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Mettere il futuro a fuoco

Dietro le quinte di Imparare Facendo

Di Antonella Panu

Abbiamo il piacere di informarvi che i libri sono arrivati! Da domani chi si trova a Biella e dintorni potrà acquistare una copia alla libreria Robin in Via Seminari, 8 a Biella.

Subito dopo l’evento di gennaio, quando si è deciso di creare una redazione con i relatori di Imparare Facendo, durante il primo incontro, Ettore ha riferito la volontà di pubblicare gli atti e di creare la newsletter. Quando ho timidamente espresso la mia disponibilità nel dare una mano, non pensavo sarei finita a occuparmi dell’impaginazione del libro in toto. È stato un lavoro importante, fatto con impegno e passione.

Ho subito accettato di rispolverare Indesign, il programma di Adobe che si usa per fare questo lavoro, e che già avevo usato nel mio passato da studentessa di fotografia. Perché, proprio a proposito di soft skills e di Imparare Facendo, prima di studiare mediazione culturale e diventare operatrice sociale, mi sono avvicinata, e ho studiato, fotografia, un mondo che avevo conosciuto davvero da piccolissima, che mi aveva sempre accompagnato nonostante fin lì lo portassi avanti senza una vera formazione, e che è tutt’ora una grande passione, oltre che una necessità. 

La fotografia, insieme a tutte le esperienze pratiche e artistico-creative che da sempre mi accompagnano, è uno dei pilastri della mia formazione, mi hanno aiutato a sviluppare altri punti di vista, a trovare delle soluzioni diverse, ampliare la mia creatività e a trovare fiducia. Hanno creato quel che sono ora, e continueranno a farlo. È per questo che credo fermamente nell’Imparare Facendo e ho deciso di lavorare in tandem con Ettore nella realizzazione di questo libro.

Per me, la fotografia è sempre stata un’esigenza. Da quando a quattro anni prendevo in mano la vecchia macchina di mio padre e, senza rullino, giravo per casa a immaginare foto con il pensiero, fino alle foto fatte oggi con il telefono senza tante riflessioni mentre cammino per strada. La fotografia è espressione, è un linguaggio diverso, aiuta a esprimersi e obbliga a tagliare un pezzo di mondo, decidere cosa sta dentro e cosa no, a trovare soluzioni: inchinarsi, mettersi sulle punte, alzare le braccia e sdraiarsi per terra. Muoversi nello spazio, adattarsi a esso per far uscire fuori quello che tu hai già visto, che hai già pensato.

Non penso ci sia bisogno che ora mi dilunghi per esplicitare quanto tutto questo possa aiutare a sviluppare in un giovane, quanto esso possa imparare a trovare un proprio linguaggio, a potersi esprimere quando non ha altri mezzi, a sviluppare quelle abilità e quel modo di pensare che poi potrà accompagnarlo in tutto il resto della sua vita, in qualsiasi altro campo. È grazie a queste esperienze che ho imparato l’importanza e la forza dell’Imparare Facendo, ho appreso con l’esperienza quanto sia fondamentale per lo sviluppo di un futuro cittadino scoprire le proprie abilità, allenarle e svilupparne di nuove; quanto sia incoraggiante e edificante, dopo aver disperato, sbagliato e riprovato, avere tra le mani il prodotto del proprio lavoro e della propria fatica. Specchiarsi non più in qualcuno ma in qualcosa, poter essere orgogliosi di sé.

Il processo di creazione del libro è stato proprio questo: un lungo lavoro di revisione, di scambi di opinioni e di ragionamento, di scelte, errori e revisioni. È un prodotto che ha preso forma, pezzettino dopo pezzettino, dall’unione del pensiero di tante persone eccezionali. Il testo, infatti, è stato trascritto dagli interventi dell’incontro di gennaio, revisionato prima da me, poi da Ettore e poi ancora innumerevoli volte dai singoli relatori e ancora da noi, fino alla perfetta forma.

Per ogni intervento, dopo averlo letto e corretto, ho cercato l’immagine giusta che lo affiancasse tra quelle che ci sono state inviate dai relatori, da Ettore o da me. Se non la trovavo, in base al contenuto del testo, provavo a fare richieste, pensavo a una foto adatta di accompagnamento e chiedevo se fosse possibile averla. Le foto, per questo, sono un punto di forza della pubblicazione che vedrete, la ingentiliscono e dialogano con i brani, consentono di vedere materialmente ciò di cui si parla. Permettono di dare concretezza alle parole, altre volte donano un volto a chi scrive.

Oltre l’immagine di copertina, una delle più belle e forti del libro, scattata da Giuseppe Pidello, vorrei lasciarvene qui un’altra.

È la mia preferita, la foto che avrei voluto inserire a doppia pagina al centro del libro ma che per esigenze editoriali ho dovuto ridurre su una. È una foto di Ettore durante il progetto AmbientArti, ritrae dei ragazzi seduti su una panchina (ovviamente costruita da loro!) che ammirano il panorama e la vista su Cavaglià. Sulla felpa del ragazzo seduto al centro si legge “passione, amicizia, crederci”.

In questa foto c’è tutto, c’è il paesaggio così ben descritto da Giuseppe Pidello nel suo intervento, ci sono i ragazzi, l’autocostruzione, la piccola realtà, la passione e l’amicizia

C’è il futuro dello sguardo rivolto all’orizzonte (e a cui tende la mano del ragazzo fuori campo sulla destra). C’è la fiducia. Il credere in se stessi e nel futuro, personale e del mondo, che stiamo e vorremmo (auto)costruire!

Topic Atti del 25 gennaio 2025