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Calcerò #12 - C’è un giudice a Madrid

Quello della Superlega, direte. Invece no, non c’entra niente. Anche se c’entra sempre il Barcellona...

Buon 2023 a tutti,

Calcerò-Il futuro del pallone arriva oggi alla sua dodicesima puntata e, inutile negarlo, lo fa un po’ con il fiatone: nell’ultimo mese il calcio ha vissuto addii ad alto impatto emotivo (Mihajlovic, Pelé (Si apre in una nuova finestra)qui (Si apre in una nuova finestra) un’ulteriore analisi sulla sua figura scritta per Treccani – e infine Gianluca Vialli (Si apre in una nuova finestra)), e una newsletter intitolata come un verbo al futuro, inevitabilmente, stride quando si ricorda il passato.
Però lanciare qualche sasso sul domani, in fondo, ha sempre senso. Avanti, allora, con la consueta certezza: qui non si trovano risposte, solo domande.

Io sono Lorenzo Longhi (Si apre in una nuova finestra) e l’archivio dei numeri precedenti si può consultare a questo link. (Si apre in una nuova finestra)

L’EPISODIO

Con gli addii di cui sopra, la ripresa dei campionati nazionali e l’immanenza del mercato, è possibile che l’episodio da cui partiamo in questa newsletter sia passato tutto sommato inosservato. Si parte da qui: 8 novembre, Osasuna-Barcellona, con Robert Lewandowski espulso per doppia ammonizione il quale, uscendo dal campo, muoveva le dita della mano verso il naso e le puntava nei confronti dell’arbitro in un gesto interpretato in diversi modi ma comunque considerato irrispettoso nei confronti del direttore di gara. Non è questo che interessa: non il gesto, non l’interpretazione. Detto ciò, Lewandowski è stato squalificato per tre giornate, una per l’espulsione e due per il gesto. In mezzo c’è stato il Mondiale e si è pensato ad altro, mentre il Barcellona adiva tutti i gradi della giustizia sportiva per fare cancellare la squalifica, sempre confermata dai tre gradi previsti dalla federazione calcistica spagnola.
Sin qui tutto normale. Poi però il Barcellona ha inoltrato un ulteriore ricorso presso la giustizia ordinaria per tutelare il diritto al lavoro del proprio tesserato e il Tribunale contenzioso centrale di Madrid l’ha accolto, sospendendo la squalifica in via cautelare. Lewandowski ha dunque potuto giocare la partita del 31 dicembre contro l’Espanyol, la prima dopo l’espulsione e il gesto di cui sopra. Successivamente il TAS di Losanna si è espresso confermando la squalifica e il polacco, che ha dovuto saltare la sfida contro l’Atletico Madrid,  resterà fuori anche per quelle contro Getafe e Girona. L’Espanyol ha fatto ricorso a sua volta per la presenza del giocatore – consentita dall’arbitro Lahoz – nella sfida tra i due club di Barcellona.

VINCOLO

Ora, non è la prima volta che il vincolo di giustizia – quello che erroneamente viene spesso definito “clausola compromissoria” – ovvero l’obbligatorietà per i soggetti appartenenti all’ordinamento sportivo di adire esclusivamente gli organi di giustizia sportiva, viene violato o superato: i precedenti sono molteplici, così come i conflitti di giurisdizione, ma il caso Lewandowski è a suo modo un precedente particolarmente interessante per diversi motivi. In primo luogo si tratta di un ricorso per una squalifica tutto sommato di lieve entità (tre giornate), a prescindere dall’importanza del calciatore, e questa è una significativa barriera che cade. In secondo luogo per ciò che il Barcellona ha lamentato, ovvero sostanzialmente una questione giuslavoristica. Poi perché la sospensione del provvedimento definitivo della giustizia sportiva – prima ancora che il Tribunal Central Contencioso entrasse nel merito – ha di fatto sovvertito una decisione di campo. Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto: posto che, delle tre giornate prese da Lewandowski, la prima (espulsione per doppio cartellino giallo) era automatica, a essere saltata è proprio la squalifica per la giornata che il polacco avrebbe necessariamente non dovuto giocare.

SCENARI

L’Espanyol ha presentato a sua volta il ricorso per quello che ritiene una presenza in distinta illegittima, e prima o poi la RFEF, la federcalcio spagnola, dovrà decidere se sanzionare il Barcellona per avere violato il vincolo di giustizia. Vedremo cosa accadrà. Resta però la fuga in avanti del club catalano a livello legale. Vale la pena fare alcune considerazioni. La prima: un tribunale ordinario ha inciso su una squalifica legittima e lo ha fatto cautelativamente; ciò significa che, anche qualora dovesse entrare nel merito sostenendo di non avere giurisdizione sulla vicenda, ne avrebbe comunque modificato il regolare corso degli eventi. La seconda: a quanto si è appreso (Si apre in una nuova finestra) da alcune fonti spagnole, il ricorso dell’Espanyol verrà rigettato perché una decisione della giustizia ordinaria è comunque gerarchicamente superiore a quelle della giustizia federale sportiva, ma è significativo che qui non si sia trattato di una questione di vita o di morte per un club (si pensi alle questioni di tipo amministrativo e finanziario), aspetto per il quale avrebbe senso, ma di una squalifica di campo.
In Italia, la scorsa stagione, abbiamo sperimentato in qualche modo conflitti simili nei casi delle ASL che intervenivano nei calendari dei campionati, spesso con decisioni incoerenti, paradossali e a volte ridicole, tuttavia – di nuovo – si tratta di fattispecie completamente differenti, oltre che legate a un contesto particolare come quello pandemico. E, sebbene i ricorsi alla giustizia ordinaria siano stati molteplici in Italia, soprattutto dagli anni Novanta in avanti, nessun club italiano ha mai portato oltre i confini della giustizia FIGC una squalifica di questo tipo.

FILIGRANA

Cosa si può leggere nella filigrana di questo caso comunque imbarazzante? Si può partire dall’identità della parte in causa, il Barcellona, notoriamente impegnato (con Real Madrid e Juventus) a perorare la causa della Super League. Pochi giorni fa, in un impeto di ottimismo, il presidente dei catalani, Laporta, ha sostenuto che potrebbe diventare realtà già nel 2025 «per fare concorrenza alla Premier League» ma, a prescindere dal vaticinio, il ricorso di cui sopra è una mossa tesa a svelare le diverse contraddizioni e ambiguità che perimetrano i tornei nazionali: l’Espanyol può legittimamente sostenere che in qualche modo la gara sia stata falsata, e sarebbe difficile dare torto al club, eppure verosimilmente quanto accaduto non verrà modificato e, se sarà così, tanto la RFEF quanto la Liga (e Tebas) ne uscirebbero filosoficamente sconfitte. Abbastanza, almeno, per far capire che qualcosa non funziona, e del resto qui vale la pena allargare il campo, perché è evidente come i bastioni economici, finanziari e anche legali di un calcio fondamentalmente novecentesco, quello delle federazioni, siano oggi più deboli da difendere essendo cambiato notevolmente il contesto.
In due parole: una giustizia di lega, in stile MLS, sarebbe probabilmente meno attaccabile rispetto a una giustizia federale in cui il vincolo può essere così facilmente sorpassato e può generare situazioni come quella descritta la quale, ben lungi dal creare un precedente destinato a imporsi (almeno credo, ma ovviamente posso sbagliarmi), suona più che altro come un nuovo sgambetto a un sistema nel quale le falle sono molteplici.
Nell’editoriale (Si apre in una nuova finestra) dell’ultimo numero di RDES, la Rivista di Diritto ed Economia dello Sport, dedicato alla Super League e al parere dell’Avvocato Generale Athanasios Rantos, si legge che «azioni come quelle poste in essere dalla European Super League Company, indipendentemente dal loro esito, testimoniano un malessere di fondo fra gli sports stakeholders e palesano la evidente contraddizione tra calcio reale e quello ideale che, oltretutto, complica l’analisi dello sport a livello europeo».
In attesa della pronuncia della Corte di Giustizia Europea in primavera, di una cosa si può stare certi: anche se l’idea uscirà sconfitta, tornerà presto. E, per capire quando e in che modo, dare un’occhiata ai tribunali può essere utile.

Triplice fischio.

NUMERI

I numeri di Calcerò: siamo serenamente a tre cifre ma sotto i duecento. Per un progetto nato per gioco e che vive nascosto e va bene così; i miei ringraziamenti vanno soprattutto ai magnifici 7 che hanno sostenuto economicamente la newsletter: lo si può ancora fare qui (Si apre in una nuova finestra) e qualsiasi donazione può fare la differenza, anche perché il 2023 sarà l’anno in cui deciderò il futuro di questa newsletter.

A proposito: come (cosa) vorreste che diventasse?

Per consigli, emendamenti e contributi (e per rispondere alla domanda di cui sopra) scrivete a calcero.newsletter@lorenzolonghi.com (Si apre in una nuova finestra). Se vi va, inoltrate pure a chi volete.

Ci rileggiamo l’11 febbraio.

Calcerò - il futuro del pallone è la newsletter mensile sul domani del calcio. Il giorno 11 di ogni mese arriva puntuale nella tua casella. È curata da Lorenzo Longhi (Si apre in una nuova finestra)