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Mappa Concettuale - PAPA PIO IX e il BIENNIO di RIFORME in ITALIA

L’economia italiana nel 1800 può essere definita con una sola parola: arretrata. Dal seicento la situazione dei contadini italiani non è molto cambiata e due secoli di stagnazione economica hanno affossato la penisola. Le precarie condizioni igieniche causano focolai delle più svariate malattie: epidemie di tubercolosi, vaiolo, tifo e colera si presentano ciclicamente. In questo periodo il settore industriale è composto da manifatture di piccole dimensioni dominate dalla produzione tessile, siderurgica e meccanica. Qual è la causa di questo mancato sviluppo? Prima di tutto non c’è un ceto imprenditoriale dotato di iniziativa e di risorse da investire nell’economia. Secondariamente in Italia non ci sono banche o sistemi creditizi adeguati; terzo, il mercato interno alla penisola è troppo piccolo e provinciale. Nonostante lo stato abbastanza disastroso dell’economia italiana, iniziano ad essere promosse le prime riforme politiche per migliorare la situazione. A livello politico tra il 1846 e il 1848 si avvia un processo di riforme che avrebbe portato tutti gli stati della penisola ad adottare il sistema monarchico-costituzionale. Ad avviare questa nuova stagione di riforme è il nuovo pontefice: Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, eletto nel 1846. Pio IX raccoglie intorno a sé le simpatie dei liberali e la sua popolarità è aiutata indirettamente dal tentativo dell’Austria di fermarne l’elezione. Il nuovo papa diventa così molto popolare nella penisola. Per riprendere il controllo della situazione gli austriaci ad agosto entrano nei territori pontifici e occupano Ferrara. Questo intervento porta Carlo Alberto di Savoia ad offrire il suo appoggio alla Santa Sede. Lo stesso Mazzini, da Londra, invia una lettera di supporto al papa mentre Garibaldi, che aveva fatto fortuna tra i rivoluzionari sudamericani, offre la sua spada in aiuto. Gli austriaci si ritirano, ma il popolo rimane comunque in agitazione: Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto decidono di seguire la via delle riforme indicata dal papa. Il Regno delle Due Sicilie è l’unico che non si muove di un millimetro per quanto riguarda le riforme: Ferdinando II di Borbone è un intransigente convinto. L’Italia tra il 1845 e il 1847 è investita da una crisi economica che esaspera i sudditi del Regno delle Due Sicilie. Il 12 gennaio 1848 scoppia a Palermo un’insurrezione separatista capeggiata da Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa. Ferdinando II non riesce a gestire la situazione e per guadagnare consensi cede alle richieste dei liberali e decide di concedere una carta costituzionale al regno: è il 29 gennaio 1848. Il 17 febbraio 1848 è il turno del granducato di Toscana di concedere una Carta Costituzionale, il 4 marzo il re di Sardegna concede quello che diventerà noto come “Statuto Albertino” e infine tocca al papa il 14 marzo.

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