MicroMega+, il numero del 10 febbraio 2023
Su MicroMega+ questa settimana parliamo di:
Proteste in Iran. L’attivista rivoluzionaria Neguin, intervistata da Germano Monti, racconta le mobilitazioni che vanno avanti da mesi: “Le proteste in Iran seguono il modello del Rojava, non quello delle leadership classiche (Abre numa nova janela)”, spiega. Quello che ha preso corpo nel suo Paese è un movimento per la difesa degli oppressi che evita accuratamente la costituzione di una struttura di potere piramidale, perché potrebbe accordarsi con il regime o corrompersi. La rivoluzione in Iran si ispira dunque più all’esperimento del confederalismo democratico curdo che non alla leadership politica classica. “Fino ad oggi nessuna rivoluzione guidata da una leadership ha veramente vinto, perché poi arriva la controrivoluzione”.
La guerra in Ucraina, spiega Marco d’Eramo in “Le élite sonnambule (Abre numa nova janela)”, sta alimentando l’industria bellica americana che a sua volta sta facendo volare l’economia statunitense. Sulla pelle degli ucraini. Tutto questo avviene mentre le opinioni pubbliche occidentali sono in catalessi politica.
L’anarchismo è tornato sulla cresta dell’onda a causa delle vicende e delle polemiche attorno ad Alfredo Cospito. Ma di quale anarchismo stiamo parlando? Come scrive Luigi Corvaglia (Abre numa nova janela), la Federazione Anarchica Informale rivendica l’atto di Cospito come una via immaginifica alla distruzione dell’esistente ordine sociale, un’espressione della gioia armata come fine a sé stessa. Ma questa visione è distante dalla maggioranza dell’anarchismo. Si avvicina invece a concezioni nichiliste, aristocratiche e di stampo fascista.
Sono passati vent’anni da quando la mini-pandemia SARS scoppiò anticipando tante cose che avremmo vissuto in questi anni con la Covid-19. Ogni epidemia è una storia a sé, racconta Nicoletta Dentico in “Dalla SARS al Covid: cosa è cambiato in vent’anni (Abre numa nova janela)”: ma a distanza di due decenni, nella micro-pandemia da SARS e da SARS-CoV-2 scorgiamo tratti comuni. L’origine geografica del primo focolaio, seppure resti il mistero sulle origini. La vocazione pandemica dei due coronavirus sconosciuti, nel panorama di un mondo freneticamente globalizzato. E l’allarme, in scienza e coscienza, di medici che hanno pagato con la vita la prima esposizione al virus.
Rimanendo sul tema, in “David Quammen: di pandemia, scienza e umanità (Abre numa nova janela)” Sofia Belardinelli recensisce per noi Senza respiro, l’ultimo libro dell’autore edito da Adelphi. Ricostruire la sventura collettiva della pandemia richiede, spiega, di guardare non soltanto agli effetti sociali e umani di breve e lungo periodo di quanto accaduto; è essenziale infatti comprendere quali siano state le cause prossime e remote che hanno reso possibile il verificarsi di un simile evento, perché, nella ricerca scientifica, la conoscenza del passato è uno strumento essenziale tanto alla previsione quanto alla prevenzione.
Sessant’anni fa, l’11 febbraio 1963, si suicidava Sylvia Plath, poetessa e icona scoperta e amata soprattutto dopo la morte, al termine di un’esistenza tormentata dalla depressione ma raccontata attraverso una scrittura poetica scarnificante, viva più che mai. Marilù Oliva le rende omaggio in “Sylvia Plath: storia di una poetessa che fu baciata dalla morte (Abre numa nova janela)”.
È tutto per questo numero. Grazie e buona lettura!