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LA NEWSLETTER DEL GIOVEDÌ DI ANDREA BATILLA

FRAMMENTAZIONE E ANSIA

È molto difficile, in questo momento di passaggi epocali, trovare forme di comprensione per chi, come i designer, si devono accollare quasi tutto il peso dell’impresa. Si gioca a indovinare i nomi, si criticano le scelte anche in maniera feroce, si pensa di avere una soluzione migliore. Ma la verità è che esprimere giudizi circostanziati e profondi è molto difficile perché nessuno di noi si è mai seduto a parlare di strategie con Alessandro Michele o Demna o Sabato de Sarno. Nessuno di noi sa veramente cosa gli sia stato chiesto e cosa siano capaci di fare, a che punto riescano a spingersi, mantenendo intatto quel fragile bilanciamento tra salvaguardia dell’identità personale e risultati economici. 

Se chiedessimo ad un matematico di mettere nella stessa equazione questi due fattori probabilmente ci direbbe che sono incommensurabili e che non possono coesistere all’interno della medesima funzione matematica.

Eppure ogni giorno quello che si aspetta il mondo è esattamente questo: un geniale autore che ci racconti una favola affascinante che si trasforma poi in vendite milionarie. Perché l’una cosa senza l’altra non può esistere.

Da una parte il lato artistico dei creatori di moda sembra essere sempre più necessario alla sopravvivenza di un brand. Chanel, che venderebbe anche con i negozi chiusi, ha preso la decisione di affidare la direzione creativa a Matthieu Blazy che non è esattamente uno che si occupa di quiet luxury.

Dall’altra è sempre più difficile giudicare il lavoro di qualcuno senza avere davanti i dati di vendita. Questo vale non solo per la moda ma anche per la musica, per l’arte, per il design. Tutto deve avere un riscontro di mercato per poter entrare nella categoria dei progetti giudicabili.

E i dati sono, oggi più che mai, disponibili per tutti. Ci sono classifiche per qualunque cosa: vendite, mercati, borsa, social media, desiderabilità. Ogni progetto deve essere ossessivamente riportato a una tabella di numeri.

Quando si parla di MiuMiu e della sua crescita astronomica non esiste un solo analista o critico di moda che cerchi di capire cosa c’è che funzioni nei contenuti che il marchio sviluppa. È solo hype che genera altra hype che a sua volta genera altra hype.

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