Marzo 2024
A Year in Bag End, ©Soni Alcorn-Hender, 2024. Riprodotto con il consenso dell'artista.
Pubblicazioni
Sul nuovo numero del Journal of Tolkien Research sono state pubblicate:
la recensione (Opens in a new window) di John Houghton a Tolkien and the Relation between Sub-creation and Reality, supplemento di Inklings Studies curato da Giuseppe Pezzini e Eden O'Brien. La recensione commenta i saggi contenuti nella raccolta ad opera di Adriano Monti Buzzetti, Ivano Sassanelli, Giuseppe Pezzini e Guglielmo Spirito;
la recensione (Opens in a new window) di Ivano Sassanelli a Tolkien: Uomo, Professore, Autore, catalogo dell’omonima mostra curata da Oronzo Cilli ed Alessandro Nicosia
Sul numero 26 della rivista di studi (Opens in a new window) Athanor (Opens in a new window) è stato pubblicato l’articolo accademico Speranza e Ananche in J.R.R. Tolkien di Ivano Sassanelli.
Tesi di laurea
Francesco Giuseppe Santocono, Andata e Ritorno. Un'analisi stilistico-narrativa delle opere di J.R.R. Tolkien (Opens in a new window).
Isabella Peatini, J.R.R. Tolkien: l’evoluzione del mito (Opens in a new window).
Contenuti Online
È stata pubblicata su YouTube la registrazione della relazione di Giuseppe Pezzini alla Tolkien 50th Anniversary Seminar Series dell’Università di Oxford. L’intervento è intitolato ‘Not about Anything but Itself’: Tolkien’s Language Invention and Literary Theory (Opens in a new window).
È stata pubblicata su YouTube la registrazione della conferenza di Paolo Nardi intitolata Alliata vs Fatica, la battaglia delle traduzioni (Opens in a new window).
Giovanni Carmine Costabile ha pubblicato
un blogpost dal titolo Tolkien’s Allegory of the Tower, Matthew Arnold, and Sir Gawain and the Green Knight (Opens in a new window),
un’anteprima (Opens in a new window) del suo prossimo libro The Mirror of Desire Unbidden: Retrieving the Imago Dei in Tolkien and Late Medieval English Literature.
È stata pubblicata su YouTube la registrazione del Tolkien Colloquium 2024 del Dipartimento di Studi inglesi e americani dell’Università di Nitra, a cui ha partecipato Giovanni Carmine Costabile con una relazione dal titolo Tolkien’s Joyful Sorrow, the “Gift of Tears” of Medieval Mysticism, and John Donne’s Sermon “Jesus Wept” (Opens in a new window).
Prossime Pubblicazioni
2 maggio: J.R.R. TOLKIEN, Il ritorno dell’ombra
20 maggio: Giovanni Carmine Costabile, The Mirror of Desire Unbidden: Retrieving the Imago Dei in Tolkien and Late Medieval English Literature
Prossimi Eventi
16 marzo - 2 luglio a Napoli (NA): TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore (Opens in a new window), a cura di Oronzo Cilli e Alessandro Nicosia.
5 aprile a Torino (TO): Alla scoperta del genio creativo di J.R.R. Tolkien (Opens in a new window), promosso dal gruppo letterario Inkiostri. Interviene Giuseppe Pezzini, modera Daniele Barale.
12-13 aprile a Leida (NL):2nd Unquendor Tolkien Seminar (Opens in a new window), organizzato dall’Università di Leida e dalla Tolkien Genootschap Unquendor. Tra gli interventi in programma si segnalano quelli di Chiara Marchetti, ‘Food and evil. From the description of food to moral considerations of evil characters’, e la conferenza di Claudio Testi, ‘The logic of evil in Tolkien: Melkor, Sauron and the Orcs’.
13 aprile a Burlington (VT, USA): The Psychologies of Middle-earth (Opens in a new window), organizzato dalla Università del Vermont. Giovanni Carmine Costabile presenterà una relazione intitolata Love Sickness in Middle-earth.
18-19 aprile a Roma (RM): Tolkien: l'attualità del mito. VIII Convegno Internazionale di Poetica & Cristianesimo (Opens in a new window), organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce:
18 aprile, Claudio Testi, Il mito in Tolkien tra letteratura e filosofia: la libertà, la legge e il male:
«La meraviglia è la materia che costituisce i miti più avvincenti ma è anche ciò da cui nasce la filosofia: per questo la narrazione e il pensare filosofico sono attività solo apparentemente lontane tra di loro. Alla luce di questo orizzonte, si esaminerà il legendarium tolkieniano in alcune sue situazioni paradigmatiche che tematizzano uno dei più radicali problemi dell’uomo: quello del male. Vedremo quindi “in concreto” come le alcune personificazioni tolkieniane (tra cui Melkor, Sauron, e gli orchi) esemplificano in modo sottilmente diverso questo problema, anche in relazione al tema della legge e della libertà. Da queste analisi emergerà così l’originalità e l’attualità della mitologia subcreata da J.R.R. Tolkien»
18 aprile, Paolo Prosperi, L'origine del male secondo Tolkien: o della reciproca fecondazione di mitopoiesi tolkieniana e teologia cristiana
19 aprile, Oriana Palusci, La foresta vivente: mitologie arboree e costruzione narrativa in The Lord of the Rings:
«La narrazione di The Lord of the Rings si sviluppa secondo un percorso che, pur con tutte le sue diramazioni, rimane fondamentalmente legato alla storia e alla geografia della Middle-Earth. Tuttavia, gli hobbit e la Compagnia dell’Anello devono misurarsi con l’emergere di forze oscure provenienti da un passato mitico, a cui appartiene lo stesso anello dell’invisibilità. Almeno in un caso, in cui Tolkien si ricollega, sia pure polemicamente, al Macbeth di Shakespeare, gli Ent, creature mitologiche, espressione di una natura pre-umana, ma anche profondamentalmente umana, si rivelano alleati preziosi nella lotta contro il Male. Questo aspetto si ricollega alla vocazione ecologica di Tolkien»
19 aprile, Giuseppe Pezzini, They will have need of wood: Sub-creazione ed ecologia integrale in Tolkien. Modera Guglielmo Spirito.
19 aprile, Tavola Rotonda, con Paolo Nardi, Oriana Palusci, Giuseppe Pezzini, Eduardo Segura, Guglielmo Spirito e Claudio Testi.
Comunicazioni:
18 aprile
Matteo Fantone, La forza dei numeri 2:
«La mia comunicazione intende sottolineare l’importanza dei presunti “numeri 2” confrontando le figure di San Giuseppe e di Samvise Gamgee attraverso le dinamiche che hanno caratterizzato la vicinanza a Maria, Gesù e Frodo. Una caratteristica riguardante Giuseppe, lo sposo di Maria, ci viene offerta dall'evangelista Matteo: "...era un uomo giusto" (Mt 1,19). Nella cultura biblica essere "giusti" significava essere investiti di attributi divini: solo Dio è giusto. Per il popolo ebraico colui che è giusto sa distinguere il bene dal male senza cadervi in tentazione, sa assumersi le proprie responsabilità lasciando da parte il proprio tornaconto sacrificandosi per gli altri. Nel contempo anche Sam, inizialmente solo un semplice giardiniere, incarna alcuni valori universali quali l'umanità e la bontà. Nel Vangelo di Marco (10, 17-22), Gesù definito "maestro buono" rispose: "Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio". L'hobbit assume così un'importanza universale in cui la vera grandezza risiede nella bontà del cuore, nella fiducia in ciò che non è sempre manifesto e nella lealtà nei confronti di "Padron Frodo" alla quale tutti noi dovremmo aspirare come Giuseppe e Sam hanno più volte dimostrato. Entrambi sono disposti a mettere a rischio la loro stessa vita per difendere un amore profondamente radicato in loro e non esitano a fare la cosa giusta nonostante le leggi del tempo (la legge ebraica) ed il fascino del male (l'anello) li inducano verso altre direzioni»
Paolo Nardi, La cornice mitica e il rapporto tra Mondo Primario e Mondo Secondario:
«La narrativa di Tolkien presenta una riflessione sul rapporto tra Mondo Primario (il nostro) e Mondo Secondario (quello della Terra di Mezzo), già oggetto del saggio "Sulle fiabe". Questi due mondi si interfacciano sempre anche all'interno dello stesso Mondo Secondario in relazione alla cornice mitica, come provato dal Signore degli Anelli: la realtà certifica che il mito è vero e ne viene illuminata a sua volta, anche se per ognuno le circostanze sono diverse. I personaggi che stabiliscono un rapporto positivo con il mito e il mondo delle storie vincono, quelli che lo rifiutano fanno una brutta fine»
Giulio Maspero, Tolkien, Barfield e Girard: l’anello “metafisico” e la crisi della mimesi nel mito:
«Tolkien e Barfield condividevano la percezione della natura fondativa del linguaggio, che si esprime specialmente in quella forma di narrazione unica che sono i miti. Come è noto, la metafisica nacque con l’operazione socratica di “crisi” (etimologicamente “giudizio”) del mito, cioè di purificazione mediante la ragione degli elementi narrativi fantastici presenti in tali narrazioni, che spingevano i sofisti a negare ogni valenza veritativa ad essi. L’alternativa da loro proposta era, in fondo, la legge del più forte nella parola. Quindi, la metafisica nacque come difesa dei miti al fine di proteggere la polis dalla violenza di un linguaggio demitizzato. Il rapporto tra miti e violenza è stato indagato con particolare profondità da Girard, il quale ha nello stesso tempo recuperato il valore antropologico della religiosità pagana e ha evidenziato la novità radicale introdotta dalla rivelazione cristiana. In particolare, la mimesi sarebbe, secondo Girard, l’origine della “crisi” (nel senso comune di “sconvolgimento”) violenta da cui la religione cerca di preservare. Tale dimensione critica della mimesi, fondamento del meccanismo del capro espiatorio, è collegata da Girard stesso alle realtà nascoste fin dalla fondazione del mondo, quindi al peccato originale e all’azione demoniaca. Il contributo proposto ha come scopo verificare quanto il mito tolkeniano dell’anello, con la mimesi al male che esso esprime, sia in termini girardiani “cristiano”, nel senso che conosca e sveli il capro espiatorio, analogamente alla differenza che si dà tra le tragedie greche e quelle di Shakespeare. La risposta positiva a tale domanda renderebbe possibile una lettura ontologico-relazionale, e non meramente allegorica, dell’anello stesso»
Guglielmo Spirito, Gandalf e il suo influsso sull’immaginazione:
«In un passo dei Valaquenta si dice che il Maia Olórin [il quale poi prenderà il nome di Gandalf], "sebbene amasse gli Elfi, camminava tra loro senza essere visto, o come uno di loro, ed essi non sapevano da dove venissero le belle visioni o i suggerimenti di saggezza che egli metteva nei loro cuori" . Ma Gandalf così come lo incontriamo nel Signore degli Anelli ha qualcosa di questo potere sull’immaginazione? Tolkien lo suggerisce apertamente nel Silmarillion: "negli ultimi tempi egli era l'amico di tutti i Figli di Ilúvatar, e aveva pietà dei loro dolori; e coloro che lo ascoltavano si svegliavano dalla disperazione e allontanavano le immaginazioni delle tenebre" , come si vede durante il terribile assedio di Minas Tirith, è riportato che "ovunque egli [Gandalf] venisse, i cuori degli uomini si sollevavano di nuovo, e le ombre alate passavano dalla memoria..." . Di cosa si tratta? Questo influsso sull’immaginazione ha un corrispettivo nel mondo primario?»
19 aprile
Marco V. Fabbri, La morte, dono dell’Uno agli uomini:
«In una lettera di risposta un lettore, Tolkien scrisse che il tema principale del Signore degli Anelli non era l'Anello, ma la morte. La condizione dei figli di Iluvatar sulla Terra è duplice: prima degli uomini sono apparsi gli Elfi, la cui vita non è soggetta alla morte naturale, ma dura quanto quella del mondo in cui vivono. Una volta che è comparso il male, venendo dal di fuori, la vita sulla Terra porta stanchezza e scoramento, perché ogni cosa buona e bella viene prima o poi deturpata. Dopo gli Elfi sono venuti gli Uomini, la cui vita sulla Terra è limitata dalla morte. Questa è chiamata “dono dell'Uno agli Uomini. Un dono amaro da ricevere, ma che schiude una nuova prospettiva di libertà, perché grazie ad esso il destino dell'uomo non è confinato nel mondo. I Grandi Anelli sono pericolosi per gli uomini mortali, fra l’altro perché prolungano la vita senza aggiungerle significato. Anziché cercare di dare senso a una vita finita nel tempo, l’uomo che usa gli Anelli tende ad attaccarsi sempre più alla vita nella Terra di Mezzo e a temere la morte, che appare un dominio oscuro. In questo modo l'Uomo è portato a ribellarsi al disegno dell'Uno e a rifiutarne il dono. Il Signore degli Anelli è raccontato dal punto di vista del portatore dell’Anello, che più di tutti teme l'Ombra, ma in extremis ne viene liberato, per ritrovare la pace nell'accettazione della morte»
Sebastiano Tassinari, «But you are not for Arda». L’immortalità in Tolkien: dalla reincarnazione degli Elfi alla resurrezione degli Uomini:
«Il recente progresso scientifico ha acuito il desiderio umano di longevità ed il transumanesimo promette la radicale estensione della vita grazie alla tecnica. Anche Tolkien riconosce nell’uomo un desiderio di Evasione dalla Morte che permea il “Signore degli Anelli”, romanzo definito dall’autore come un monito contro “l’orribile pericolo di confondere la vera immortalità con la longevità seriale illimitat”. Gli effetti del “restare attaccati al Tempo” sono chiari nei personaggi dei Nazgûl e di Gollum, ma la reincarnazione degli Elfi infonde la speranza che esista anche per gli Uomini un disegno di Eru, Dio, che si realizza oltre la morte. Infatti il riunirsi di anima e corpo degli Elfi nel mondo terreno suggerisce che per gli Uomini “al di là dei confini del mondo vi è più dei ricordi”, come afferma Aragorn e come deduce l’elfo Finrod nel suo dialogo con Andreth. Il confronto tra condizione elfica ed umana dunque non è solo un motore narrativo, bensì determina l’escatologia e l’etica della Terra di Mezzo, che sono in armonia con quelle cristiane. Come una 'evangelica praeparatio', il destino degli Elfi nella mitologia di Tolkien prefigura la risurrezione della carne della Rivelazione cristiana, e l’immagine di Finrod che reincarnato si ricongiunge con suo padre “sotto gli alberi di Eldamar” risulta la trasfigurazione letteraria della speranza con cui Tolkien scriveva al figlio Christopher di “un posto chiamato ‘paradiso’” dove la 'aeternitas' dei nostri legami si avvera»
Maria Laura Piro (Daniela Canfarotta), Dal Lógos al Mythos. Le lingue elfiche di Tolkien e la poesia 'Namárië':
«Le lingue inventate del “Signore degli Anelli” sono uno degli elementi più affascinanti e studiati della produzione letteraria di Tolkien. Tuttavia, non sono ancora molti gli studi che sottolineano in che misura la glossopoiesi (invenzione di lingue) abbia generato in Tolkien la mitopoiesi (invenzione di miti). Il presente contributo focalizza tale tematica, partendo dall’analisi linguistica della poesia “Namárië”, altrimenti conosciuta come “Il lamento di Galadriel”. Il componimento scritto in Quenya, la più solenne fra le lingue elfiche inventate da Tolkien, si trova nel capitolo “Addio a Lórien” della “Compagnia dell’Anello”. Scritto inizialmente nel 1931 e perfezionato durante la composizione del "Signore degli Anelli”, affronta il tema dell’addio. L’analisi linguistica, tematica e stilistica farà emergere come la mitologia creata da Tolkien (o, come avrebbe detto egli stesso, subcreata) scaturisca non solo da rimandi ad antichi miti, ma da una concezione del Lógos come parola portatrice di verità. La parola, intreccio di significante e significato, è fortemente simbolica; infatti la creazione dei miti scaturisce dall’invenzione linguistica, e non il contrario. Le storie di Tolkien hanno riscosso tanto successo di pubblico perché sono ancor più che attuali: come ogni vero classico, parlano all’uomo di ogni tempo»
Lorenzo Gallo Lozzi, Le lingue e le scritture di J.R.R. Tolkien
«Tra Ottocento e Novecento la scena accademica britannica riscopre le letterature germaniche antiche e la ricca mitologia tramandata dalle fonti scandinave medievali. J.R.R. Tolkien studia ed è in contatto con i principali studiosi di antichità germaniche. La sua eccezionale competenza lo induce a creare lingue e alfabeti sempre più complesse, ispirandosi alla tradizione delle lingue germaniche come anche ad altri retaggi sempre più esotici. L’esame del Cirth in relazione alle rune germaniche (nelle sue diverse forme) permette di capire più a fondo il metodo di lavoro di J.R.R. Tolkien, la sua brillante capacità di contemperare innovazione e conservazione. L’autore non si limita a riprendere e combinare le rune dei vari sistemi scrittori a noi noti per creare un “alfabeto runico” come lo conosciamo dalla Scandinavia tardo-medievale, ma cambia il valore dei caratteri, ne inventa di nuovi, costruisce un sistema così complesso da far impallidire il pur sontuoso futhorc anglosassone, introducendovi elementi da tradizioni diverse o dalla propria immaginazione. Un aspetto affascinante che invece non sembra aver attirato l’interesse di Tolkien è quello dei nomi delle rune. Il Cirth fu elaborato nel secondo Dopoguerra; è comprensibile che l’autore prendesse le distanze dalle rune storiche, di cui ormai erano stati denunciati l’uso e l’abuso da parte del nazismo neopagano, sostituite dalle nuove lingue di Arda, pervase di una mistica più in armonia con la Buona Novella»
Angelo Mereghetti, Mito vs Media. Gli effetti del mito sono davvero ancora attuali?:
«Questo studio prende come punto di partenza lo studio di Tolkien nel saggio “Sulle Fiabe” nel quale indica come effetti delle fiabe (e dei miti): il ristoro, l’evasione e la consolazione. L’intento di questo lavoro è quello di valutare se gli effetti provocati da questi miti siano ancora attuali a confronto con le nuove tecnologie, specialmente con l’universo dei Social Media, realtà che a suo modo risponde anch’essa al ristoro, all’evasione e alla consolazione. L’analisi di ciascun effetto a sua volta cercherà di evidenziare: i punti in comuni che ci sono tra una narrazione mitica e l’utilizzo dei Social Media e le diversità di risultati ottenuti dai due medium. In conclusione, dopo aver sottolineato i punti in comune e quelli di diversità, si proverà a rispondere alla domanda iniziale e se cioè il mito ha ancora motivo di esistere nella nostra società o deve lasciare il proprio posto ai Social Media»
Ivano Sassanelli, L'immaginazione e la fantasia in Tolkien. L’attualità antropologica e sociale di un vero atto etico e comunicativo:
«Nell’ampio alveo della letteratura contemporanea, John Ronald Reuel Tolkien possiede senza dubbio un ruolo decisivo. Egli, infatti, è considerato il capostipite di un nuovo genere letterario, la narrativa fantastica, una sorta di riattualizzatore in chiave moderna del mito e dell’epica antica e medievale. Però, prima ancora che per i suoi scritti narrativi, l’importanza di Tolkien è data dall’impostazione teoretica che egli ha fornito nel suo saggio Sulle fiabe, pronunciato prima come conferenza nel 1939 all’Università di St. Andrews in Scozia e poi pubblicato negli anni ’40 del secolo scorso. Tale testo accademico risulta essere di natura marcatamente metanarrativa e, perciò, filosofica. In esso il Professore ha mostrato la natura più profonda e intima dell’immaginazione e della fantasia come attività della ragione umana e, quindi, come atto etico e di volontà capace di subcreare Mondi Secondari. Utilizzando una terminologia cara all’attuale etica comunicativa, questi ultimi sono veri e propri “spazi comuni” all’interno dei quali la narrazione diviene condivisione di valori e prospettive essenziali per l’essere umano che vive nel mondo contemporaneo. Per questo il presente intervento mira a porre l’attenzione e l’accento sulla fantasia e sulla capacità immaginativa umana, riscoprendo le loro radici antropologiche e le prospettive etiche e comunicative che esse squadernano e propongono all’attuale contesto culturale, sociale ed educativo»
Tobia Campana, Il tradimento della fedeltà: mantenere l’anima di un'opera letteraria in una trasposizione cinematografica:
«Nel momento in cui bisogna adattare un'opera letteraria a film si affronta la delicata operazione a cuore aperto della "trasposizione". Tras-porre, spostare di posto. Che cos'è che viene esattamente spostata di posto in questo caso? Pensiamo che l'oggetto da spostare sia "l'anima" di quel racconto. L'anima deve spostarsi dal luogo letterario a quello audiovisivo. Dal regno della parola, a quello delle immagini e suoni. Per incidere una canzone le onde sonore emesse nell'aria dalla voce del cantate devono trasformarsi in vibrazioni all'interno di un microfono che diventano segnali elettrici in una scheda audio, quindi digitali, codici di 1 e 0, che ricreano all'interno di un computer altri input che vengono memorizzati su una scheda di memoria. In questo processo di trasformazione l'anima della performance canora è rimasta invariata (o almeno così spera il fonico). Com'è possibile garantire una fedeltà simile anche nell'incidere una storia letteraria in un corpo audiovisivo? Com'è possibile tradire il corpo iniziale trasformandolo in un altro corpo ma rimanendo fedele all'anima? La trasposizione audiovisiva di un'opera letteraria avviene attraverso due canali:
- la riscrittura delle azioni del racconto (opera dello sceneggiatore)
- la creazione del mondo audiovisivo (opera del regista)
Il primo canale è un'operazione tecnica di scelte drammaturgiche proprie della sceneggiatura. Qui vogliamo invece soffermarci sul secondo. E avanziamo l'ipotesi che per generare una creazione fedele deve esserci di fondo una storia d'amore. La creazione di un’opera artistica è il risultato della storia del suo autore. Il vissuto dell’autore, le sue esperienze, le influenze, il suo contesto geografico e storico, i suoi traumi, i suoi desideri, si condensano e vengono distillate nell’opera che crea. L’opera è specchio di una porzione della storia del suo autore. Una porzione di storia di uno scrittore si condensa in un libro. Una porzione di storia di un regista si condensa in un film. Alla base della trasposizione c'è quindi un incontro di due storie. Una trasposizione nasce dall'incontro di due storie, quella dello scrittore e quella del regista. Qui avanziamo l’ipotesi che l’anima di un’opera sia intrinsecamente legata alla storia del suo autore. E non è possibile cogliere l’anima di un’opera se non si entra in rapporto con la storia del suo autore. E lo testeremo nell'incontro d'amore fra la storia di JRR Tolkien e Peter Jackson»
Lorenzo Farsi, Ricordate il sapore delle fragole?:
«La nostra vita scorre fra due grandi avvenimenti misteriosi. La nascita e la morte. Dentro questi due estremi accade la vita umana, fragile, grandiosa, libera, disperata. Siamo i protagonisti di un'avventura che si svolge costantemente sul crinale del desiderio di felicità e del terrore di perdere tutto. Gli altri uomini sono a volte alleati a volte nemici che ci osteggiano, tante volte indifferenti. Cose tra cose. E' in questo contesto che, chi scopre l'epica di Tolkien, sente di aver toccato l'armonia segreta della propria vita messa in scena attraverso un conflitto epico: creature misteriose, eroi leggendari e piccoli uomini legati visceralmente alla propria terra. Quando leggiamo Tolkien capiamo che anche la nostra storia privata, particolare, semplice, è in realtà qualcosa di grandioso che chiama in gioco tutte le nostre risorse. Ma quali sono le nostre risorse? Chi sono gli Eroi? Tolkien propone un modello di eroe vitale, creativo e sorprendente. Partendo da una famosa frase del film Il ritorno del re troveremo che dal sapore delle fragole saremo in grado risalire ad un mistero sempre antico e sempre nuovo. La bontà del mondo e il suo silenzioso proporsi come dono alle nostre fragili umanità. Seguendo Sam risaliremo a quel segreto sorgivo che solo i poeti conoscono e ci sanno raccontare con le loro immagini. L'essere è amore e dono gratuito. Questo è il fondamento di ogni eroismo»
Federica Bergamino, La realtà è superiore all’idea. Realismo e trascendenza ne Il Signore degli Anelli:
«Parte del fascino de Il Signore degli Anelli deriva dallo speciale rapporto che si realizza tra fantastico e reale. Contribuisce a questo il fatto che l’opera abbia una precisa collocazione spazio-temporale con una attenzione particolare alla dimensione del tempo. Essa infatti si inserisce in una certa era della storia del mondo e guarda costantemente al passato – in particolare ai miti di origine – per attingere significato e spiegazione del presente, avendo a cuore il futuro. La cosmogonia tolkieniana, è infatti elemento intrinseco alla narrazione del Signore degli Anelli, senza di essa non si potrebbero interpretare gli accadimenti della Terra di mezzo e i protagonisti avrebbero difficoltà a capire come muoversi e agire. Tale cosmogonia costituisce uno sfondo che dà tridimensionalità all’opera conferendole una impressione di realtà e autenticità notevolissimi. Ma questa sensazione di realtà che affascina in un’opera così ricca di fantasia a quale realtà corrisponde? E questa realtà in che modo mette i lettori in rapporto con la loro realtà? Spesso si è accusato Tolkien di escapismo o di allontanare dalla vita reale. In contrasto con tale critica si tratterà qui di alcune dimensioni di realtà presenti ne Il Signore degli Anelli e, in particolare di una certa forma di realismo che l’opera trasmette, anche attraverso alcuni elementi mitici; il mito di Tolkien infatti, pur senza essere allegorico o forse proprio per non esserlo, mette in contatto con la realtà e smonta l’idolatria dell’idea o rappresentazione.»
20 aprile a Folignano (AP): La cura nell’opera e nella poetica di J.R.R. Tolkien (Opens in a new window), con Guglielmo Spirito, Pierluigi Cuccitto, modera Andrea Cittiadini Bellini.
23 aprile all’Università di Parma (PR): all’interno dell’iniziativa Martedì interlinguistici, a cura di Davide Astori, si segnala l’intervento I Quendi di Arda. Sul multilinguismo nella creazione letteraria di Tolkien (Opens in a new window) di Andrea Sello.
26 aprile a Evanston (USA, IL): Ariosto, Tolkien, and the Italian Way to Fantasy (Opens in a new window), di Stefano Jossa, organizzato dalla Northwestern University.
27 aprile a York (UK) (Opens in a new window): UK Moot. Death and Immortality: The Great Escapes (Opens in a new window), organizzato dalla Signum University e dal Mythgard Institute:
Giovanni Carmine Costabile, Tolkien’s Oriental Sources? Renunciations of Immortality and Fairy Nature,
Sebastiano Tassinari, Reincarnation, Immortality, Christianity.
28 giugno a Friburgo (DE): Arcastar Lerinosse. A Multi-Disciplinary Approach to Arda. Tolkien Workshop organizzato dall’Università di Friburgo.
da novembre 2024 a Venaria Reale (TO): TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore (Opens in a new window), a cura di Oronzo Cilli e Alessandro Nicosia. A seguire anche a Catania.