Mappa concettuale - TERZO MONDO: la fazione dei paesi NEUTRALI
Nel pieno della Guerra Fredda, il mondo si divide tra Stati Uniti e Unione Sovietica, ma non tutti vogliono schierarsi in questo confronto titanico. Nasce così il Terzo Mondo, un concetto che va ben oltre la semplice etichetta di “paesi in via di sviluppo”. È il simbolo di una rivolta pacifica, un tentativo di creare un blocco alternativo che possa rappresentare la neutralità e l'autodeterminazione, lontano dalle logiche imperialiste di entrambe le superpotenze.
Il Terzomondismo trova la sua prima espressione ufficiale nella Conferenza di Bandung del 1955, dove 29 stati afroasiatici, tra cui Egitto, India e Jugoslavia, gettano le basi per una politica di non allineamento. I principi di Bandung, come la non ingerenza, l’autodeterminazione e il rispetto della sovranità nazionale, definiscono un’agenda di neutralità attiva. Nel 1961, con la Conferenza di Belgrado, questi ideali prendono forma nel Movimento dei Paesi Non Allineati, che continua a crescere fino a includere 75 nazioni alla Conferenza di Algeri nel 1973.
Ma cosa significa, realmente, essere "non allineati"? Mentre alcuni stati, come Cuba e Vietnam, gravitano verso l’URSS, molti altri tentano di rimanere neutrali, cercando una propria identità politica ed economica. Tuttavia, la realtà economica del Terzo Mondo si presenta spesso come un ostacolo insormontabile. Caratterizzato da sottosviluppo, agricoltura arretrata, infrastrutture carenti e una popolazione in rapida crescita, il divario con i paesi industrializzati appare quasi insormontabile.
La situazione economica delle nuove nazioni è drammatica: il reddito pro capite è in media dieci volte inferiore rispetto ai paesi industrializzati. Le città si espandono rapidamente, ma senza pianificazione urbanistica, dando origine a bidonville sovraffollate e prive di servizi. Le ex colonie si trovano a fare i conti con un'eredità di sfruttamento coloniale che ha lasciato poche risorse e molte difficoltà.
Culturalmente, il Terzomondismo si sviluppa anche come una critica all’Occidente. Le nazioni del sud globale accusano l’Europa e gli Stati Uniti di aver costruito il proprio benessere sullo sfruttamento coloniale e, successivamente, su un sistema neocoloniale che continua a tenerle in una posizione di dipendenza economica e politica.
Nonostante le sfide, il movimento dei non allineati diventa un simbolo di speranza per i paesi di nuova indipendenza. Tuttavia, il Terzo Mondo non riesce mai a costituire un blocco coeso in grado di rivaleggiare con le due superpotenze, sia per la sua diversità interna sia per la mancanza di risorse comuni.
Alla fine, il Terzomondismo non riesce a spostare gli equilibri globali, ma lascia un segno indelebile nella storia. È un grido di autonomia e di libertà che continua a ispirare riflessioni sul ruolo dei paesi emergenti nel mondo moderno. Il processo di decolonizzazione è concluso, ma gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno ancora una Guerra Fredda da combattere. Il Terzo Mondo diventa così non solo spettatore, ma anche campo di battaglia di un confronto che segnerà il XX secolo.
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