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Mappa Concettuale - Le IDEE di ITALIA nel RISORGIMENTO

Mazzini e la sua Giovine Italia hanno davanti sfide quasi impossibili; riusciranno dove tanti altri hanno fallito? Già nel 1833-34 l’entusiasmo trasmesso dal messaggio mazziniano e della Giovine Italia provoca numerose rivolte in tutta la penisola. Ma uno dopo l’altro i tentativi insurrezionali in Liguria, Piemonte, Emilia e Toscana falliscono, con arresti e condanne a morte. Giuseppe Garibaldi è costretto poi a fuggire in Sud America per salvarsi la vita. Considerando i cocenti fallimenti e la quantità sempre crescente di morti sulla coscienza, Mazzini cade nel 1836 nella “tempesta del dubbio”. Nel 1837 Mazzini si trasferisce a Londra e inizia un processo di rifondazione della Giovine Italia, più vicina questa volta agli operai. Da queste idee nel 1839 sorge la “seconda Giovine Italia”. Nel 1844 si presentano in Calabria due ufficiali veneziani della marina austriaca, segretamente membri della Giovine Italia. Attilio ed Emilio Bandiera tentano di provocare una rivolta tra la popolazione calabrese; lo sbarco avviene il 16 giugno 1844. Nel 1845 vengono sedate altre insurrezioni mazziniane in Romagna. Nonostante gli sforzi, la Giovine Italia ha di nuovo fallito. Uno dei primi ad allontanarsi dalle idee rivoluzionarie di Mazzini è il repubblicano Carlo Cattaneo. Per Cattaneo si dovrebbe realizzare una federazione di repubbliche, stile Stati Uniti o Svizzera, fondata sulla sovranità popolare e sull’uguaglianza sociale. Tra i sostenitori del federalismo democratico troviamo il repubblicano Giuseppe Ferrari, esule in Francia dagli anni ‘30. Con il fallimento dei moti mazziniani in Italia si crea un’altra idea, totalmente opposta alle idee democratiche, rivoluzionarie e repubblicane: l’idea liberal moderata. I liberal moderati si concentrano su tre questioni principali da affrontare: l’introduzione di riforme da parte dei sovrani, l’abbattimento delle barriere doganali e la promozione della cultura, della scienza e dell’economia. All’interno dei liberal moderati ci sono tantissimi cattolici come Alessandro Manzoni e il sacerdote Antonio Rosmini Serbati. A Firenze, nel Granducato di Toscana, è importante la rivista “Antologia” di Giovan Pietro Vieusseux intorno alla quale si sarebbe formato un circolo di intellettuali cattolici e liberali. Tra i cattolici liberali si crea anche un’altra corrente, definita “neoguelfa”, dai guelfi, i sostenitori del papa nel Medioevo. Il neoguelfismo però trova subito critici accesi: Francesco Domenico Guerrazzi e Giovanni Battista Niccolini. I due anticlericali e repubblicani danno vita al movimento “neoghibellino”, dai ghibellini, i sostenitori dell’imperatore nel Medioevo. Ma la voce più ascoltata del riformismo moderato piemontese è quella di un altro intellettuale: Massimo d’Azeglio. Il progetto monarchico-federalista viene sostenuto anche dal piemontese Giacomo Durando nel suo libro del 1846 Della nazionalità italiana. Importante il suo Degli ultimi casi di Romagna del 1846 in cui denuncia l’arretratezza dello stato della Chiesa.

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