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“Se domani sono io”, in rivolta contro la violenza patriarcale - 23 novembre

106 vittime dall’inizio di quest’anno, 106 vite distrutte dalla violenza di un uomo. La strage patriarcale va avanti, ma la morte di Giulia Cecchettin ha smosso qualcosa di diverso, questa volta, nelle coscienze di tanti. Una rabbia, per l’ingiustizia di una morte tanto crudele, che ci sollecita ad andare ancora più in profondità nell’analisi, nella denuncia, nella rivolta. Questo speciale era già nei nostri programmi per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; acquista ora un senso diverso, è il nostro modo per dire “bruciamo tutto”, come ha chiesto Elena Cecchettin. Ma stavolta scrivere non ci basta. Stavolta vogliamo dare corpo alla nostra militanza a fianco delle donne contro la violenza, e per questo saremo in piazza a Roma, sabato 25 novembre, con uno striscione della redazione per portarci fisicamente, mente e cuore e gambe, fra le donne in lotta. Se vuoi essere in piazza con noi, ci troviamo dalle 14 all’ingresso del Roseto Comunale, davanti al piazzale Ugo La Malfa, lato Viale del Circo Massimo.

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In questo numero speciale di MicroMega+ parliamo di: la donna come soggetto, l’uomo come ruolo; chi difende le donne: il difficile lavoro dei centri antiviolenza e le associazioni che si occupano dei nuovi delitti d’onore; educazione affettiva nelle scuole, una mappa; il cinema degli Settanta che ha normalizzato la violenza e l’abuso contro le donne; la poesia in rivolta delle femministe russe.

QUESTIONE MASCHILE – La donna come soggetto, l’uomo come ruolo. Il vuoto di senso attorno al soggetto maschile nella società è un motore di violenza (Abre numa nova janela) di Federica D’Alessio
I ruoli sociali maschili che il sistema patriarcale ha costruito per incanalare la spinta competitiva maschile sono fragili per definizione. Il femminismo ha fatto esplodere questa fragilità mettendoli in discussione, ma l’unica risposta di cui sono stati capaci finora gli uomini a fronte di questo terremoto è stata quella reazionaria.

CHI DIFENDE LE DONNE – Giù le mani dai centri antiviolenza: i tentativi di strapparli al movimento delle donne (Abre numa nova janela) di Federica Rossi
Fondamentale acquisizione del movimento delle donne dal basso, per salvarsi la vita e proteggersi dalla violenza soprattutto domestica, oggi i centri antiviolenza subiscono una crescente pressione verso l’istituzionalizzazione e l’irreggimentazione in chiave securitaria e assistenzialista. Tanto che ai bandi per finanziarli accedono realtà persino sfacciatamente pro-patriarcali come i gruppi ProVita o altre congreghe di tipo religioso.

Educazione affettiva e sessuale: cosa vuol dire e chi se ne occupa (Abre numa nova janela) di Rita Rapisardi
Invocata un po’ da tutti, non senza la tentazione di cercare una panacea o una scorciatoia per non affrontare la questione in modo più profondo, l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole oggi è portata avanti da una galassia frammentata di sigle e personalità che si muovono in modo spesso disorganico, competendo fra loro per attingere a pochi fondi, e facendo spesso leva sul volontariato.

INVISIBILI – “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”. 15 anni fa Hina Saleem fu solo la prima (Abre numa nova janela) di Tiziana Dal Pra
Saman Abbas, prima di lei Hina Saleem e con loro tutte le vittime dei delitti d’onore in Italia. Provengono da famiglie immigrate, non solo musulmane. A opprimerle sono le tradizioni familiari e claniche che impongono alle donne di considerarsi una merce di scambio, da vendere attraverso i matrimoni, e per il resto accettare di rimanere sotto lo stretto controllo della famiglia. Ma quando queste donne chiedono aiuto, lo Stato non ascolta. Finché saranno negati diritti fondamentali di cittadinanza, si impedirà attivamente a tutte loro di praticare la propria autodeterminazione.

IMMAGINARI DI VIOLENZA – L’abuso normalizzato. Il cinema degli anni Settanta e le donne (Abre numa nova janela) di Sabina Ambrogi
Mentre le donne scendevano in piazza e reclamavano i loro diritti e la propria liberazione, il cinema degli anni Settanta provvedeva a rimetterle al loro posto attraverso la produzione di un immaginario violento, di normalizzazione dell’abuso, dello stupro e persino della pedofilia. Non è la prima volta nella Storia: anche la caccia alle streghe post-medievale, secondo alcune studiose, fu una reazione all’uso che le donne avevano preso a fare dei libri.

POESIE DELLA RIVOLTA – Contro l’“onnipresente violenza”: la lotta in poesia delle femministe russe (Abre numa nova janela) di Francesca Lazzarin 
Una nuova generazione di femministe russe, oggi quasi tutte riparate all’estero dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, sta svelando attraverso un nuovo uso del linguaggio poetico il trauma rappresentato per le donne dalla violenza maschile, all’interno di una società patriarcale come quella russa che, con il pieno avallo dello Stato, ritiene lo spazio domestico e chi lo abita soggetti al dominio incontrastato dell’uomo. La popolarità della loro poesia e del loro impegno testimonia la reattività della società russa, nonostante la pesante militarizzazione.

Alla prossima settimana, e buona lettura dalla redazione

*”Se domani sono io” è un verso della poesia “Si mañana no vuelvo” di Cristina Torres Cáceres, grido di dolore e rivolta delle donne in questi giorni, dopo la scoperta della morte di Giulia Cecchettin.

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