OPERAZIONE BARBAROSSA: lo scontro finale fra NAZI-FASCISMO e COMUNISMO
L’obiettivo ideologico e territoriale di Hitler era l’URSS. Stalin però si aspettava che i tedeschi avrebbero prima chiuso con gli inglesi. Invece il 22 giugno 1941 inizia l’Operazione Barbarossa su un fronte di 1800km, dal mar baltico al mar nero. I russi vengono colti impreparati. In due settimane i nazisti penetrano per centinaia di chilometri mettendo fuori combattimento 600 mila uomini dell’armata rossa. L’offensiva, dove partecipò un corpo di spedizione italiano, continua per tutta l’estate con un successo strabiliante. A nord l’asse raggiunge la periferia di Leningrado e a sud puntano al Caucaso e alle sue risorse petrolifere. L’attacco decisivo a Mosca viene sferrato all’inizio di ottobre e viene bloccato solo a poche decine di km dalla capitale. L’arrivo dell’inverno russo e del maltempo influirono molto sul fallimento dell’operazione. In dicembre i sovietici lanciano la loro prima controffensiva e allontanano i tedeschi da mosca. Nonostante questo all’inizio dell'inverno i tedeschi controllano buona parte del territorio fertile della Russia. Era stato mancato l’obiettivo di mettere fuori gioco la Russia e così l’esercito tedesco si trova bloccato in una guerra invernale su un fronte vastissimo. La resistenza russa si spiega con la volontà di Stalin di continuare a combattere e mobilitare il popolo sovietico (grande guerra patriottica). Attingendo ad un serbatoio umano quasi inesauribile e riorganizzando l’industria persa ad est del volga, l’URSS compensò le spaventose perdite (3 milioni di uomini, 20 mila carri armati, 15mila aerei). La guerra meccanizzata finisce in una guerra di logoramento destinata a durare nel lungo periodo. I tedeschi perdono il vantaggio iniziale dovuto alla tattica e al blitzkrieg.
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