Perché la GERMANIA è UMILIATA a Versailles?
Quella che si apre a Versailles è LA conferenza di pace, quella per sistemare le questioni europee in maniera definitiva, una volta per tutte. Il 18 gennaio 1919 nella reggia dei re di Francia, vicino ad una Parigi ancora ferita dai bombardamenti, si liberano le ambizioni, le speranze, gli odi e le frustrazioni di tutti i maggiori protagonisti europei: il continente non sarà mai più lo stesso. La cartina d’Europa deve essere cambiata per la prima volta dopo mezzo secolo: quattro imperi sono caduti e dalle loro ceneri stanno nascendo nuovi equilibri. I Quattro Grandi si riuniscono sulle scale della reggia: Woodrow Wilson per gli Stati Uniti, Georges Clemenceau per la Francia, Lloyd George per la Gran Bretagna e Vittorio Emanuele Orlando per l’Italia. Il 28 giugno 1919 i lavori sono finiti: la Germania è costretta a firmare il trattato di Versailles, un DIKTAT subito sotto la minaccia di un blocco economico e un’occupazione militare. Nonostante le perdite territoriali, la parte più pesante del Diktat è formata dalle clausole economiche e militari. La Germania è definita nel trattato come responsabile della guerra e per questo dovrà pagare. La Germania si impegna a pagare le riparazioni di guerra, tutti i danni subiti dai vincitori saranno ripagati dallo sconfitto. La cifra sarebbe stata calcolata nel 1921 a 6 miliardi e mezzo di sterline, assurda perfino per i vincitori. Per sistemare il caos in cui è caduta l’Austria-Ungheria l’intesa ha bisogno di due trattati diversi, uno per la parte Austriaca e l’altro per la parte Ungherese. Il Regno d’Ungheria si presenta alle trattative dopo un periodo di grande instabilità: nel 1918 si era creata la Repubblica d’Ungheria, sostituita nel 1919 dalla Repubblica Sovietica d’Ungheria e infine stabilizzatasi in un regno, ma senza re. Infine la Bulgaria nel trattato di Neuilly, il 27 novembre 1919, cede la Tracia occidentale alla Grecia, la Dobrugia meridionale alla Romania e un paio di comuni di confine al Regno di Serbi, Croati e Sloveni, che è inoltre costretta a riconoscere. La cartina dell’Europa è sconvolta, ma non è ancora finita. Bisogna riorganizzare le rovine dell’Impero Russo e garantire diplomaticamente questa sistemazione con un nuovo assetto mondiale più civile, un luogo di dialogo, non più dominato dal più forte o da una piccola élite di superpotenze: una Società di Nazioni.
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