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L’8 maggio dello scorso anno moriva Franco Cordero.

Quanti ricorderanno Franco Cordero a un anno dalla morte? Voglio dire: quanti lo ricorderanno davvero, senza confortevoli omissioni che sterilizzino e stravolgano a innocuo santino la straordinaria volontà d’impegno, la vis polemica contro nomi e cognomi del potere, e invenzione di soprannomi micidiali, di questo straordinario intellettuale pubblico?

Franco Cordero era un genio. Ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere molte persone di intelligenza eccezionale, fuori del comune, invidiabile, ma solo per Franco Cordero mi è salito prepotentemente in gola l’aggettivo geniale. Una memoria leggendaria e una cultura sterminata nei campi più diversi, e la padronanza perfetta di molte lingue per cui poteva leggere praticamente tutto in originale, erano solo gli strumenti tecnici della sua genialità.

Che si manifestava in un implacabile amore per la logica e un nauseato odio per ogni fumisteria metafisica. Il rasoio di Occam era la sua durlindana, ogni ipostasi la testa di turco da mozzare. Lo disgustava un clima culturale che laddove dovrebbe essere più critico (a sinistra), era invece infestato da ogni genere di propaggine, mutazione, di heideggerismo. Che personaggi della saga nazista come Heidegger e Schmitt, intrisi fino al midollo di mal dissimulati umori metafisici, fossero fonte di meditazione e livres de chevet per tanti intellettuali democratici lo considerava ammorbante per la cultura e per la democrazia.

La sua polemica politica e civile era sempre senza perifrasi, per colpire il peccato indicava sempre il peccatore, esemplificando nei suoi ranghi più alti, scegliendo il nemico più potente. Inchiodando queste figure, questi figuri, a tutte le loro contraddizioni argomentative e miserie morali, senza mai confondere le une con le altre. La precisione chirurgica delle diagnosi sapeva accompagnarsi con una sontuosa capacità immaginativa, che le sintetizzava in nomina diventati emblematici: il Caimano, per ricordare un solo caso. La libertà senza compromessi, che gli si imponeva come ineludibile conseguenza al dovere della verità, aveva fatto dell’eresia il filo conduttore della sua vita, e di estraneità al milieu culturale più glamour, dove troppo spesso pascolano solo “eretici con licenza de’ superiori”.

Sul finire del 2019 mi aveva annunciato che stava per terminare un romanzo filosofico (La tredicesima cattedra), chiedendomi di presentarlo quando fosse uscito. Ne sarei stato felice. Da allora non l’ho più richiamato, per viltà, poiché in quella telefonata avevo avvertito distintamente sue difficoltà nell’udito, e per timore di scoprire un accentuarsi di decadenza fisica ho procrastinato di settimana in settimana, nel periodo di quarantena, la telefonata che avevo in animo. Non me ne rammaricherò mai abbastanza. Quanto al dolore privato, riguarda solo me.

Il dolore pubblico dovrebbe invece riguardare tutti coloro che credono nel pensiero come arma di critica, e nella democrazia come esercizio di eguaglianza e di ragione, oltre che di libertà.

Lo ricordiamo su micromega.net con “Il mistero dell’intervista scomparsa (Opens in a new window)”, cioè l’intervista che doveva uscire sul Venerdì di Repubblica e che fu poi censurata per smaccati ma inconfessati motivi politici (si era in periodo di pre-referendum renziano contro la Costituzione). Cordero lo affidò a MicroMega per affinità etico-politica, premettendovi la ricostruzione dei fatti, per intransigente rispetto verso i lettori e in doveroso spregio di ogni diplomazia. Non vi fu nessuna reazione. Meno che mai solidarietà.

E lo ricordiamo in un numero speciale di mM+ (Opens in a new window), la nostra nuova newsletter settimanale in abbonamento, con un ritratto biografico (Opens in a new window) ricavato da differenti ricordi di personalità della vita pubblica usciti all’indomani della sua morte, con una nota di Elisabetta Sgarbi (Opens in a new window) che racconta perché decise di pubblicare il suo romanzo presso la casa editrice La Nave di Teseo, con un brano inedito (Opens in a new window) tratto da un’opera a cui stava lavorando e con quattro dei suoi interventi tra i moltissimi scritti per MicroMega lungo due decenni (uno è di critica giuridica implacabile (Opens in a new window) contro l’allora presidente Giorgio Napolitano, e di fatto contro quella che avrebbe giudicato una delle sentenze più vituperande della Corte Costituzionale).

Chi ha ancora passione civile e amore per la razionalità avrà sentito in questo anno, in tante occasioni di vita (in)civile, la sua mancanza. E, speriamo, la necessità di continuare le sue battaglie, ciascuno con i propri più modesti mezzi.

(di Paolo Flores d'Arcais)

DALL’ARCHIVIO DI MICROMEGA, QUATTRO INTERVENTI DI FRANCO CORDERO:

Chi abusa del processo (Opens in a new window)

Da presidente a monarca (Opens in a new window)

Etica d’una guerra partigiana (Opens in a new window)

Tripla gola. Matteo, il vicerè sulle orme di Berlusconi (Opens in a new window)

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