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Mappa concettuale - Napoleone in Egitto

Ora che l’Austria è fuori dai giochi rimane un solo nemico da sottomettere, un ultimo avversario della Rivoluzione: la Gran Bretagna. Per affrontare gli inglesi però c’è un problema grande quanto la Manica: la marina britannica controlla i mari, tutti, e non avrebbe mai permesso un’invasione sul proprio territorio. Il Direttorio allora ha un’idea: se non si può invadere direttamente la Gran Bretagna, allora la si colpirà nei suoi vasti domini coloniali. L’Egitto, guidato dagli ex schiavi mamelucchi, è un buon obiettivo: è in buoni rapporti con la corona inglese e da Suez passano carovane vitali per il commercio con l’India britannica. La scelta del generale a guida della campagna egiziana ricade su Napoleone, per tre motivi: primo, è il migliore a disposizione dell’esercito francese, al comando dell’Armata d’Inghilterra, un esercito preparato per un’invasione delle isole britanniche; secondo, è lo stesso Napoleone a consigliare il Direttorio di non invadere l’Inghilterra ma di puntare alle piramidi; terzo, spedire Bonaparte in Egitto allontana una presenza che si sta facendo ogni giorno sempre più scomoda. Nel maggio del 1798 a Tolone è tutto pronto: 350 navi con quasi 30 mila uomini salpano verso l’antica patria dei faraoni e, dopo aver strappato Malta ai Cavalieri di San Giovanni, arrivano alle foci del Nilo. La vittoria francese nella battaglia delle piramidi è schiacciante: i mamelucchi sono mandati in rotta e il Cairo, con tutto il Basso Egitto, cade. Dopo 700 anni finisce il dominio mamelucco delle terre del Nilo. Il primo agosto la flotta britannica guidata dall’ammiraglio Horatio Nelson si presenta nella baia di Abukir: la flotta francese è distrutta. La base logistica dell’intera operazione è persa, Napoleone non può più ricevere rifornimenti ed è bloccato in Egitto: ma non è tutto, la Gran Bretagna ha un’altra sorpresa per i francesi. Approfittando della situazione, il governo inglese ha organizzato una nuova coalizione antifrancese, la seconda. Questa coalizione comprende: Impero Ottomano, Austria, Russia, Regno di Napoli e ovviamente la Gran Bretagna. Di colpo si aprono nuovi fronti in tutta Europa. Capendo che in Egitto avrebbe solo perso altro tempo, Napoleone decide di lasciare il comando al maresciallo Kléber per tornare in Francia: il 16 ottobre 1799 Napoleone riappare a Parigi. Nella confusione il generale Gioacchino Murat fa sgomberare l’assemblea con la forza mentre il fratello di Napoleone, Luciano, come presidente del consiglio dei Cinquecento organizza un voto lampo per creare un governo provvisorio guidato da Napoleone: il consolato. Il potere esecutivo passa a tre consoli: Bonaparte, come primo console, ha il potere di nomina dei ministri, ambasciatori e giudici, affiancato da Sieyès e Roger Ducos. Il potere legislativo viene dato al primo console e a un Consiglio di Stato da lui nominato. Sotto di loro ci sono tre organi: Tribunato, Corpo Legislativo e Senato conservatore non eletti ma nominati dai consoli da liste dell’alta borghesia.

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