Newsletter #29 - Alfabeti, corsivo, e stampatori di libri georgiani
Скривиамо ин чириллико кози нессуно капише… meglio cambiare tastiera. Dicevamo, chiunque di voi si sia approcciato al cirillico si sarà divertito a usarlo per scrivere in italiano qualche messaggio criptato a scapito di chi non aveva avuto il coraggio di intraprendere quella strada, slavista o meno che fosse. Non tutte le lingue che hanno utilizzato e/o attualmente utilizzano i caratteri elaborati dai discepoli di Cirillo e Metodio sono però slave - come ben sanno i moldavi e i kazaki.
A scrivere in cirillico vi sarete sicuramente divertiti – magari mescolandolo col latino, come hanno fatto tre linguisti jugoslavi negli anni Trenta – finché non è entrato in scena lui, il corsivo, incubo degli studenti di russo e non solo. Leggere lo stampatello maiuscolo e minuscolo è così facile! Esiste però una versione meno nota di cirillico stampato che trae ispirazione dall’alfabeto latino e dal corsivo, usata (ancora poco) in un solo paese, riuscite a indovinare quale?
E inoltre: lo sapevate? Il primo libro in lingua georgiana fu stampato a Roma. Quando? Perché? Stampatori di libri georgiani a Roma, solo su Meridiano 13! [clicca qui, vai su Meridiano 13 e scoprilo prima di Vulvia] (Abre numa nova janela)
Il 31 agosto 1989, la futura Repubblica di Moldova ha decretato la transizione del moldavo (oggi rumeno) dall’alfabeto cirillico a quello latino, di fatto adeguandosi alla Romania. Questa scelta ha creato tensioni in Transnistria, che ad oggi ancora rifiuta di abbandonare l’alfabeto cirillico russo. Eppure, il rumeno ha avuto un rapporto stretto con lingue e alfabeti slavi per larga parte della sua storia.
Nel 2018, il Kazakhstan ha iniziato il periodo di transizione della lingua nazionale dall’alfabeto cirillico a quello latino. In vista del 2031, data prevista per l’entrata in vigore del nuovo alfabeto, Meridiano 13 fa un excursus storico dei vari cambiamenti che hanno interessato il kazako nei decenni, dalla conquista russa in poi.
L’insolito caso dell’alfabeto jugoslavo, un sistema ibrido degli anni Trenta (Abre numa nova janela)
Durante il primo dopoguerra per la prima volta in Jugoslavia si avverte la necessità a livello istituzionale di un sistema di scrittura unificato. Tre linguisti arrivano così a elaborare uno speciale misto, che combina caratteri latini e cirillici: un fatto molto raro, se non unico, nella storia dei sistemi di scrittura. È l’affascinante vicenda del cosiddetto ‘alfabeto jugoslavo’, rimasta completamente sconosciuta fino a poco tempo fa, scoperta e raccontata da Giustina Selvelli (Abre numa nova janela).
Pochi sanno che il primo libro stampato in lingua georgiana fu pubblicato a Roma nel Seicento. E chissà se i palermitani si sono mai chiesti il perché di una speciale targa con una misteriosa scritta in caratteri georgiani affissa presso la locale università. Come mai? Scopritelo in questo nostro articolo!
Dagli anni Ottanta l’uso dell’alfabeto cirillico o latino in Jugoslavia è sempre stata una questione non solo linguistica, ma sociale e, ovviamente, politica. A Vukovar, uno dei luoghi simbolo delle guerre jugoslave, la problematica coesistenza dei due alfabeti mette a dura prova le già difficili relazioni tra serbi e croati. Ce ne parla Giulia Lisdero.
Se siete stati in Bulgaria avrete notato che i caratteri stampati su manifesti pubblicitari e quotidiani sono leggermente diversi dal cirillico usato ad esempio in Serbia e Russia: alcune lettere sono infatti del tutto diverse. Questo perché nel secondo dopoguerra un gruppo di artisti bulgari elabora quella che viene definita la versione più moderna dell’alfabeto cirillico, differente da quella standard, ispirata alla scrittura a mano.
Infine, un consiglio di lettura dal nostro archivio – sul mosaico linguistico dell’Ucraina (Abre numa nova janela) e il suo alfabeto – e uno d’ascolto – la quarta puntata del podcast Kompas (Abre numa nova janela) dedicata alla coppia più bella del mondo oltre il meridiano 13, Cirillo e Metodio, e al loro discepolo Clemente d’Ocrida!
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