Calcerò #43 – È che mi disegnano così
Calci da fermo, 1/25 - Di Neymar e Jessica Rabbit, di Champions con riserva, di indolenze sospette
Ciao a tutti, ben ritrovati.
Senza altri convenevoli, cominciamo.
Fischio d’inizio.
La tripletta mensile di Calcerò
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TRENTARIGHE
L’addio anzitempo di Neymar all’Al-Hilal è stato generalmente commentato da diversi pulpiti con un certo sarcasmo, etnocentrico nei confronti del campionato saudita e di compatimento in quelli del calciatore brasiliano. Il quale, evidentemente, in carriera ha attirato diverse antipatie, a giudicare come viene descritto. Mi viene in mente il celeberrimo “Io non sono cattiva, è che mi disegnano così” di Jessica Rabbit, e in effetti Neymar sarà anche stato particolarmente attratto dal denaro (lui come tanti altri, solo che lui è riuscito a ottenerne di più), ma in carriera è sempre stato preceduto da aspettative enormi. Eppure, alla fine, ha giocato e vinto con Santos e Barcellona (anche una Libertadores e una Champions), ha dominato in Francia con il Psg (che in Europa non ha vinto nemmeno con Messi e Mbappé), ha divertito e fatto divertire, si è divertito. In Arabia Saudita, in tanti lo dimenticano, non lo hanno praticamente mai visto a causa di un gravissimo infortunio, e non può avere colpe per questo. Alla fine, in carriera le sue squadre sono state appena quattro – non un numero da mercenario, invero – e il palmares notevolissimo, compreso un oro olimpico. Certo, dicono, ha toppato ai Mondiali, ma non li ha giocati da solo, e resta comunque il rammarico del 2016, per quell’ignobile e proditorio fallo di Zuniga. Uno, lui sì, che meriterebbe compatimento, anche solo per quello.
Alla fine della fase a campionato di Champions, si possono fare alcune valutazioni. La prima: le ultime due giornate, dal punto di vista emotivo, si sono rivelate piuttosto interessanti, molto più di quanto si potesse immaginare all’inizio. La seconda: alla fine, Lipsia a parte, si sono qualificate almeno ai playoff tutte le squadre più importanti, a riprova che su 8 gare e con 24 qualificate è improbabile vedere grandissime sorprese. La terza: il tabellone ha un suo senso, ma resta un casino e, quello sì, eliminerà alcune grandi. Insomma, promossa? Sì, ma con riserva, almeno per me.
Senza tanto girarci attorno: quanto ci metterà la giustizia sportiva a chiedere gli atti e a sanzionare – perché è doveroso – tutti i tesserati che, nell’inchiesta milanese sui rapporti tra club e curve, hanno chiaramente contravvenuto al “divieto di avere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società” (art. 12 del Codice di Giustizia Sportiva, e art. 72 della NOIF), come è chiaro da fotografie, intercettazioni telefoniche e filmati in possesso dell’autorità giudiziaria, e come confermato anche dai tesserati stessi? Se una cosa è vietata (come le scommesse, come tante altre situazioni) si sanziona, tanto più quando non c’è nemmeno bisogno di indagini ulteriori. Qui se ne era scritto quattro mesi esatti fa. Quattro. E allora cosa si aspetta? Chi si deve salvare? Che credibilità pensa di avere un sistema del genere? Forse, a pochi giorni da elezioni federali che non cambieranno niente, va bene così a tutti, ma che la giustizia sportiva persegua obiettivi politici diventa, in questo modo, lampante.
Triplice fischio.