#3 Il cimitero di Highgate
Dopo una lettura così gotica, anche la passeggiata di questo mese ha toni oscuri e misteriosi. Gennaio, con le sue nebbie, le giornate brevi e il freddo pungente è poi il mese perfetto per avventurarsi tra i viali di un antichissimo cimitero.
Avevamo già parlato della fama di Londra di città altamente infestata dagli spiriti: la sua storia lunga ha riportato tantissime leggende riguardo vecchi abitanti che non hanno mai abbandonato i loro luoghi, e allo stesso tempo sappiamo tutti che la Londra di oggi sorge – letteralmente – su un passato i cui resti hanno alimentato le fantasie di chi vive e di chi visita la città. C’è questo mantello misterioso che avvolge la metropoli, rendendola da secoli ambientazione perfetta per storie truci, che hanno come protagonisti criminali, sì, ma anche tanti spiriti.
Camminando per Londra, incapperete in moltissime possibilità di visitare il lato oscuro della città: diversi tour a piedi vi accompagneranno nelle viscere più profonde, oppure vi porteranno nei luoghi che hanno ospitato personaggi passati poi alla storia, reali o immaginari che siano. C’è questo filo sottile che divide la realtà dalla fantasia, ma tanto vale arrendersi e prendere ogni storia che la città ci offre come tale: farsi pervadere dalla suggestione è uno dei patti a cui è necessario scendere per farsi accogliere e anche un po’ travolgere da questa città tanto immaginata, quanto immaginaria.
Noi, per ora, rimaniamo nella realtà. Londra, nell’Ottocento, è cresciuta a un ritmo impressionante. Gli abitanti si sono moltiplicati nel corso dei decenni ed è sulla pista di lancio per diventare la metropoli che conosciamo. Non dobbiamo immaginarla come oggi, naturalmente. Era un luogo a tratti inospitale, caotico, poco igienico, incapace di stare al passo con la velocità della sua trasformazione.
Per avere un riferimento, ecco come la descrive Anthony Capella nel romanzo Il profumo del caffè. La Londra di cui parla questo libro è della fine dell’Ottocento e quindi successiva a quella che andremo a sorvolare, però mi piace che arrivino tutta la confusione e la moltitudine poliedrica di vite, odori e rumori che la città offriva:
“Attraversiamo ora Londra, da St John's Wood a Limehouse. Detto così non sembra entusiasmante, vero? Permettetemi allora di formulare l'invito in modo diverso. Attraversiamo la città più grande e popolata del mondo nel momento di massimo splendore, in un viaggio in cui, se decidete di accompagnarmi, vi serviranno tutti i vostri sensi. Quassù, dalle parti di Primose Hill, l'aria - annusatela! - è relativamente fresca, con solo un vago sentore di zolfo prodotto dai fuochi di carbone e dai fornelli accesi in tutte le case perfino in questo periodo dell'anno. Il vero divertimento comincia da Marylebone in poi. Le carrozzelle a due ruote e le carrozze esalano un odore intenso di cuoio e di sudore di cavalli; le ruote sbattono sull'acciottolato, e gli escrementi morbidi e umidi degli animali si accumulano nei canaletti di scolo. Le strade sono paralizzate dal traffico: carretti, carrozze a quattro ruote, grandi e piccole, a quattro o due cavalli, con il tetto ripiegabile, calessi, coupé, landò, clarence a quattro posti e carrozzelle tentano di farsi largo, ciascuno per raggiungere la propria destinazione. Alcuni veicoli hanno la forma di enormi cappelli a cilindro, con il nome del cappellaio dipinto in caratteri dorati. I peggiori autisti sono i conducenti degli omnibus che si spostano a destra e a sinistra della carreggiata e si affiancano ai pedoni, cercando di convincerli a montare a bordo per due penny o, per la metà della somma, a salire sul tetto. Poi ci sono velocipedi e biciclette, i branchi di oche condotte al mercato, gli uomini-cartellone che fendono la folla con le loro pubblicità di ombrelli e altri prodotti, e le lattaie che vanno in giro per le strade con un secchio e una mucca, aspettando che qualcuno le fermi per comprare il latte. I venditori ambulanti esibiscono vassoi di torte e paste; le fioraie vi mettono in mano fiori di lupino e calendule; pipe e sigari contribuiscono alla miscela con il proprio aroma pungente. Un uomo che arrostisce aringhe di Yarmouth su un braciere vi agita sotto il naso un pesce infilzato in una forchetta. «Pesce arrosto!» grida con voce roca. «Due penny per un'aringa abbrustolita». Immediatamente gli fa eco un coro di altre grida. «Caldarroste belle calde, venti per un penny... Lucido nero per pelli, mezzo penny... Le buone noci, sedici per un penny...» sbraitano i venditori ambulanti. «Rape, le belle rape» ruggisce un contadino su un carretto trainato da un asino. Le ruote degli arrotini sibilano e fanno scintille quando toccano le lame. I mendicanti offrono scatoline da un penny di fiammiferi, tendendo la mano senza parlare. E ai margini dell'assembramento, come sempre, ciondolano le figure spettrali dei più miseri, senza scarpe, né pane, né casa, né denaro, sempre in attesa di un'opportunità.”
Immaginatevi il caos. Prima era peggio. In quel prima ci sta soprattutto l’odore. Degli animali, ma anche dei morti. In una città che aumenta di popolazione, aumentano anche le morti. Dove si mettevano i cadaveri, in una metropoli in espansione? Un po’ dappertutto, verrebbe da dire. Venivano improvvisate sepolture illegali anche in zone abitate. I cadaveri venivano poi spesso cosparsi di calce, così che la decomposizione avvenisse più velocemente e lo spazio tornasse disponibile. Per non parlare degli scandali; succedeva spesso che i corpi venissero rubati per poi essere venduti alle scuole di anatomia, oppure smembrati, per occupare meno spazio. Le bare venivano danneggiate per sottrarre il legno o le parti metalliche. E direi che non vado oltre: avete capito.
La situazione era diventata insostenibile sotto ogni punto di vista, così, intorno al 1830 viene presa la decisione di costruire sette cimiteri ad anello intorno alla città, in modo che i morti avessero un luogo decoroso per il loro riposo eterno lontano da case e spazi diciamo civili. Il primo cimitero a essere costruito è stato quello di Kensal Green, a cui seguiranno gli altri sei: Highgate, Abney Park, Brompton Cemetery, Tower Hamlets Cemetery Park, West Norwood Cemetery, Nunhead. Si tratta dei Magnificent Seven Cemeteries, cimiteri monumentali ispirati al Père Lachaise di Parigi. Il più conosciuto ancora oggi è quello di Highgate, che è stato il terzo in ordine di costruzione, risale al 1839 ed è opera del paesaggista David Ramsey e dell’architetto Stephen Geary. Si trova nella zona nord di Londra, nel borough di Camden, ospita circa 53000 tombe, per più di 170000 persone sepolte.
Nel giro di poco tempo, Highgate è diventato il cimitero più ambito: personaggi di spicco e famiglie benestanti volevano aggiudicarsene un angolo come dimora definitiva e così in effetti è stato e si tratta ancora oggi di un luogo affascinante proprio perché ricco di tombe e monumenti elaborati e importanti. Ad Highgate sono sepolte, infatti, molte personalità conosciute: è famosissima la tomba di Marx, per esempio. Se non siete mai state ad Highgate e non avete avuto modo di visitarla, ecco una descrizione – non troppo entusiasmante - che ne fa Neri Paoloni nel libro Not just another guide to London:
“Il monumento funebre è decisamente brutto. Il bronzo è verdastro, la base sproporzionata rispetto al busto, che appare come insaccato nel plinto di marmo chiaro, la testa è ritratta con barba, baffi, sopracciglia e capigliatura imponenti, che ne fanno una figura goffa, anche se realistica. Lo sfondo è quello di un folto bosco incolto. Affiancano il monumento altre tombe d'epoca e, d'intorno, le sepolture a raso di "compagni" che hanno voluto essere tumulati accanto al Maestro, molti di paesi africani e asiatici.”
Come dicevo, Marx non è il solo, ad Highgate riposano anche, tra gli altri, George Michael, George Eliot e Christina Rossetti. Il successo di questo cimitero è stato tale che nel 1854 la London Cemetery Company ha acquistato altri 19 acri di terra per allargarlo e Highgate ha assunto così l’aspetto che conserva tutt’oggi: una parte est più recente e una parte ovest più antica e suggestiva separate da un viale, Swain’s Lane. Fin qui tutto bene. Ma qualcosa di strano deve pur succedere, a cominciare dalle “tombe esplosive”. C’è stato un periodo, in epoca vittoriana, di grande attrazione per l’antico Egitto, al punto da desiderare delle sepolture diciamo simili. Nel cimitero sono state quindi costruite delle catacombe, che prevedevano però sepolture superficiali. Per evitare gli odori della decomposizione, le tombe venivano ricoperte di piombo, che causava però un accumulo di gas all’interno, causa dell’esplosione. Il problema è stato risolto attraverso fori e tubicini esterni ma ha comunque alimentato una certa atmosfera macabra, sfociata poi in leggende che sopravvivono ancora oggi.
Fino al Novecento, Highgate è stato di gran voga, poi è andato in declino, fino al totale abbandono, dopo le due guerre mondiali. All’inizio degli anni Sessanta è stato dichiarato il fallimento e il cimitero ha chiuso a tutti gli effetti. Nel giro di poco tempo è diventato una giungla: immaginatevi i monumenti ricoperti di rampicanti, le lapidi in rovina, il viale invaso da piante ed erbacce. Non era più un luogo di pace, ma la scenografia ideale per storie del terrore. Sono iniziate le apparizioni, i rumori, i misteri. Animali morti, occhi infuocati avvistati oltre le cancellate e tante storie di questo tipo, sempre alimentate dalla stampa locale che aveva iniziato a ricevere decine e decine di lettere. La leggenda più famosa, e forse la più inquietante, è quella del vampiro di Highgate. Siamo negli anni Settanta quando iniziano a girare voci su un vampiro che abita il cimitero. Pare si tratti di un nobile medievale originario della Romania, praticava magia nera e i suoi seguaci avevano portato il suo corpo in Inghilterra, per seppellirlo dove poi sarebbe sorto il cimitero di Highgate. Stando alla leggenda, un gruppo di satanisti lo avrebbe riportato in vita ed ecco quindi che, tra le tombe di Highgate, si aggira una figura alta e scura, veloce, la cui presenza è capace di abbassare improvvisamente le temperature e fermare gli orologi. Due esperti di magia nera si sono sfidati nella caccia al vampiro, con l’obiettivo di stanarlo e ucciderlo una volta per tutte, ma la foga generale ha portato a un coinvolgimento impressionante: una sera di marzo del 1970 decine di persone si sono date appuntamento davanti al cimitero armate di forche e aglio per dare la caccia al mostro. Nessuno è riuscito nell’impresa e il vampiro di Highgate è passato alla storia, così come la leggenda di altre presenze, più o meno innocue, che si dice popolino il cimitero.
Negli anni Ottanta Highgate è stato acquistato da privati ed è oggi aperto e visitabile, se ne prendono cura i Friends of Highgate Cemetery che si occupano anche delle visite guidate, necessarie per avventurarsi nella parte più antica.
Highgate fino all’avvento delle ferrovie era un villaggio fuori dalla città e oggi, anche se fa a tutti gli effetti parte di Londra, ha comunque un’atmosfera diversa e pacifica, immerso com’è nel verde. Non è difficile credere che si tratti di un quartiere oggi tra i più costosi ma vale una visita; oltre a una passeggiata nel cimitero incontrerete quella che è stata la casa di Samuel Taylor Coleridge e il The Flask, un pub di origini seicentesche dove erano soliti incontrarsi i poeti romantici Shelley, Keats e Byron.