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Speciale MM+ del 12 maggio 2023 – La Francia in rivolta

Parigi brucia, data alle fiamme da un nuovo Nerone (Si apre in una nuova finestra)
di Marco Cesario

Il potere di cui si sta avvalendo Emmanuel Macron per far passare a tutti i costi la sua riforma delle pensioni è autoritario e solitario, e rappresenta per molti versi il passaggio della Francia da democrazia a una forma di autocrazia. A Parigi le violazioni dei diritti umani sono sistematiche, ma il popolo francese per ora non si arrende. Dobbiamo sostenerlo affinché non lo faccia mai.


Emmanuel Macron ha affossato la democrazia francese? (Si apre in una nuova finestra)
di Jean Quatremer
 
La Costituzione della Quinta Repubblica conferisce grandi poteri al Presidente. Ma, come osserva Jean Quatremer, editorialista di “Libération”, a partire dall’emergenza-Covid Macron ormai ne fa regolarmente abuso. E questo atteggiamento si è di nuovo palesato in occasione della riforma delle pensioni: di fronte alle proteste di piazza, l’unica risposta del Presidente è stata il disprezzo per la folla e la brutale repressione poliziesca, come nei peggiori momenti legati alla crisi dei Gilet gialli.


È ancora una democrazia? La riforma delle pensioni rivela che il re è nudo (Si apre in una nuova finestra)
di Aurélien Soucheyre

Per far approvare la riforma delle pensioni, il Presidente Macron ha più volte fatto ricorso all’articolo 49.3, che invece andrebbe impugnato solo in casi di emergenza straordinaria. Un’emergenza che nel suo caso è dovuta all’assenza di una maggioranza in Parlamento. Ma così, scrive Aurélien Soucheyre, editorialista del quotidiano “L’Humanité”, il re si rivela nudo di fronte al proprio popolo, rendendo palese la crisi democratica e istituzionale in cui versa la Francia. 


L’uomo senza scrupoli: Emmanuel Macron sta portando la Repubblica francese alla deriva (Si apre in una nuova finestra)
di Edwy Plenel

Emmanuel Macron ha affermato di non avere “alcuno scrupolo“ a calpestare i diritti del Parlamento per evitare la bocciatura della sua riforma delle pensioni. Questa ammissione proietta un’ombra inquietante sul progetto di una presidenza che, lungi dal bloccare l’estrema destra, le sta spianando la strada, abituando la Francia alla violenza antidemocratica e all’ideologia anti-egualitaria. L’analisi di Edwy Plenel, direttore del sito d’informazione Mediapart. 


La storica alleanza dei sindacati (Si apre in una nuova finestra)
di Yvan Ricordeau

L’opposizione alla riforma delle pensioni voluta da Macron ha compattato i sindacati francesi in un modo mai visto negli ultimi cinquant’anni, rilanciando il ruolo del sindacalismo nel mondo del lavoro e sulla scena politica e sociale. E dire che, come sottolinea Yvan Ricordeau, segretario nazionale del sindacato Confédération française démocratique du travail (CFDT), non vi è tanto un’opposizione totale alla riforma in sé quanto al modo in cui il Presidente l’ha portata avanti, promulgando una riforma brutale, diretta, approvata senza l’avallo del Parlamento e senza consultare le parti sociali e gli stessi sindacati. 


Perché questo movimento non somiglia a quello dei Gilet gialli (Si apre in una nuova finestra)
di Priscilla Ludosky

Gli specialisti della politica spesso fanno parallelismi tra quello che succede oggi con il movimento anti-riforma e quello che accadde all’epoca dei Gilet gialli. Ma secondo Priscilla Ludosky, attivista, femminista militante, co-fondatrice ed esponente di spicco degli stessi Gilet gialli, ci sono alcune differenze sostanziali. Il movimento dei Gilet gialli è stato avviato da persone provenienti dalla società civile, mentre la mobilitazione contro la riforma delle pensioni è guidata da partiti politici e soprattutto dai sindacati, con un’importante uso dello sciopero. Uno strumento importante ma che non può diventare l’unica forma di mobilitazione, specie di fronte alla sordità di Macron.