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Calcerò #16 - Dosimetria

Di spot, comunicazione, primavere che si allungano, promozioni che non sono promozioni. E di radioattività

Ciao a tutti.

Il Collegio di Garanzia del CONI, qualche giorno fa, mi ha fatto scoprire una parola che non conoscevo: dosimetria. Nella sua formulazione, nelle motivazioni di rimando alla Corte di Giustizia Federale del fascicolo sulla Juventus e le plusvalenze, si parla di "dosimetria sanzionatoria". Da collaboratore di Treccani da quasi un decennio, sono andato a leggere la definizione sul sito dell’enciclopedia. Esce questo: “In radiologia e radioterapia, determinazione di dosi di radiazioni, effettuata con varî metodi, calorimetrici, chimici, fotografici, a ionizzazione, ecc. (v. anche dosimetro)”.

E in effetti sono anni - da quando studiai Diritto dello Sport in un master universitario di II livello a Roma, tra il 2004 e il 2005 - che penso che la giustizia sportiva sia radioattiva e lasci spesso scorie.

Iniziamo.

Calcerò si sostiene a questo link (Si apre in una nuova finestra). L’archivio dei numeri precedenti si trova su Steady (Si apre in una nuova finestra)

Calcio is back

Avrete sicuramente visto, o ne avrete sentito parlare, dello spot autocelebrativo della Lega di Serie A intitolato “Calcio is back” (Si apre in una nuova finestra) e dedicato prima alla folta presenza di squadre italiane ai quarti delle coppe europee, quindi (nella versione successiva, identica ma senza il footage del Napoli, peraltro l’unica che avrebbe meritato di vincere una coppa europea) alle semifinaliste (Si apre in una nuova finestra). Toni, Cannavaro e Capello sono i protagonisti, e per la Lega di A è senz’altro un risultato da celebrare. Considerando la santa alleanza Ceferin-Gravina e un sorteggio strafavorevole, è anche assai possibile che un’italiana alzi la Champions League o qualche altro trofeo, ma l’idea di una Serie A rinata e capace di mettere in fila Premier, Bundesliga, Liga e Ligue 1 è, semplicemente, una presa in giro. Propaganda, non verità. Del resto, quello spot si può leggere sotto un’altra lente: la colonna sonora è la romanza Nessun dorma della Turandot di Puccini, “All’alba vincerò”, insomma, ma nello spot i tre si siedono comodamente in prima fila a godersi lo spettacolo in una sala completamente vuota, senza alcun figurante a fungere da spettatore. Inconsciamente, si regala in uno sprazzo di onestà: il sottotesto involontario mostra una Lega Serie A che se la canta e se la suona, dandosi pacche sulle spalle e complimentandosi con sé stessa quando l’attrattività internazionale del prodotto che propone è decisamente inferiore a quella del suo rivale inglese e più bassa anche di quello spagnolo e tedesco, i quali non hanno bisogno di spot del genere quando dominano il quadro di quarti e semifinali, e tanto basta.

Calcio is back

Attrattiva è la Premier, attrattiva è la Champions, come attrattiva sarebbe la Superlega o qualunque cosa del genere, ma non più la A, e gli stessi dati di DAZN sembrano mostrare che anche il pubblico interno cala. Dopo tutto, a proposito di “dosimetria sanzionatoria”, pene afflittive e della comunicazione che si fa del caso plusvalenze (riassunto di ciò che tutti veicolano, come nella profezia che si autoavvera: la Juventus - che sta perdendo malissimo una battaglia politica - prenderà una penalizzazione necessaria e sufficiente per finire fuori dalla zona qualificazione), si rendono sostanzialmente inutili le ultime quattro partite dei bianconeri. Se sai già come va a finire il film, probabilmente non paghi per guardarlo, no? Ecco: in un periodo nel quale si lavora sul prossimo bando per i diritti tv (la cui approvazione è slittata al 16 maggio), per rendere il prodotto appetibile è un vero colpaccio…

Iene

Non apprezzo le Iene, neanche un po’, per il loro modo di portare avanti una tesi, partendo dall’idea di fondo che quella sia giusta e il resto sbagliato. Qualche giorno fa, però, sono incappato per puro caso in questo speciale dedicato alla giustizia (Si apre in una nuova finestra). Parla del ruolo dei media, spiega come cane non mangi cane in certi palazzi, evidenzia la pervicace coesione con cui la giustizia stessa talvolta fa muro a prescindere dal diritto. Non si accenna nemmeno alla giustizia sportiva, perché come esempio si prendono alcuni casi di cronaca nera molto celebri, tuttavia, se trasponiamo ciò che si dice appunto alla giustizia sportiva, di suo già molto meno indipendente (i giudici sportivi sono nominati dai consigli federali su proposta dei presidenti), si possono percepire diversi meccanismi, soprattutto in merito alle conseguenze sull’opinione pubblica. Non dura poco, ma ne consiglio la visione.

Primavere che si allungano

Tra le novità del futuro del nostro calcio, ne è giunta recentemente un’altra particolarmente interessante: il Consiglio della Lega di A, nella sua ultima riunione, ha deliberato alcune modifiche al regolamento del campionato Primavera 1. Modifiche contraddittorie e sulle quali c’è dibattito: si parla principalmente dell’obbligo di inserire a referto una quota di giocatori convocabili dalle nazionali italiane e dei cosiddetti “local” che sarà di 5+5 nella prossima stagione e si innalzerà a 8+8 nella stagione 2024-25 per arrivare a 10+10 dalla stagione 2025-26. Ma il punto più controverso è un altro: l’innalzamento del limite di età, da Under 19 a Under 20, dal 2024-25. 

Ora, personalmente non ho mai pensato che l’idea delle quote possa essere una soluzione (piuttosto FIGC e CONI dovrebbero entrare a gamba tesa sulla politica in merito alla legge di cittadinanza, ma sui diritti rimangono silenti), ma in qualche modo era prevedibile. Tuttavia è l’innalzamento dell’età limite che a mio avviso mostra davvero una totale assenza di lungimiranza. Non sono propriamente un esperto di settori giovanili, ma in vent’anni di calcio seguito come giornalista ritengo abbastanza pacifico si possa affermare che un giovane, dopo essere cresciuto in un vivaio, prima accede a un campionato vero e proprio e meglio è. Inutile che ce la raccontiamo: il campionato Primavera non ha, dal punto di vista psicologico e agonistico, tutte quelle pressioni interne ed esterne che un calciatore deve essere capace di sopportare nel corso della sua carriera professionistica. Prima esce dal guscio, prima capisce se può fare il professionista o se il suo ambiente, nonostante magari le qualità, è il mare magnum del dilettantismo. Poi è chiaro che ogni ragazzo è un individuo a sé stante, ha i suoi tempi e i suoi modi, ma mi pare il modo peggiore per far modificare quello che, già oggi, è uno dei vulnus del calcio italiano, quello cioè di non dare spazio ai ragazzi. Sarò felice di essere smentito. Ma non sarò smentito.

More is less

Restiamo in FIGC, ma diminuiamo la superficie del campo e il numero dei giocatori, perché c’è chi è riuscito a comunicare invece perfettamente una modifica rilevante e criticata da tante parti.

Avete presente la filosofia secondo cui less is more? Ecco, prendete il futsal italiano, governato dalla Divisione Calcio a 5 sotto l’egida della LND. Dall’anno prossimo avrà una categoria in più, la A2 Elite, che sarà il nuovo campionato di seconda divisione in una piramide che vedrà A1, A2 Elite, A2, B, C1 e C2 (che non c’è in tutte le regioni, perché mancano squadre) e D, gestita quest’ultima dei comitati regionali e provinciali. Ora, posto che ci sarebbero state diverse altre possibilità per rimodellare un sistema di campionati che andava rimodulato, e che dell’inserimento di una nuova categoria proprio non si sentiva la mancanza, c’è da notare l’assoluto capolavoro comunicativo - lo dico senza ironia - con il quale la Divisione ha reso possibile un paradosso. Questo: le squadre di A2 che hanno ottenuto il diritto a giocare la prossima A2 Elite hanno festeggiato l’annata come se avessero ottenuto una promozione, quando invece al secondo livello erano e al secondo resteranno, e così pure i club che dalla B sono stati promossi in A2, sebbene cambi solo il nome, perché terza divisione era e terza divisione sarà. Chi ha mantenuto il posto nella categoria, al contrario, se prima era in A2 ed è rimasto in A2, è passato in realtà dalla seconda alla terza serie, chi era in B ed è rimasto in B dalla terza alla quarta, e così via, senza considerarla una retrocessione. Posto che i risultati sul campo vanno festeggiati, riflettere asetticamente sul prima e sul dopo, tralasciando il nome delle categorie ma valutandone il posizionamento, dà il senso di tante cose.

Recupero

Una precisazione rispetto al numero #15, dove si cita Gravina in merito al modello delle leghe: come mi ha giustamente segnalato un iscritto, il link al quale rimandavo si fermava al capitolo 6 degli Appunti dell’attuale presidente federale allora professore, mentre la frase si trovava nella seconda parte, al capitolo 7 (punto 7.2.3). Il link corretto è questo (Si apre in una nuova finestra)

Triplice fischio. 

Ci rileggiamo l’11 giugno (ma per una volta la data potrebbe anche saltare).

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