S1 Edizione Straordinaria
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LA NEWSLETTER DI ANDREA BATILLA
IL FUTURO DI GUCCI
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È di oggi la notizia che Sabato De Sarno non è più il direttore creativo di Gucci. L’effetto è immediato e la prossima sfilata donna verrà presentata come realizzata dal team interno. In molti se lo aspettavano perché la voce circolava da tempo e in moltissimi si sono sentiti in dovere di esprimere un’opinione personale. Un pò come al Fantasanremo.
Peraltro trovo veramente strano che nessuno abbia ancora pensato di fare un Fantastilisti visto il numero di cambi, scambi e ritorni che si sono visti ultimamente e il numero di commentatori improvvisati sui social.
Credo sia necessario andare un pò più in profondità rispetto a questa storia.
Il colosso del lusso francese Kering ha chiuso il terzo trimestre del 2024 con ricavi di 3,8 miliardi di euro, in calo del 15% e del 16% su base comparabile.
I ricavi di Gucci sono ammontati a 1,6 miliardi di euro, in calo del 26%. I ricavi di Yves Saint Laurent sono stati di 670 milioni di euro, in calo del 13%, mentre i ricavi di Bottega Veneta hanno totalizzato 397 milioni di euro, in aumento del 4%.
L’11 Febbraio verranno presentati i dati del quarto trimestre. Questo spiega l’improvvisa separazione da De Sarno e lascia immaginare che i risultati non saranno buoni. Ma sarebbe un pò semplicistico pensare che per riacquistare la fiducia nel mercato sia sufficiente cambiare direttore creativo a fronte di risultati operativi negativi. Non lo è. I fattori che concorrono al successo di un progetto sono molto complessi ma è anche vero che per dare un segnale di cambiamento forte da qualche parte bisogna partire.
Ci troviamo in un periodo di crisi globale dovuta a fattori concorrenti che, nel caso del lusso, nascono in gran parte dal calo dei consumi cinesi. Ma c’è anche l’instabilità politica che viene dalle guerre e dai cambi di presidenti.
In un quadro socio economico di paura generalizzata sembra che gli unici marchi che resistano siano quelli per cui il prodotto si confonde con un bene di rifugio: Chanel, Hermès, Brunello Cuccinelli.
Questa è la lettura che danno quasi tutti gli analisti che aggiungono anche che la moda non è più di moda, cioè che le persone preferiscono spendere soldi in viaggi o ristoranti stellati invece che in vestiti o borse.
Ho già detto e scritto più volte che questo modo di trovare solo cause esterne alla crisi che la moda sta attraversando non porterà da nessuna parte. Esistono fattori esogeni ma esistono anche fattori endogeni che sono ugualmente gravi. Solo che è più duro e, vorrei dire, doloroso riconoscerli, ammetterli.
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