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Newsletter #14 - Giornata europea delle lingue

Settembre è un mese speciale per le lingue e per tutti i traduttori e le traduttrici del mondo, protetti da San Girolamo il quale, ricordato ogni 30 settembre per la sua attività di traduttore e revisore della Bibbia in lingua latina, viene considerato il santo protettore dei traduttori.

Ogni anno, inoltre, dal 26 settembre 2001 si celebra la Giornata europea delle lingue (Opens in a new window), un’azione volta a sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’apprendimento delle lingue e della conservazione del patrimonio linguistico.

Come celebrarla al meglio? La redazione di Meridiano 13 ha deciso di accompagnarvi alla scoperta di alcuni idiomi, più o meno noti, per capire come il nostro continente sia linguisticamente ricco e diverso e come ogni lingua abbia un’importanza centrale all’interno della società.

Buona lettura!

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Ci sono alcuni idiomi poco noti che si parlano nel continente europeo e che, spesso, hanno origini antichissime. Sakartvelo - paese noto ai più come Georgia - rimane ancora oggi una culla plurilinguistica. Qui si parla un idioma linguisticamente isolato e graficamente complesso, unico nel suo genere: il georgiano, che la nostra Laura Cogo ci fa conoscere (Opens in a new window). Chi di voi conosce qualche parola di georgiano?

Sempre rimanendo nella famosa “terra dei cartveli” (Opens in a new window), in Sakartvelo, quali e quante lingue si parlano ancora? Oltre al georgiano, qui si parla anche abcaso, un idioma che fa parte della famiglia linguistica caucasica nord-occidentale. Ma di che tipo di lingua si tratta? La nostra Giustina Selvelli vi svela tutti i segreti dell’abcaso in questo articolo (Opens in a new window).

In Sakartvelo sicuramente un’altra lingua molto diffusa è il russo, il cui uso oggi è messo in dubbio dai recenti avvenimenti infelici che hanno portato a trattarlo come “lingua dell’invasore”. Mentre la retorica di regime in Russia plasma la lingua ai propri fini, la resistenza passa anche attraverso una riappropriazione spesso creativa dei meccanismi semantici, della scrittura e della lettura. Così il linguaggio, come ci spiega in questo articolo la nostra Martina Napolitano (Opens in a new window), cerca di contrastare quella specie di “neolingua” (novojaz) distopica in cui si trova immerso, secondo una tradizione per niente nuova alla realtà russa, intensificatasi in epoca sovietica.

La questione linguistica attira, oggi più che mai, numerose e accese polemiche, soprattutto all’interno dell’Ucraina. Queste diatribe ne alterano la sua natura prima e sfociano in vere e proprie discussioni politiche e geopolitiche che vanno oltre i confini nazionali. Chi parla l’ucraino e perché viene spesso e volentieri assimilato al russo? Quali sono le caratteristiche di questa lingua slava orientale? Claudia Bettiol ripercorre in questo approfondimento alcuni punti salienti della storia della lingua ucraina (Opens in a new window), mettendo i puntini sulle “i”: perché russo e ucraino non sono la stessa cosa!

Un altro aspetto da considerare quando si parla di lingue è la mescolanza di due o più idiomi, contaminati dalle parlate locali o da prestiti e calchi che si radicano con il passare del tempo. Questo fenomeno linguistico è molto diffuso. A est del nostro meridiano 13, ci sono due fenomeni particolari che mescolano due lingue che oggi sappiamo essere oggetto di grandi polemiche: il russo e l’ucraino. Claudia Bettiol vi porta alla scoperta del suržyk (diffuso in Ucraina) e delle varianti, ormai quasi scomparse, del dialetto cosacco, la balačka (Opens in a new window).

Ci sono conflitti che si combattono a suon di simboli e linguaggi, dove le armi utilizzate sono la prosa, la poesia, la musica. Uno dei casi più emblematici, come ci spiega Laura Cogo in questo articolo (Opens in a new window), è quello della Macedonia del Nord, la cui disputa sul nome lascia ancora tracce amare nella storia della repubblica balcanica che fatica a fare sentire la sua voce identitaria al di fuori dei propri confini. Il riconoscimento legislativo della Macedonia del Nord - che festeggia la sua indipendenza proprio nel mese di settembre - in quanto nazione e i diritti politici non corrispondono automaticamente a un suo riconoscimento collettivo a livello culturale, ma nonostante questo e i numerosi tabù sociali, ci sono voci da leggere e ascoltare.

Umberto Eco riteneva che potesse divenire “un crocevia, una specie di Hong Kong delle lingue”. Oggi Esperantujo (o Esperantio, la comunità esperantista mondiale) ha una base di parlanti che si aggira attorno ai due milioni. Martina Napolitano vi invita (Opens in a new window) a riscoprire l'affascinante mondo dell'esperanto.

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