online, mentre molti altri festival sono stati cancellati a causa della pandemia.
È sempre un grande piacere scrivere le parole “The End” su un progetto quinquennale come questo. Siamo grati a tutte le persone che abbiamo incontrato nel nostro viaggio per le esperienze che hanno condiviso con noi. Tutti noi conserveremo questo fantastico viaggio nel cuore e faremo tesoro di tutte le esperienze acquisite attraverso il progetto per costruire un posto migliore per i nostri membri, giorno per giorno.
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Ora aspettiamo di sapere se questo film vivrà anche nelle sale cinematografiche (l’emergenza COVID-19 è stata un problema anche per questo) e nella distribuzione internazionale con Java Films.
Quindi, l’avventura non è affatto finita, perché ora inizia la parte più difficile e importante: far sì che questo film venga visto da più persone possibili in tutto il mondo!
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