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Calcerò #36 – Dare la colpa agli altri

Calci da fermo, 7/24 - L’asino e il padrone, un 50% e una pessima abitudine

Ciao a tutti, ben ritrovati.

Dopo essersi fatta in tre, Calcerò si prenderà un mese di vacanza in agosto. Oggi, però, è nelle vostre caselle email.

Fischio d’inizio.

La tripletta mensile di Calcerò

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Ogni 20 del mese: Retropassaggi - Una lettura su un calciatore del passato, pubblicata a suo tempo, ma sparita dagli archivi (per passaggi di server o chiusura delle testate).
Ogni 30 del mese: Calci da fermo - Trenta righe, pochi sconti.

Trentarighe, 7/24

  • “All’estero ho capito che cosa sia un manager: io sono anche questo perché devo far crescere l’azienda del presidente”. La frase l’ha detta Paolo Vanoli, nuovo allenatore del Torino, nel corso della presentazione. Ora, a parte l’aspetto ironico (penso a quanto possa avere gongolato padron Cairo), vi trovo anche molta realtà: anche nella retorica che permea gran parte delle conferenze stampa calcistiche (quella che detestava Malesani, ricordate: “Con voi [giornalisti] bisogna dire bugie e fare i ruffiani,come coi tifosi. Io non lo sono”), talvolta escono verità come questa. Tradotto: nel calcio si lega l’asino dove vuole il padrone. Il “dodicesimo uomo” se ne faccia  una ragione.

  • Riccardo Calafiori è appena stato presentato dall’Arsenal. Il Bologna lo ha ceduto per una cifra vicina ai 50 milioni (Si apre in una nuova finestra), circa la metà dei quali andranno al Basilea, e una parte anche alla Roma. Ora, mi interessa il punto delle percentuali sulla futura rivendita. Due considerazioni. La prima: a nove anni dalla fine delle comproprietà, siamo a mio avviso oltre il limite anche con queste modalità in fondo borderline, ma che sembrano andare bene a tutti. La seconda: tutti a elogiare l’operazione da parte del club rossoblù e a scrivere peana sui dirigenti, ma come si può considerare geniale un acquisto con una percentuale su futura rivendita del 50%?

  • Rapida divagazione olimpica: seguendo quotidianamente per una redazione ciò che sta accadendo a Parigi, sto notando una enorme quantità di sceneggiate di protesta nei confronti di arbitri e giudici. Personalmente, lo trovo estremamente fastidioso: possono esserci stati errori, e dico forse, ma dal pugilato alla scherma, passando per il judo, ne ho visti diversi, tra atleti e tecnici, in caso di sconfitta, farsi compatire, e molti di questi italiani. Il calcio ha una pessima reputazione, ma l’olimpismo in questo senso non sta insegnando nulla, e in mondovisione fa anche di peggio. Più in generale, ormai vale la regola secondo cui sbagliare è umano, ma dare la colpa ad altri ancora di più. Crescete, su.

Triplice fischio.


Calcerò - il futuro del pallone è curata da Lorenzo Longhi (Si apre in una nuova finestra)
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