Il Collasso dell’IMPERO OTTOMANO
La pace di Brest-Litovsk aveva sancito la fine delle ostilità tra la Russia bolscevica e il secondo Reich tedesco, una pace vista dall’intesa come un tradimento da parte dell’ex alleato. Alla fine della guerra, nessuno aveva intenzione di tendere una mano alla Russia; tanto meno al grande malato d’Europa, l’Impero Ottomano. Il trattato di Sèvres, firmato il 10 agosto 1920, constata prima di tutto la perdita di tutti i territori arabi dell’Impero che di fatti ha cessato di esistere. Vedendo l’umiliazione del trattato di Sèvres e reputando un il sultano Maometto VI un debole, Mustafa Kemal crea un governo indipendentista ad Ankara: nasce l’idea di Turchia. Il fato della Turchia viene preso in mano dalla forte personalità di Kemal, in sostanza rispondendo “NO” ai trattati fino a lì firmati e costringendo l’intesa ad un nuovo trattato. Ma se da un lato uno stato sull’orlo del collasso viene salvato da una figura eccezionale, dall’altro lato del Caucaso l’ex Impero Russo non sembra che riesca a rialzarsi dall’abisso in cui è precipitato. Gli stati baltici, Estonia, Lettonia e Lituania, diventano indipendenti; il Granducato di Finlandia si separa dalla Russia con l’Ucraina che si era già dichiarata indipendente nel 1917. L’obiettivo delle forze dell’intesa, che decidono di intervenire con una spedizione militare per aiutare le forze zariste, è creare un cordone di stati cuscinetto tra il cuore dell’Europa e le fiamme della rivoluzione. Per reggere questo nuovo assetto geopolitico c’è bisogno di coordinazione tra i vari vincitori. Bisogna fondare un’entità a cui rivolgersi per risolvere tutte le questioni territoriali e che salvaguardi la pace. Il presidente americano Woodrow Wilson ha di nuovo la risposta: la Società delle Nazioni.
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