Newsletter #0 - Cosa succede in Ucraina
Avremmo voluto lanciare la nostra prima newsletter portandovi alla scoperta delle storie meravigliose che caratterizzano i territori a est del meridiano tredici. Ma il momento non è adatto. Abbiamo quindi pensato di condividere con voi le cose più interessanti che abbiamo scritto in questi giorni su quanto sta accadendo in Ucraina.
(Racconti in prima persona)
“Solo una decina di giorni fa l’Ucraina era un paese diverso. Nelle ultime settimane a Kyiv c’erano un caldo e un sole inusuali. I ristoranti erano pieni, le famiglie andavano a passeggio per i parchi e i negozi. Oggi il paese intero si nasconde nei rifugi e organizza la resistenza. È successo l’impensabile”. Un nostro racconto (Öffnet in neuem Fenster) in prima persona da chi, in questi giorni, l’Ucraina ha dovuto lasciarla assieme alla popolazione in fuga.
Un’altra riflessione in prima persona è quella della nostra Claudia Bettiol, anche lei forzatamente lontana ora dalla sua casa e dai suoi affetti a Kyiv. “Non riesco a dormire, e se mi addormento faccio incubi. L’unico pensiero fisso è la guerra. La guerra in casa. Sì, perché l'Ucraina è casa mia”, racconta in questo articolo (Öffnet in neuem Fenster) per Osservatorio Balcani e Caucaso. Precedentemente, in diretta (Öffnet in neuem Fenster) su Radio Popolare, Claudia aveva ben descritto la vita nella capitale ucraina, dove abita da diversi anni.
(Mosca vuole letteralmente riscrivere la storia sulla pelle di tutti, russi compresi)
Mentre gli ucraini “si difendono da soli” (come sottolinea il presidente Zelensky) e nel farlo “difendono l’intera Europa” (secondo le parole del sindaco di Mariupol’), Putin ha aggiunto al suo valzer propagandistico surreale un invito diretto ai soldati ucraini: “passate con i russi e favorite un colpo di stato contro quella banda di drogati e neonazisti che vi governa”. Un commento (Öffnet in neuem Fenster) per Il Mulino della nostra Martina Napolitano.
Sempre Martina ha tradotto e commentato (Öffnet in neuem Fenster) per Osservatorio Balcani e Caucaso un’altrettanto surreale lezione di storia impartita dal ministero dell’Istruzione russo agli studenti delle scuole superiori. Materiali infarciti di affermazioni inesatte o deliberatamente mendaci uniti all’invito a riascoltare le parole di Vladimir Putin.
(Tra dissenso, resistenza e assistenza)
Eppure, in questi dieci giorni proprio la Russia ha dimostrato di avere molte voci contrarie a quanto sta avvenendo, come ha raccontato (Öffnet in neuem Fenster) Martina Napolitano su Osservatorio Balcani e Caucaso. Questa “altra Russia” è però ora a repentaglio: la censura in queste ore sta divenendo uno strumento ufficiale utilizzato per soffocare ogni forma di dissenso nel paese.
Forme di dissenso e resistenza si sono espresse in tutto il mondo in questi giorni e sono moltissime le realtà che si sono attivate per offrire supporto e assistenza a chi sta scappando dall’Ucraina e a chi rimane. Tra queste realtà, abbiamo segnalato dalle nostre pagine social l’appello della ONG ucraina “Vostok SOS” (Öffnet in neuem Fenster), quello rivolto a traduttori e interpreti di Translators Without Borders (Öffnet in neuem Fenster), le informazioni pubblicate dal Consolato Generale d’Ucraina a Milano (Öffnet in neuem Fenster), quelle relative alla disponibilità di alloggio (Öffnet in neuem Fenster) internazionale, nonché altre forme di supporto e donazione come questa (Öffnet in neuem Fenster) e questa (Öffnet in neuem Fenster).
(Echi – sinistri – dal mondo)
Infine, non sono mancati i risvolti di quanto sta accadendo sul piano internazionale. Mentre la Bielorussia veniva scelta come luogo per i negoziati, a Minsk si “votava” un referendum usato, scrive (Öffnet in neuem Fenster) Anna Bardazzi, “per fare propaganda”, un referendum che “di fatto non concede nessuno spiraglio alla transizione democratica, ma anzi apre le porte per l’insediamento di armi nucleari sul territorio bielorusso, fino a oggi proibite”. Più a sud invece, in Kosovo, come riassume (Öffnet in neuem Fenster) Marco Siragusa, la presidente Vjosa Osmani ha affermato che “alla luce della situazione in Ucraina, è arrivato il momento che il Kosovo entri nella Nato”. Una dichiarazione molto forte per questo paese dichiaratosi indipendente nel 2008.
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