#5 Brutalist London
L’anno scorso ho passato due settimane a Londra da sola. Ero lì per godermi la città, studiare e scrivere. Ho scritto poco, ma girato tanto e la città, come al solito, si è presa il suo spazio sorprendendomi e incuriosendomi, sempre come se fosse la prima volta. Un sabato mattina sono andata a Portobello Road: è stata una pessima idea. C’era il mercato, ok, ma erano anni che non vedevo così tanta gente; quindi, sono scappata e ho scelto di seguire quella che io chiamo “la via dell’acqua”, uno dei miei modi preferiti di muovermi per Londra, seguendo letteralmente i corsi d’acqua. Volevo seguire il Regent’s Canal da ovest verso est e per un po’ ci sono riuscita. È una prospettiva bellissima, silenziosa e, appunto, acquatica, ma qualcosa è andato storto e mi sono trovata a un certo punto nel famoso “middle of nowhere” non so se per colpa mia o di Google Maps. Fatto sta che dal poetico lungo canale con le house boats e i cigni, sono passata a una strada trafficata e rumorosa: volevo andarmene subito e tornare nel verde. Ho preso un bus più o meno a caso ed era pieno di gente, me ne sono stata in piedi incollata al finestrino con odori e umori umani addosso per un po’; non il migliore dei viaggi, ma girare in bus per Londra per me è sempre un ottimo modo per ritrovare l’orientamento e imparare qualcosa sulla città.
Passando, ho riconosciuto Abbey Road con gli studios e il famoso attraversamento pedonale dove ancora in tanti si fanno scattare la fotografia copiando la posa iconica dei Beatles in fila uno dietro l’altro. Poco più avanti, però, non mi aspettavo di trovare invece un’enorme colata di cemento. Un ammasso gigantesco, profondo, lunghissimo. Il bus non si è fermato ma mi è bastato un colpo d’occhio per inserire mentalmente quel monumentale blocco grigio nella mappa della Londra Brutalista. Ero passata davanti all’Alexandra Road Estate.
Lo stile brutalista è piuttosto divisivo: piace o non piace. Io che non amo particolarmente i fronzoli, lo trovo molto affascinante. Gli edifici brutalisti sembrano sempre un po’ alieni con le loro linee nette, la pietra nuda, lo scarto della bellezza in favore della funzionalità. Sono architetture nate nel secondo dopo guerra: bisognava ricostruire, e anche alla svelta e così eccoli lì ancora oggi, immensi e, appunto, brutali. Il nome deriva dal francese: il “béton brut” di Le Corbusier, il cemento grezzo che caratterizza appunto questo stile architettonico. Il brutalismo celebra l’efficienza, non di certo l’estetica, rappresenta una rottura e il recupero delle, diciamo, funzioni vitali della città. Gli edifici brutalisti sono di solito monumentali e svolgono funzioni pubbliche: abitative, ma non solo. Riportano all’essenza stessa della città in un periodo di rinascita dopo la devastazione.
A Londra ce ne sono diversi e piuttosto celebri e in questa passeggiata virtuale, ho scelto alcuni di loro come protagonisti.
Per molti, la Londra brutalista è rappresentata dal Barbican Estate. Costruito tra il 1965 e il 1976 su una zona distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, è una vera città nella città, definito dalla Regina Elisabetta una “meraviglia del mondo moderno”. I progettisti, Chamberlain, Powell e Bon, hanno puntato tutto sulla funzionalità e il Barbican Estate si presenta come una città fortificata che all’interno delle sue mura contiene tutto ciò che una “città ideale” deve avere: case, piazza, verde, parco giochi, chiesa, scuola, biblioteca, centro culturale, teatro, cinema. L’essenziale, appunto. E verrebbe quindi da domandarsi, o forse, anzi, affermare: cosa fa di una città, una città? Nato come progetto popolare, oggi è “vittima” della gentrification, ça va sans dire: la Blake Tower, un tempo ostello, ora è un condominio di lusso.
Il Barbican è in pieno centro, nella City, e può ospitare fino a 5000 persone, oltre che il Barbican Centre, centro culturale noto in tutto il mondo. Non è un caso che l’architettura brutalista accolga istituzioni culturali, anche il National Theatre, sulla riva sud del Tamigi, paragonato dall’allora Principe Carlo a una centrale nucleare per le sue fattezze, è un’icona della Londra brutalista e riferimento importante non solo in Gran Bretagna. Attaccato c’è il Southbank Centre: il più grande centro artistico d’Europa. Insieme i due complessi, che finiscono per fondersi, definiscono in modo netto l’estetica della riva sud dove il grigio e il cemento si mescolano alle bancarelle colorate e ai food truck sempre frequentatissimi.
Per quanto divisivo, quindi, il brutalismo attrae, anche se le sue intenzioni originali sono in totale e stridente contrapposizione con i valori e le esigenze odierne: non è un peccato – o forse una forma di nostalgia – che complessi residenziali e anzi urbani pensati per accogliere, tutelare e spronare i cittadini in rinascita oggi siano a disposizione di chi può permettersi determinati standard, nel turbine inarrestabile della gentrification? A proposito: se cercate un alloggio per il prossimo viaggio, lo Standard Hotel, di fronte alle guglie di St. Pancras, è un edificio brutalista del ’74 riconvertito in un bell’albergo. I prezzi sono alti, ma non irraggiungibili, pensateci se desiderate immergervi nell’esperienza brutalista (anche un po’ capitalista) fino in fondo.
Ma torniamo al mio colpo d’occhio dal bus: l’Alexandra Road Estate. Esempio grandioso (ed economicamente esoso) di social housing, questo complesso architettonico è stato costruito tra il 1972 e il 1978, si trova a Camden e si allunga parallelo alla ferrovia, dalla quale è isolato acusticamente proprio dai suoi stessi edifici. Anche in questo caso, il progetto non prevedeva soltanto appartamenti, ma spazi comuni, scuola, un club e zone verdi. Ancora una volta è il cemento armato a caratterizzare la struttura e a renderla così impattante.
Il brutalismo rappresenta una delle tante facce della città e da freddo e funzionale, oggi è ammirato e esaltato; oltre agli edifici che ho nominato ce ne sono altri famosi e meta di pellegrinaggi tematici per gli amanti di questo stile, ve li elenco (e “mappo”)qui:
- The Trellick Tower (Si apre in una nuova finestra)
- The Brunswick Centre (Si apre in una nuova finestra)
- Centre Point (Si apre in una nuova finestra)
- Thamesmead (Si apre in una nuova finestra)
- Brixton Recreation Centre (Si apre in una nuova finestra)
- Economist Building (Si apre in una nuova finestra)
- One Kemble Street (Si apre in una nuova finestra)
- Keeling House (Si apre in una nuova finestra)
Attraverso tutti questi edifici, il brutalismo ha plasmato il paesaggio urbano già sfaccettato della capitale britannica, suscitando dibattiti e controversie ma lasciando un'impronta indelebile nel panorama architettonico. Nonostante le critiche e i tentativi di demolizione, gli edifici brutalisti continuano a essere apprezzati e preservati come testimonianza del loro valore storico e culturale. Il brutalismo a Londra non è solo un insieme di strutture in cemento grezzo, ma l'espressione tangibile di un'epoca di cambiamento e sperimentazione, un simbolo di resilienza e innovazione che continua a ispirare e affascinare architetti, urbanisti e appassionati di tutto il mondo.