Apprendiamo solo ciò che è colorato
di Grazia Macchieraldo
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Vorrei ricordare che le neuroscienze, non da oggi, non da ieri, da tanto tempo ci dicono che la mente umana è capace di trattenere tantissime informazioni.
Sono le informazioni utili che ci servono nell'immediato. Ci servono per fare una cosa, per trovare un luogo, per comporre un numero. Ma successivamente queste informazioni decadono, le perdiamo.
Quello che la nostra mente trattiene viene archiviato e si trasforma in memoria a lungo, da cui attingiamo per apprendere, per costruirci un nostro sapere. Come avviene questo passaggio? Come mai alcune informazioni passano e altre no?
C’è un canale che ci permette di fissare le informazioni che passano nella memoria a lungo: sono le emozioni. Solo ciò che è colorato, di qualsiasi colore, si trasferisce e diventa il mio patrimonio. Tutto il resto decade.
Nel mio permanente percorso di formazione c'è un periodo particolarmente fecondo di apprendimenti. Questa esperienza la devo alla visione dei miei genitori che hanno voluto che io frequentassi la scuola Media del Conservatori di Milano. Era una scuola sperimentale appena aperta, per cui quell’anno erano tutte prime classi.
È stato un triennio unico e irripetibile. Mi trovavo in una situazione immersiva. Eravamo dentro il Conservatorio, sotto c'era la sala dei concerti dove noi andavamo a svolgere la lezione di coro. L’orario era esteso dalle 08:10 am alle 02:30 pm.
Avevamo tutte le materie curricolari, inoltre lo Strumento principale, lo Strumento secondario, teoria a solfeggio; le aule erano le stesse che venivano usate per insegnare musica per chi avrebbe fatto della musica la sua professione. Noi eravamo lì a fare scuola. Incontravamo i musicisti che andavano alle prove nei corridoi, sentivano in sottofondo il suono dei concerti. Una situazione incredibile e in questa situazione così magica, così intensa, imparavamo tutto il resto, imparavamo la matematica, imparavamo la lingua italiana e tutte le altre materie della scuola media inferiore.
Il disegno tecnico l’ho praticato solo in quel periodo (il mio corso di studi successivo ha preso tutt’altra direzione), ma me lo ricordo ancora, sono ancora in grado di fare una tavola.
È l'emozione, lo stupore, il desiderio che vivi e che ti circonda, che permette di generare degli apprendimenti.
E allora torno ancora più indietro, torno ad Aristotele e al concetto dell'essere in potenza e dell'essere in atto.
L'essere in atto è la realizzazione di ciò che c'è in potenza, tutti gli esseri viventi hanno detto di sé quello che gli serve per realizzarsi.
Faccio una piccola digressione. Abbiamo scelto, l'anno scorso Ettore ed io, alcuni anni prima insieme a Maria, di riportare sulla lapide dei nostri genitori una frase che potesse cogliere l'essenza per noi di quello che era stata la loro vita.
E allora vi leggo intanto quella che c'è sulla lapide di Maria:
come potresti donare alle cose una vita
se fosse nelle cose la tua patria
e non in te
la patria di ogni cosa
(Antonia Pozzi)
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È vero che l'essere in potenza ha tutto quello che gli serve per realizzarsi?
Ha bisogno anche di qualcos'altro, che è fuori di sé. Ha bisogno di nutrimento. E il nutrimento dove lo trova?
Lo trova nel contesto. Lo trova nelle relazioni.
Se pensiamo a un essere, un seme: è semplice, ha bisogno di acqua, di calore e di sole, di sali minerali. Se li ha si trasformerà in una pianta.
La prole degli esseri umani è inetta alla nascita, non sopravviverebbe se non ci fossero le cure parentali. Oltre al nutrimento dell'acqua, del cibo, della luce, dell'aria, gli esseri umani, fin dal momento in cui vengono concepiti, hanno bisogno di relazioni: siamo animali sociali.
Abbiamo bisogno di essere immersi nelle relazioni per avere un nutrimento indispensabile per realizzarci.
La chiave di questo nutrimento è la qualità, ossia non tutti nutrienti sono della medesima qualità. E questa qualità va ricercata e va offerta, va trovata, non possiamo darla per scontata, non è detto che ce l'abbiamo a portata di mano.
Il nostro intento pedagogico e didattico è allora creare occasioni, generare questi percorsi pensando di mettere a disposizione delle occasioni, delle esperienze dentro la scuola e fuori dalla scuola.
Per i bambini, per i giovani, ma anche per gli adulti e gli anziani.
Perché sempre le neuroscienze ci dicono che noi continuiamo ad apprendere per tutta la vita.
Intorno ai cinquant'anni la nostra mente ha una capacità di appendere e di analizzare e creare pensiero completamente diverse dagli anni precedenti, perché i due emisferi arrivano ad un livello di integrazione l'uno con l'altro, che prima di quell’età non è raggiungibile. Questo è il motivo per cui è importante curare l’apprendimento in tutte le fasi della vita.
Oggi pomeriggio ascolteremo delle esperienze che vengono fatte fuori dalla scuola, che sono esperienze per creare questo tipo di occasioni. Riguardano ambiti diversi, questa mattina abbiamo visto la falegnameria e l’imparare all'aperto, oggi pomeriggio vedremo esperienze che riguardano tante altre materia, dalla storia all’informatica.
La materia che viene trattata è un pretesto perché, come è stato giustamente detto stamattina, tutto questo non viene fatto per costruire una professione, ma viene fatto perché la persona si realizzi. Da queste occasioni ognuno si prenderà la parte che gli è utile per costruire il suo percorso e la sua strada. La troverà, il suo lavoro lo troverà. Il lavoro ce lo creiamo. Il lavoro non c'è, forse sì forse no, comunque ce lo si può creare nel momento in cui si arriva ad una sufficiente formazione di sé.
Un altro aspetto voglio riprendere da questa mattina. Perché mi ha molto colpito e mi ha molto convinto: l'importanza di trasferire, di continuare a trasmettere.
In questa sala c'è il racconto di un percorso iniziato a metà del secolo scorso e che arriva fino ad oggi, abbiamo anche testimoni diretti di questo racconto di alcuni decenni fa.
Questa cosa non va avanti da sé. Forse faremo gli atti di questa giornata, è importante avere uno scritto, un sapere, una teoria, ma non dimentichiamoci, per non tradire tutto quello che abbiamo detto oggi, che il testo scritto non è sufficiente, se il nostro intento è creare occasioni, generare esperienze.
Concludo con la frase che c'è sulla lapide di Domenico:
Ti lascio la mia storia vergata
con la mano di una qualche speranza
(Kritos Athanasulis)

Pubblichiamo alcuni degli interventi tenuti durante il seminario “Imparare Facendo” che si è tenuto il 25 gennaio 2025 presso la scuola Primaria di Viverone. Lo facciamo in ordine sparso. Iniziamo con quello di Grazia
Verrà pubblicato il testo completo con tutti gli interventi dalla casa Editrice Multimage (Opens in a new window).
Come Chiara ha presentato Grazia il 25 gennaio a Viverone
Grazia di professione è COUNSELLOR
Non è uno psicologo, non è un educatore ma bensì è una professionista che Ti aiuta a capire che Tu hai le risorse giuste per risolvere i problemi.
Lei ha fondato una cooperativa sociale che si chiama “Piccolo Principe” (Opens in a new window) a Milano e fa servizi da cooperativa sociale, quindi si occupa degli anziani, si occupa dei ragazzi e fa interventi in vari campi. Ama gli animali e la cosa che le piace di più è fare la PET Therapy considerando la relazione con gli animali fondamentale e capace di risolvere molti problemi.