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Anche le riviste sbagliano

Da tempo sono disilluso dai giornali cartacei, che, a parte qualche bella eccezione, mi sembrano sempre più avvilupparsi in una crisi parzialmente auto-indotta. La necessità di vendere e il mercato che si contrae portano ad articoli sempre meno pagati, superficiali, dediti al clickbait se non all’esplicita propaganda. Di converso, leggo molti più giornali e riviste online. Sebbene anche qui si ponga con forza il problema di un modello economico sostenibile, internet e di recente l’intelligenza artificiale hanno reso possibile un notevole abbattimento dei costi: ormai basta una redazione molto piccola per gestire una rivista di impatto nazionale.

Già, ma quanto piccola? Spesso davvero molto piccola, cosa che rende inevitabile fare qualche errore. Anche riviste con una selezione di estrema qualità possono lasciarsi sfuggire un contenuto dubbio, se non addirittura pessimo. Spesso non si tratta di malafede – la voglia di clickbait o di favorire qualche sodale – ma di un problema strutturale alla dimensione delle redazioni. Magari siamo a un passo dalle ferie, la persona che doveva scegliere l’articolo lo ha letto di fretta, quella che lo impagina nemmeno lo ha letto. Può capitare: è successo di recente a una rivista che stimo e in passato anche a noi.

Ricordo ad esempio quando è uscita per errore una traduzione di un articolo (Opens in a new window)su un filosofo che stimo molto nella sua versione non rivista. Un (mio) errore particolarmente grave, perché era la bozza di una traduzione con IA che ancora non aveva ricevuto la revisione umana, dunque era piena di errori e persino di invenzioni… per fortuna la versione giusta era nelle bozze e abbiamo potuto correggere appena notato l’errore.

Un pregio delle riviste online è che bastano poche persone per creare una linea editoriale anche molto potente. Un altro pregio è che è più facile resistere alle tentazioni del potere e alle sue pressioni – la famosa “indipendenza” – perché meno potere (leggi: soldi) serve, meno si deve cedere alle sue dinamiche. Un difetto che spesso passa inosservato a chi non ci lavora, invece, è che è possibile fare clamorosi errori. Meno occhi vedono, più ci sono chance di clamorosi errori.

E qui dal personale passo al collettivo: proprio in virtù della necessità di avere sempre più occhi e mani che scrivono e lavorano con noi, abbiamo deciso di potenziare i nostri abbonamenti, nella speranza di allargare il bacino dei nostri preziosissimi abbonati e abbonate. Dunque:

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Francesco

Mario Schifano, Wather Lilies, 1989, Courtesy Casa d'aste Pananti (Opens in a new window)

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