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MAPPA CONCETTUALE - GANDHI e la LOTTA per l’INDIPENDENZA INDIANA

Se buona parte degli imperi coloniali europei, grandi e piccoli, scelgono di aumentare la loro stretta sui propri territori d’oltremare, il più grande di loro, l’Impero Britannico, sta andando in un’altra direzione. L’Inghilterra è la prima ad avviare una politica elastica con le proprie colonie: i mandati inglesi in Medio Oriente, Iraq, Transgiordania e più tardi Arabia Saudita, sono organizzati di fatto in stati destinati a una forma di indipendenza. Il peso dell’Impero sembra esser diventato troppo grande, poco a poco i governi inglesi che si succedono nel primo dopoguerra iniziano un processo di lenta ristrutturazione dei territori d’oltremare:

la smobilitazione. Nel caso dell’Egitto, la rinuncia al protettorato è unita anche al controllo inglese sul Canale di Suez, uno degli stretti più importanti dell’intero pianeta. Un altro momento importante per quella che sta diventando la dissoluzione, lenta e organizzata, dell’Impero è la conferenza imperiale di Londra del 1926. I dominions, ovvero quelle colonie che godono già di una certa autonomia all’interno dell’Impero e avevano inviato perfino delle delegazioni proprie alla conferenza di Versailles, vengono riformati. Ma mentre i dominions possono essere definiti fedeli membri dell’Impero anche nel caso di una forte autonomia, ci sono altre regioni meno disposte ad accettare oltre questa situazione, con una sopra tutte:

l’India. A livello strategico ed economico il controllo del subcontinente indiano è vitale per l’Impero Britannico e buona parte della classe dirigente crede che la presenza inglese in India non possa essere messa in discussione. Ma durante la Grande Guerra la solidità del controllo britannico vacilla: la perdita di risorse ed energie porta i movimenti nazionalisti a diventare sempre più forti. Negli anni ‘20 il Congresso Nazionale Indiano diventa ufficialmente un partito politico e inizia uno scontro per l’indipendenza nei confronti dei colonizzatori. La dinamica di questa lotta è dettata da uno dei leader più prestigiosi del Congresso, un induista e avvocato di educazione occidentale: Mohandas Karamchand Gandhi. Nel 1931 Gandhi partecipa alla seconda conferenza di Londra, la prima era stata annullata per mancanza della delegazione indiana, dove gli inglesi cercano di mediare con gli indiani il futuro del subcontinente. Il documento finale della conferenza è quella che potrebbe essere definita come proto costituzione della futura India indipendente. Ma la Gran Bretagna cerca in ogni modo di rallentare questa evenienza, l’India è in fin dei conti sempre “il gioiello della Corona dell'Impero britannico”. Però le riforme varate dagli inglesi non riescono a calmare gli animi; nel 1935 il diritto di voto è nuovamente ampliato, raggiungendo il 15% della popolazione, e le autonomie vengono aumentate, ma non basta. La volontà del Mahatma Gandhi e dei suoi proseliti è troppo grande: l’India, a costo di anni di lotta continua, sarà indipendente.

MAPPA:

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