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Newsletter #31 - Le minoranze etniche della Federazione Russa

In base al censimento del 2021, circa il 20% della popolazione della Federazione Russa è costituito da popolazioni di etnia non russa. Guardando alle tendenze demografiche, tale percentuale è destinata a crescere nel prossimo futuro. 

Questo significa che le minoranze etniche giocheranno un ruolo sempre più importante nella vita del paese e una riflessione a tal riguardo è più che mai all’ordine del giorno.

In questa newsletter vi accompagniamo alla scoperta di alcune di queste minoranze, analizzando al contempo il loro rapporto con il potere centrale. (Si apre in una nuova finestra)

“Prendete tutta la sovranità che potete trangugiare” - Boris Elc’in, 1990

Apriamo con una discussione in compagnia dello storico Giovanni Savino sul ruolo delle minoranze etniche nel passato e nel presente e sul concetto di imperialismo russo. Savino si occupa di Russia e nazionalismi nell’età contemporanea. Docente, è autore del canale Telegram Russia e Altre Sciocchezze (Si apre in una nuova finestra) e del volume Il nazionalismo russo, 1900-1914: identità, politica, società (FedOA, 2022)

La Federazione russa è formata da ben 22 soggetti federali perlopiù abitati da gruppi etnici maggioritari non russi: tatari, buriati, calmucchi, nenec, jacuti, ciuvasci e molti altri. Qual è il rapporto di queste repubbliche autonome con il governo centrale e perché oggi si parla di “popoli liberi post-Russia”?  Dove vivono le minoranze di cui parliamo in questa newsletter: vedi la mappa (Si apre in una nuova finestra)

La Federazione Russa, che si estende su ben due continenti, è terra di numerosi gruppi etnici e popoli indigeni, ognuno dei quali vanta una propria storia e un ricco patrimonio culturale che insieme contribuiscono alla diversità di questo paese. Nell’estremo nord siberiano troviamo la Jacuzia, i cui abitanti vengono chiamati jacuti dai russi sebbene il loro antico nome sia sacha, che in lingua jacuta significa “bianco”, “solare”.

All’estremità sud-orientale della Federazione Russa, ad una manciata di chilometri dal confine cinese, si trova una cittadina di 75mila abitanti. Caratterizzata da un clima umido e temperature impervie, Birobidžan è il capoluogo inospitale della Oblast’ autonoma ebraica, l’esperimento politico-sociale di Stalin per la creazione di una “Palestina sovietica”.

In questo viaggio alla scoperta della capitale della Repubblica della popolazione ugrofinnica dei Mari, Joškar-Ola, vi imbatterete in Grace Kelly, Lorenzo de Medici, l’imperatrice Elisabetta, lettere monumentate e un simpatico gatto portafortuna che vi farà esclamare, infine, “Corbezzoli, che città!”.

Il romanzo Aniko è il debutto letterario di Anna Nerkagi, stimata autrice e attivista appartenente alla comunità indigena nomade dei nenec, arrivato in Italia grazie a Utopia Editore nella traduzione di Nadia Cicognini. Di ispirazione autobiografica, il libro racconta le vicende di Aniko, allontanata dal suo clan con la forza quand’era ancora bambina, e che un’inaspettata lettera di suo padre costringerà a rimettere bruscamente in discussione il suo futuro. Un’opera toccante in cui uomini, donne e animali provano gli stessi sentimenti.

Steppe desertiche color ocra si estendono per chilometri e chilometri fino a formare la cosiddetta depressione caspica: è qui che sorge la famosa capitale degli scacchi, Elista, capoluogo della repubblica autonoma della Calmucchia, l’oasi buddista nel bel mezzo della Russia occidentale. Ma chi sono i calmucchi? Alle porte del Caucaso, la nostra Claudia Bettiol vi porta in viaggio tra templi dorati, riferimenti all’astrologia tibetana e una lingua sull’orlo dell’estinzione.

Poteva essere uno dei più grandi talenti della sua generazione, ma fu vittima di un tragico incidente aereo. Era una bandiera del Pakhtakor Taškent, era un fortissimo giocatore, era una persona amata da tutti. Michail An è stato il più grande calciatore koyro-saram della storia. 

Durante la Guerra Fredda l’Unione Sovietica manteneva in Germania Est una cospicua presenza militare. Tra i soldati dell’Urss di stanza nella DDR c’erano anche sportivi, raggruppati nel SASK Elstal. Ecco la storia di un club polisportivo che nel calcio poteva giocare, ma non competere.

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