Passa al contenuto principale

Operazione Squat: Exarchia e l’integrazione dei migranti

Sono decine di migliaia le persone migranti che vivono nei campi di accoglienza sulle isole greche del mar Egeo. Eppure, «queste strutture erano state costruite per accogliere soltanto una frazione di quel numero», afferma Boris Chershirkov, portavoce dell’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Grecia.

Come afferma Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale ed esperta di migrazioni, le cronache di questi giorni parlano di “proteste violente” da parte dei residenti delle isole. E di una repressione severa da parte della polizia. Il nuovo aumento dei flussi lungo la tratta greco-turca (gli arrivi sulle coste del paese ellenico sono raddoppiate tra il 2018 e il 2019, ma resta significativamente al di sotto dei livelli del 2015) “ci dice che la situazione dei rifugiati siriani in Libano e Turchia è terribile”, spiega ancora Camilli.

Ma più in generale il focolaio delle isole greche solleva dubbi sulla gestione dei flussi migratori da parte dello stato greco e dell’Unione europea: i campi di accoglienza possono assorbire i migranti e richiedenti asilo in arrivo in Europa? Se sì, come? Ed è possibile immaginare delle alternative razionali alle modalità utilizzate finora?

La repressione degli squat e dei movimenti a Exarchia, Atene

Sebbene la gestione dei flussi migratori da parte del neo-insediato governo greco di Nuova Democrazia e guidato da Kyriakos Mitsotakis abbia fatto alzare più di qualche sopracciglio in giro per l’Europa, non è certo la prima volta che Nuova Democrazia si sia contraddistinta per una politica repressiva nei confronti di migranti e rifugiati.

Nel corso degli ultimi mesi, ad Atene, nel quartiere di Exarchia, il nuovo esecutivo (Nuova Democrazia ha anche vinto le elezioni locali nella Capitale nella primavera del 2019) si è contraddistinto per una politica di sgomberi di occupazioni di edifici abbandonati che ospitavano migranti e rifugiati.

Il risultato dell’azione volta ristabilire ordine e normalità nel quartiere? La militarizzazione.

Secondo il governo, gli squat sono luoghi dove non vige la legge dello stato e non vengono garantite le condizioni minime di igiene e sicurezza per i residenti.  Ma dal 2015 in poi, le occupazioni coordinate dai movimenti anarchici e anti-autoritari – comunemente dette squat in inglese – hanno rappresentato, a tutti gli effetti, un’alternativa all’accoglienza tramite i grandi campi.

Il risultato dell’azione volta ristabilire ordine e normalità nel quartiere? La militarizzazione. Dalle ore undici del mattino in poi, le vie del quartiere sono piene di agenti in tenuta anti sommossa che scorrazzano in scooter 50cc. Anche per evitare che gli edifici sgomberati vengano ripopolati.