MAPPA CONCETTUALE - La TERZA GUERRA d’INDIPENDENZA ITALIANA (1866)
Dopo l’armistizio a sorpresa di Villafranca del 1859, i territori del Veneto erano rimasti in mano all’Austria: da quel momento Vittorio Emanuele II aspetta solo l’occasione giusta per agire. Ora, il momento è arrivato. Per i patrioti più convinti non è solo il Veneto a mancare alla lista: Trentino, Friuli-Venezia Giulia e Lazio sono territori reputati culturalmente e storicamente italiani. Per questo devono essere conquistati. Per il momento però il Lazio, con Roma, è intoccabile: papa Pio IX è difeso dalla Francia e attaccare ciò che rimane dello Stato della Chiesa è fuori discussione. Per il Veneto invece, alla fine del 1865 si presenta un’occasione unica: Otto von Bismarck, Primo Ministro prussiano, bussa alla porta del re d’Italia. L’offerta di Bismarck è semplice: un’alleanza militare tra Prussia e Italia in funzione antiasburgica. Nel 1866 la tensione tra Austria e Prussia è alle stelle: a metà giugno scoppia lo scontro per il futuro della Germania. Il Regno d’Italia, tenendo fede ai patti, dichiara guerra all’Austria cinque giorni dopo. Il 20 giugno 1866 ha inizio la Terza Guerra d'Indipendenza. Il 24 giugno a Custoza gli italiani, nonostante la superiorità numerica, vengono sconfitti dagli austriaci. Questa disfatta avrebbe messo fine alla carriera del generale La Marmora. Un mese dopo, a Lissa, vicino alle coste croate, la marina militare italiana dell’ammiraglio Carlo Pellion di Persano viene duramente sconfitta. Gli unici successi italiani arrivano dai Cacciatori delle Alpi che, guidati da un ormai vecchio ma sempre energico Giuseppe Garibaldi, riescono a penetrare in Trentino il 21 luglio. Ma è la Prussia a decidere con le sue vittorie le sorti della guerra: il 3 luglio 1866 a Sadowa l’esercito austriaco è duramente sconfitto dai prussiani. Napoleone III interviene di nuovo come mediatore tra l’Imperatore Austriaco e il Re d’Italia. Per questo ogni territorio ceduto dagli austriaci sarebbe passato prima alla Francia e poi ceduto ai Savoia. L’amarezza è tanta a Firenze, capitale dal 1865. Nonostante i guadagni territoriali rimane l’umiliazione per le varie sconfitte e per l’intervento diplomatico di Napoleone III. La Pace di Vienna aveva mostrato la debolezza diplomatica dell’Italia, la guerra ne aveva evidenziato la debolezza militare. Mentre il governo è impegnato nelle trattative, il sud è di nuovo in subbuglio: a settembre Palermo insorge. Non aiuta inoltre l’aperta ostilità della Chiesa e di Pio IX. Infatti il papa si era rifiutato, alla sua fondazione, di riconoscere il Regno d’Italia.
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