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Mappa Concettuale - La QUESTIONE ROMANA e la BRECCIA di PORTA PIA

La morte di Cavour nel giugno del 1861 non spegne i sogni di vedere Roma capitale del regno. Inizia il dibattito su come agire. I liberali moderati preferiscono accordarsi con la Chiesa mentre i democratici credono fortemente nell’azione rivoluzionaria. Il problema è che non solo Roma è la sede dei papi ma l’imperatore dei francesi, Napoleone III, dai tempi della Repubblica Romana aveva inviato truppe per difendere l’indipendenza di Pio IX. Marciare su Roma quindi non è possibile: il Regno d’Italia non può permettersi di scendere in guerra con la Francia. Nel marzo 1862 Urbano Rattazzi diventa il nuovo presidente del consiglio: la questione romana non sembra trovare una soluzione diplomatica. L’iniziativa passa a chi ha voglia di sporcarsi le mani: i democratici. Un corpo di spedizione di 2000 uomini sbarca in Sicilia e, ancora una volta, il loro comandante è Giuseppe Garibaldi. L’obiettivo è ripetere l’impresa dei mille ma, dopo un primo tentativo stroncato sul nascere in Veneto, con una nuova meta: Roma. A mettere i bastoni tra le ruote di Garibaldi è invece Napoleone III. Venuto a sapere della spedizione invia immediatamente un ultimatum al Regno d’Italia. Intervenire in difesa del Papa o subire le conseguenze di questa palese complicità. Rattazzi si piega alle richieste francesi e l’esercito regolare viene inviato per fermare i garibaldini. Le due colonne si incontrano il 29 agosto 1862 in Calabria, sull’Aspromonte. In questa occasione soldati italiani sparano contro italiani. Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi e autore dell’impresa dei mille, viene ingloriosamente arrestato come un brigante qualunque e portato, ancora convalescente, al forte di Varignano. Per Rattazzi la vergogna è troppo grande. Per questo, pochi mesi dopo si dimette per lasciare posto a Luigi Carlo Farini, che accantona per un po’ la questione romana. Solo Il governo Minghetti, insediatosi nel marzo 1863, avrebbe riavviato le trattative diplomatiche con lo Stato Pontificio e il suo protettore, l’Impero Francese. Dopo mesi di trattative nel 1864 si trova un compromesso con la Francia: la Convenzione di Settembre. C’è un problema: Pio IX non ne vuole sapere. Non solo, in tutta risposta a dicembre il papa pubblica in appendice all’enciclica “Quanta Cura”: il Sillabo. Tra i vari punti della Convenzione di Settembre, per simboleggiare la rinuncia alle aspirazioni su Roma, la capitale viene spostata da Torino a Firenze. Il ritorno di Rattazzi al governo il 10 aprile 1867 riaccende le speranze di Garibaldi e dei suoi, liberati dalla prigionia per un’amnistia regia poco dopo i fatti dell’Aspromonte. Il piano è semplice: infiltrarsi nei territori pontifici ed organizzare una rivolta interna a cui partecipare. In questo modo non si sarebbe infranta la Convenzione evitando l’intervento francese. Il 25 ottobre 1867 le forze papali vengono sconfitte a Monterotondo da Garibaldi. Alla notizia dell’avanzata garibaldina, Napoleone III va su tutte le furie. Il 3 novembre 1867, a Mentana, Garibaldi viene pesantemente sconfitto dalle truppe franco-papaline ed è costretto a ritirarsi in Italia. Ma alla stazione ferroviaria di Figline Valdarno, sulla via per Livorno, viene arrestato e scortato al forte di Varignano, infine a Caprera. Mentre la calma torna nei territori di San Pietro, Pio IX è deciso a mostrare al mondo cattolico la forza del papa: nel dicembre del 1869 viene convocato il Concilio Vaticano I. L’occasione per provare a risolvere una volta per tutte la questione romana infatti arriva da un evento apparentemente distante dal mondo italiano: l’inizio della guerra tra Prussia e il secondo Impero francese, il 19 luglio 1870. Il rovinoso crollo di Napoleone III e del suo esercito a Sedan, il 2 settembre 1870, è un’occasione unica. Con la Francia nel caos, Pio IX è finalmente indifeso. E’ l’ora di agire. Si ritenta la strada diplomatica ma il 20 settembre 1870, dopo l’ennesimo fallimento dei negoziati, i bersaglieri guidati da Raffaele Cadorna assaltano la città eterna. Pio IX non ha intenzione di cedere, dopo aver scomunicato buona parte dei patrioti e protagonisti del Risorgimento, nel 1874 proclama il non expedit.

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