Passer au contenu principal

Jack Schlossberg Kennedy non vuole andare agli eventi aziendali

L’erede Kennedy ha fatto sapere che boicotterà il Met: peccato che Vogue sia (stato?) uno dei suoi datori di lavoro, e che nessuno sappia se sia stato poi realmente invitato. Storia breve di come il rampollo dell’Upper East Side si è complicato la vita.

Il Met Gala non è ancora iniziato, ma le prime polemiche invece sono già arrivate, e in questo Anno del signore 2025 sono un cortocircuito interessante di white privilege molto benintenzionato, complesso del salvatore bianco direzionato invece abbastanza a caso, e narcisismo genetico. L’evento – la cui genesi e storia ho spiegato in questa puntata (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)del podcast de La teoria della moda – ha luogo annualmente, il primo lunedì di maggio, ed è una delle raccolte fondi più rilevanti nel mondo delle istituzioni culturali (anche se è abilmente fatto passare come ballo in maschera con tante celebrities e vip, per aumentare la copertura dei media e l’interesse del pubblico). A sparigliare le carte, mentre i giornalisti si preparavano alla solita nottata di passione passata a ricevere e pubblicare le gallery con le foto delle celeb e le informazioni precise su chi ha vestito chi, è arrivato però Jack Schlossberg, che, con un video su Instagram (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre) giovedì scorso, ha fatto sapere al mondo intero che lui, al Met Gala, non ci andrà, indirizzando il suo discorso direttamente alla direttrice di Vogue, Anna Wintour.

In un altro post su Instagram (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre) ha ribadito la sua posizione, più o meno con le stesse parole. “Sono Jack, e sono già stato al Met Gala prima, ma, in sincerità, con tutto ciò che sta succedendo nel mondo adesso, non mi sembra che sia il momento di festeggiare. Invece mi concentrerò su qualcosa di importante, serio, informativo: il lancio del mio canale live”. Tutta la questione deve essere inquadrata all’interno della posizione anagrafica e catastale di Schlossberg. Per quanto riguarda la prima, è figlio dell’artista Edwin Schlossberg e di Caroline Kennedy, sorella maggiore dello sfortunato John Junior scomparso nel 1999 in un incidente aereo, e figlia del presidente John Fitzgerald Kennedy a cui sono intitolati libri, centri culturali, e il principale aeroporto newyorchese. Schlossberg, classe 1993, ha frequentato Yale uscendone con una laurea in storia, e un focus specifico sulla storia giapponese. Membro della Sigma Phi Epsilon fraternity all’Università, ha scritto per il giornale dell’istituzione di cui ovviamente era direttore, per poi andare ad Harvard, dove si è nuovamente laureato in Business Administration alla Harvard Law School, tramutandosi definitivamente nel sogno erotico di Rory Gilmore di Una mamma per amica. Nel 2023 ha superato il “bar exam” – il succedaneo del nostro esame di stato per esercitare la professione di avvocato – al primo tentativo, con un punteggio tra i più alti di tutti, che rientra nell’1% nazionale.

https://www.youtube.com/watch?v=hg43aM8PiEA (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

Per divenire il golden boy definitivo erede della mitologia del nonno, e protagonista di servizi fotografici scattati da Bruce Weber gli mancava solo la politica: consapevole della mancanza, Schlossberg già nel 2007 è entrato nell’agone, dicendosi ispirato dalla campagna presidenziale dell’allora senatore dell’Illinois Barack Obama. Nel 2011, a soli 18 anni, ha risposto a un pezzo del New York Times che era stato critico con l’eredità politica di suo nonno: il pezzo è stato pubblicato in forma di “lettera all’editore”. L’anno dopo, è già considerato talmente rilevante che viene chiamato a parlare alla Convention Democratica. Intelligente oltre la media, sempre dalla parte giusta della barricata, geneticamente avvantaggiato dal DNA dei Kennedy, impegnato nelle cause che contano, da quel 2011 ha scritto per la CNN, Politico, HuffPost, The Washington Post e il New York Magazine tra gli altri. Infine nel 2016 ha lavorato nello staff dello State Department's (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre) Bureau of Oceans and International Environmental and Scientific Affairs (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre).

Il suo rapporto coi social media è turbolento, e sembra più frutto delle scalmane adolescenziali che delle ponderate riflessioni che il profilo che si è costruito accuratamente negli anni con il suo impegno politico e sociale richiederebbe. Ovviamente è avverso alle politiche di suo cugino, Robert F. Kennedy Jr, il Kennedy prodotto dal Sottosopra di questi tempi disgraziati e oggi a capo della sanità americana, notoriamente avverso ai vaccini.Durante le ultime elezioni è stato molto attivo sui social, per poi cancellarli a febbraio, con il messaggio «“I 'm sorry to everyone I hurt. I was wrong. I'm deleting all my social media. Forever. It's been fun. Thanks anyways everyone». A livello di drammaticità siamo dalle parti de “La guerra è finita” dei Baustelle, con la protagonista adolescente che, prima di compiere l’estremo gesto scrive le sue ultime memorie. “E nonostante le bombe alla televisione/ Malgrado le mine/La penna sputò parole nere di vita/ La guerra è finita /Per sempre è finita/Almeno per me/E nonostante sua madre impazzita e suo padre/Malgrado Belgrado, America e Bush/Con una Bic profumata/Da attrice bruciata/La guerra è finita/Scrisse così”.

https://www.youtube.com/shorts/5fUlTCn1LG8 (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

Ovviamente come tutte le decisioni drammatiche è stata riconsiderata e Schlossberg è tornato sui social qualche settimana dopo (su X e su Instagram) per criticare l’operato del DOGE di Elon Musk, e soprattutto la scelta di chiudere in maniera temporanea la Biblioteca presidenziale e il Museo John F. Kennedy a Boston. Da allora delizia spesso gli utenti dei social, o anche di YouTube con video nei quali spiega le cose della politica e le sentenze della Corte Suprema con fare semiserio, prendendo a prestito alcuni elementi della manosfera di destra (l’ossessione per il corpo, che mostra spesso a petto nudo o durante l’esercizio fisico, l’ironia caustica) ribaltandoli nel suo campo d’azione, con i suoi ideali e valori politici e sociali. Il mondo della manosfera (o androsfera che dir si voglia) e le risposte che sta creando anche in uomini di fede politica contrapposta, ma ugualmente narcisi, meriterebbe dei pezzi a parte, ma non è questo il momento (nel frattempo però il New York Times ha scritto un interessante pezzo su Hasan Piker (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), lo YouTuber e Twitcher che viene definito come “un corpo da progressista in un corpo MAGA”). Al netto di questo cv non stupisce quindi la sua decisione di “boicottare” il Met Gala, per quanto sia doveroso far notare una serie di contraddizioni interne. Una su tutte: lo scorso luglio, Jack Schlossberg è stato annunciato in pompa magna, con tanto di post su Instagram, come “political correspondent” di Vogue US (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre). Boicottare quell’evento non è quindi, semplicemente, fare una scelta politica come un’altra, ma rifiutarsi di andare a un evento aziendale di (uno dei) datori di lavoro. Quanto meno imbarazzante. L’ultimo pezzo che ha scritto risale a ottobre (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), quindi non è dato sapere se il rapporto lavorativo sia ancora “in essere”.


Posto che ovviamente Schlossberg è un giovane uomo bianco ricco e avvenente con il mondo ai suoi piedi (“una casa sempre piena di fiori freschi, un guardaroba tutto nero ispirato al Man in black Johnny Cash, amante degli sport acquatici, anche se ha da poco iniziato dei corsi di danza per riprendersi da un infortunio al ginocchio” squittisce Vogue nel pezzo con il quale lo presenta al pubblico) e di conseguenza non è un problema per lui pagarsi l’affitto dell’appartamento nell’Upper East o inimicarsi la direttrice del giornale di moda più rilevante al mondo, Schlossberg dimentica però che nonostante gli eccessi del Met Gala – funzionali, appunto, a rendere la serata “notiziabile” per una infinita varietà di giornali e fette di pubblico - l’evento è, di base, una raccolta fondi, una come tante alle quali la sua famiglia da 80 anni a questa parte dà il suo supporto. E qui il sostegno è più fondamentale che in altri casi, considerato che l’ala della moda del Metropolitan Museum di New York, quella alla quale sono destinati gli introiti della serata, è l’unica dell’istituzione che si mantiene da sola, senza fare affidamento ai fondi pubblici. L’edizione dello scorso anno è riuscita a racimolare lo stupefacente risultato di 26 milioni di dollari (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre), 4 di più nell’anno precedente. Considerate le politiche del presidente Trump, che concede finanziamenti anche alle istituzioni culturali a sua discrezione – e che si è insediato come presidente anche nel più imponente centro per le arti americano, (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre) intitolato proprio al nonno di Schlossberg, cancellando un’intera storia nella quale quel posto è sempre stato lontano da giochi politici da ogni lato – il boicottaggio di una raccolta fondi, per quanto kitsch ed eccessiva nelle sue scelte estetiche, non appare esattamente una scelta ponderata. Su Schlossberg sono inoltre piovute diverse critiche degli utenti: lo scorno è dovuto al fatto che Schlossberg, in passato ha già partecipato con sua madre all’evento (la sua coscienza di classe deve essersi formata probabilmente dopo) ma ha scelto di boicottare proprio questa edizione, la prima nella quale il tema è Superfine: tailoring black style, un sostanziale omaggio a tutti i dandy e alle eccellenze della comunità nera che hanno contribuito a definire soprattutto lo stile statunitense. Un primato, nella storia del Met, e quindi un’occasione per sostenere una comunità che è stata brutalmente discriminata anche nel suo evidente contributo stilistico. Un’occasione della quale Schlossberg ha deciso di non approfittare, ricordando in video al pubblico, che ci sono cose “ben più importanti che succedono nel mondo e nel nostro Paese”, mentre si allontana sul suo paddle a petto nudo, verso impegni più gravosi, non richiesti dalla nazione, ma sicuramente più necessari, tipo “la creazione del mio live Channel, un canale informativo, serio”. Piegando, in preda a un inconsapevole narcisismo, i valori che ha sempre detto di professare, ma pure le regole della logica. Ora, è capitato a tutti di non voler partecipare a un evento aziendale: ma tutta questa pantomima va ben oltre il certificato medico passato di contrabbando dall’amico dottore, e rientra più specificamente nell’area “supercazzole con scappellamento a destra” del Tognazzi di Amici miei. A Schlossberg, essendo un uomo privilegiato, bastava dire che non gli andava, o forse, ancora meglio, bastava non dire niente. Ma si sa, è dai tempi di Badoer ( e quindi dal XVII secolo) che “di un bel tacer, non fu mai scritto”.

We are the fashion pack

The tortured audiovisivo’s department

Official soundtrack della settimana

https://www.youtube.com/watch?v=Z29Q1ZPjXkI (S'ouvre dans une nouvelle fenêtre)

Da dedicare cantandola a squarciagola a Jack Schlossberg.

Lui sa.

Noi ci rivediamo la settimana prossima, e probabilmente parleremo ancora del Met.

0 commentaire

Vous voulez être le·la premier·ère à écrire un commentaire ?
Devenez membre de Sulla moda et lancez la conversation.
Adhérer